Un T-346 in fase di decollo

T-346, l'aereo ultra tecnologico che cambia la formazione dei piloti da caccia

Lodovica Palazzoli

Un software di bordo innovativo replica virtualmente gli strumenti e gli scenari di volo

Le ruote si staccano dal nastro bianco della pista e l’aereo si alza in volo. Sembra un decollo come tanti e il pilota, all’ultima fase del suo addestramento, sembra avere davanti a sé la solita missione. Ma non è così. Poco dopo il caccia rileva un altro velivolo nelle stessa area, eppure il T-346 di cui è ai comandi non è dotato di radar e nello spazio aereo limitrofo fisicamente non c’è alcun altro aereo.

  

È grazie a questa tecnologia estremamente sofisticata, fatta di simulatori avanzati e sensori modernissimi, che la base di Lecce dell’Aeronautica militare sta divenendo famosa in tutta il mondo. Il sistema che ha adottato, uscito dagli stabilimenti della Leonardo, è destinato a cambiare la concezione stessa di formazione dei piloti da caccia. Questo sistema ruota attorno al nuovissimo T-346, il velivolo addestratore che, ad oggi, non ha concorrenti al mondo. La novità sta proprio nelle tecniche d’avanguardia che permettono di trasformare la fantascienza in realtà e ottenere così tutta una serie di vantaggi. Uno di questi è l’abbattimento dei costi: con il comparto difesa dei paesi europei ancora vittima della spending review (l’Unione europea destina al settore 200 miliardi di euro, contro i 600 degli Stati Uniti) riuscire a risparmiare nell’addestramento è un obiettivo che fa gola a molti. Dove l’innovazione tecnologica del sistema adottato a Lecce non ha eguali, però, è nella capacità di replicare virtualmente strumenti e scenari di volo. Non occorrono più radar e missili sotto le ali, quando basta un click al giovane pilota, seduto ai comandi di un simulatore o di un aereo vero, per ritrovarsi in volo con un altro velivolo creato dal software, ma collegato al simulatore solo tramite computer.

 

Anche per i non addetti ai lavori, la rivoluzione apportata nel settore è intuibile. Il sistema è talmente efficace che il 50 per cento delle missioni addestrative si svolge a terra, sui simulatori, e solo il restante 50 per cento in aria. La convenienza economica e l’innovazione tecnologica offerte dal T-346 non sono passate inosservate all’estero. Al momento sono trentadue i piloti militari, tra italiani e stranieri, formati proprio sul T-346 e altri quattordici sono ancora in addestramento. Tra gli istruttori ci sono militari stranieri, come gli olandesi, che presto saranno raggiunti da colleghi di Stati Uniti, Spagna, Francia e Austria.
La base di Lecce lavora da anni a questo progetto di internazionalizzazione e ha intuito il cambiamento ormai alle porte. Le regole e l’importanza dello strumento aereo sono mutate e così è stato necessario modificare le offerte formative per i piloti. La superiorità nella capacità informatica ha sostituito quella avionica: il pilota migliore ora non è il più abile, ma quello in grado di raccogliere e gestire meglio le informazioni. Non a caso, l’acquisizione dell’F-35 punta proprio a questo: garantire una superiorità informativa sull’avversario e impedirgli qualsiasi contrasto.

 

In questo contesto, il T-346 è lo strumento ideale per preparare i piloti militari al tipo di sfide che dovranno fronteggiare.
Questo spiega le attenzioni rivolte alla base salentina: il livello tecnologico raggiunto dall’Italia per questa fase dell’addestramento è da primato mondiale. Un primato che potrebbe tradursi in un indotto non indifferente, se le Forze armate di altri paesi continueranno a investire in misura sempre maggiore sull’offerta italiana, sulla scia di quanto già fatto da Polonia, Repubblica di Singapore e Israele, che hanno acquistato i caccia italiani. Gli americani, invece, stanno lavorando a un nuovo velivolo da addestramento. Il programma, chiamato T-X, potrebbe rappresentare una grande opportunità per Leonardo, che sta partecipando alla gara per l’assegnazione della commessa. L’amministratore delegato, Alessandro Profumo, è andato in visita in Israele, che conta nella sua flotta già una trentina di T-346. L’intenzione è chiara: avere nelle forze aeree israeliane un cliente soddisfatto, è senz’altro un ottimo biglietto da visita da presentare agli statunitensi.

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