Anche l'Italia si lancia nella sperimentazione dei viaggi suborbitali
L'Agenzia spaziale italiana e l'Aeronautica militare siglano un accordo per condividere le competenze nel settore. L'obiettivo è investire sulla space economy e sul turismo spaziale
Pratica di Mare. È il volo suborbitale l’ultima scommessa della space economy, un progetto in cui l’Italia potrebbe ritagliarsi un ruolo importante grazie all’industria aerospaziale e alle conoscenze in campo militare. Il sogno è quello di collegare Roma e New York in un’ora e facilitare i commerci, fino a creare un turismo spaziale, inizialmente di nicchia, ma destinato a una clientela più ampia. Con una traiettoria parabolica il veicolo, una volta arrivato a una quota non superiore ai 100 chilometri dal livello del mare, può viaggiare anche a cinque volte la velocità del suono.
L’Agenzia spaziale italiana (Asi) è convinta che gli investimenti nello space tourism arriveranno relativamente presto e prepara il terreno agli imprenditori. “L’Italia ha un patrimonio che la candida a meta di turismo spaziale, perciò oltre agli esperimenti nel campo della microgravità e alla navetta riutilizzabile Space Rider, stiamo lavorando alla realizzazione di uno spazioporto”, spiega al Foglio il presidente dell’Asi, Roberto Battiston. “Si tratta di un aeroporto normale dove i veicoli decollano e atterrano in orizzontale, come i soliti aerei, ma compiono poi un volo suborbitale. Al momento sono al vaglio di una commissione guidata dal ministero dei Trasporti almeno sei siti tra cui quelli di Friuli, Piemonte, Lombardia, Puglia e Sardegna e credo che per la fine del 2018 avremo le prime candidature”.
Un forte impulso al progetto viene dall’americana Virgin Galactic di Richard Branson, che conta di chiudere l’anno già con i primi viaggi suborbitali alle spalle. Anche Stephen Hawking aveva prenotato un biglietto sul volo inaugurale dello spazioplano. Il suo posto, invece, resterà vuoto per scelta dello stesso Branson, che vuole omaggiare così l’astrofisico da poco scomparso.
L’Asi intanto ha concluso vari accordi con le imprese americane, tra cui proprio la Virgin Galactic, per assicurarsi un volo sul veicolo SpaceShipTwo nel 2019 e condurre i primi esperimenti. Dopo lo spazioporto, nel medio-lungo termine, potrebbe infatti seguire l’arrivo di uno spazioplano operante in Italia. Anche in quest’ottica, ieri nella base di Pratica di Mare, l’Asi ha siglato un accordo (nella foto a destra) con l’Aeronautica militare per condividere le competenze nel campo del suborbitale e della medicina spaziale. “Questo tipo di volo permetterà di viaggiare a molte volte la velocità del suono, di lanciare facilmente minisatelliti e di usufruire di immagini e informazioni utili per il paese a costi più ridotti. Obiettivi che i nostri tecnici e medici possono contribuire a raggiungere”, ha spiegato il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, Enzo Vecciarelli.
La vera novità è rappresentata dal fattore tempo: è qui che il suborbitale diventa davvero conveniente, tanto da attirare l’attenzione dei protagonisti della space economy, settore con un giro d’affari che supera i 300 miliardi di dollari. Basta pensare agli investimenti, oltre che di Richard Branson, di Elon Musk per il programma SpaceX e del capo di Amazon, Jeff Bezos, con il suo Blue Origin. “Si tratta però di un modello di business del tutto nuovo, fatto di rischi e di coraggio, dove ci sono tante variabili”, chiarisce Battiston.
Tra queste non bisogna tralasciare il fattore umano, cioè l’effetto che l’esperienza suborbitale ha sul corpo. La casistica del settore non è molto ampia: si contano appena una decina di voli di questo tipo, troppo pochi per definire degli standard. Si tratta poi di un viaggio a metà tra l’atmosferico, come quello di linea, e l’orbitale come quello degli astronauti. Resta da capire come il corpo umano reagisca a simili condizioni.
Per questo collaborano al progetto anche i medici dell’Aeronautica, specialisti nel campo. “Uno dei problemi sarà legato alle sollecitazioni esercitate dalla forza di gravità in un fisico non allenato”, spiega il colonnello Marco Lucertini, a capo del reparto di Medicina del Centro sperimentale dell’Aeronautica. “Nel volo suborbitale si è sottoposti tanto ad accelerazioni pari a sei volte il proprio peso, quanto a una breve fase di assenza di gravità. Situazione che influisce sulla circolazione e a cui si può far fronte con delle speciali tute, come quelle che indossano i piloti di jet, ma anche studiando la postura dei sedili, reclinandoli più del solito”. Infine, rimane da studiare l’incidenza della pressione interna sull’uomo ma anche sugli oggetti di uso comune portati a bordo, come per esempio gli apparecchi acustici, che potrebbero risentirne.