Elon Musk (foto LaPresse)

I dolori del promettente Elon che ha perso il vantaggio del “primo" 

Enrico Verga

Musk lamenta che i ritardi di Tesla sono dovuti all’eccesso di robotica. In realtà ha una serie di problemi e i costruttori d’automobili gli sono alle costole

Roma. Pochi giorni fa Elon Musk è uscito con un'altra “spiegazione” per i suoi ritardi nella produzione di auto. Ha dichiarato che il suo impianto è eccessivamente robotizzato. Per la elevata presenza di sitemi automatici e la scarsa presenza umana si sono sviluppati non precisati problemi di logistica e produzione che hanno creato ritardi. L’affermazione ripresa (uno tra i tanti) da Verge è sorprendente se si pensa che qualche tempo fa lo stesso Musk dichiarava fiero che la sua super Giga factory sarebbe stata super automatizzata. A rischio di sembrare maligni sembrerebbe che Musk stia usando questa ragione (per i numerosi ritardi) per giustificarsi ulteriormente e, nel frattempo, dichiarare che assumerà più umani (forse per guadagnare punti e terreno con le autorità nazionali per ulteriore supporto finanziario alla sua azienda già pesantemente indebitata con lo stato federale e nazionale?). Musk ha due grandi doti: è un grande visionario e un magnifico venditore. Tuttavia ha un grosso problema: non riesce a mantenere le promesse. 

 

 

 

Partiamo dall’inizio. Alcuni mesi fa c’è stato grande giubilo nel mondo. Il nuovo vettore della Space X (di proprietà di Musk) è decollato con successo da Cape Canaveral dimostrando che il progetto di portare carichi utili in orbita a costi contenuti si può fare. Per dimostrarlo il signor Musk (tocco di genio da venditore) nella ogiva di carico ha messo una Tesla. Una volta aperta l’ogiva la macchina, con a bordo un astronauta, è stata messa in rotta per Marte. Sulle note di Life on Mars la Tesla arriverà in zona orbita di Marte. Un colpo di genio. Se non fosse che più di un analista ha cominciato a malignare sul grave problema che affligge la compagnia di auto (fantasma) Tesla. Il concetto era più o meno questo “Musk riesce a mandare un auto in orbita ma non riesce a consegnare le auto che ha prevenduto”.  Non è la prima volta che gli analisti denunciano il rischio di un fallimento di Tesla. Già nel 2015 si paventava questa ipotesi. Tuttavia i segni che Musk si stia avviando verso un glorioso rientro in atmosfera, come una brillante meteora (con annesso il significato di brillare enormemente prima di schiantarsi al suolo) stanno moltiplicandosi. Notizia di pochi giorni fa il manager di un hedge fund, John Thompson di Vilas Capital Management, ha dichiarato che “a meno che Elon Musk non tiri fuori un coniglio dal cappello Tesla andrà in banca rotta entro 4 mesi”. In altri articoli si dice 4-6 mesi ma la sostanza cambia poco.  Per essere corretti Thompson sta scommettendo contro Tesla. Tradotto significa che se Tesla salta in aria il suo fondo guadagnerà dei bei soldi. Il problema tuttavia non è un singolo manager che scommette contro Tesla. E' una lista di problemi che si stanno incastrando l’uno sull’altro.  

 

Il concetto è semplice: Musk è un venditore visionario geniale. Ma se ogni trimestre non raggiunge gli obiettivi che ci si aspetta da lui (sia che si parli di azionisti, investitori o analisti) il titolo rischia. Ad aggiungersi a questo c’è un problema molto semplice: la sua promessa di produrre il modello 3 (un modello sempre elettrico ma più abbordabile per la classe media americana) appare sempre più una promessa. Scomponiamo lo scenario per capire meglio. 

 

Problema sgravi fiscali. Le auto elettriche si vendono perché chi le compra vuole aiutare l’ambiente. Si vendono anche perché hanno sgravi fiscali. Quando questi ultimi saltano i venditori svaniscono. Musk lo sa bene considerando come la fine degli incentivi abbia già devastato due mercati dove operava con successo. Come riporta il Nordic Business Insider, che nel 2015 la Danimarca rappresentava per Tesla oltre il 5 per cento del suo venduto a livello mondo. Finiti gli incentivi finita la festa. Cambia continente non cambia il gioco. Hong Kong, una semi città stato. Gli incentivi per le auto elettriche vengono rimodulati, stesso scenario le vendite della Tesla crollano, come riporta Fox Business. Arriviamo negli Stati Uniti, gli incentivi per le migliaia di persone che fanno la fila per dare un anticipo per il modello 3 ci saranno ancora quando (o se) Musk consegnerà l’auto? Non è sicuro. Gli sgravi e gli incentivi saranno validi per tutti i modelli di auto elettriche, non solo quelle del signor Musk. Bloomberg in un'analisi di dicembre 2017 spiega come nei prossimi 5 anni ci saranno sul mercato oltre 100 modelli di auto elettriche. Forse più belle, forse più nuove del modello 3. Soprattutto che avranno gli stessi sconti. Siamo sicuri che Musk riuscirà a piazzare le sue modello 3 (premesso che le produca)? 

 

Problema di concorrenza. In un'intervista sul quarto trimestre 2017 per giustificare le preoccupazioni (che se esistevano già allora figuratevi oggi) Musk parlava di Exponential Ramp. Per semplificare è un concetto in stile “appena partiamo con la produzione andremo in crescendo”. Peccato che nel mondo delle auto il principio è una catena di produzione. La accendi produci il modello e via. Sembra che Musk abbia confuso il mondo fisico della produzione con quello dei calcoli. Mentre Musk discute di produzione, entro i prossimi 5 anni ci saranno oltre 100 modelli di auto elettriche in commercio. 

 

Problema societario. Musk è stato bravo a vendere un sogno, anzi molti sogni. Il suo concetto di ciclo chiuso della produzione energetica, per esempio, è fantastico. Funziona cosi. Tu ti compri il tetto solare di Musk, poi l’accumulatore e la batteria di Musk, poi l’auto elettrica che si ricarica con l’elettricità del tetto. Così non inquini. Tutto fila sulla carta. Peccato che le singole aziende di questo ciclo siano tutte messe male: Solar City soffre, Solar Roof è scarsa con la produzione (sembra essere una costante di Musk), le Tesla Power wall sembra che abbiano più di un problema, dimentichiamoci i camion Tesla che sembrano tutto fuorché una linea di business. 

 

Problemi di produzione. A fine dicembre altri tecnici del dipartimento che opera sulle batterie dei modelli di auto se ne sono andati. Sono ormai una lista che si allunga di mese in mese. Il modello 3 di suo ha ulteriori problemi, come riporta anche Seeking Alpha. Come se non bastasse Panasonic (con cui doveva o dovrebbe lavorare Tesla) ha annunciato una partnership con Toyota (che caso vuole fanno auto). Un altro mal di stomaco per Musk. Ora per dare un'ultima visione invito a leggere la lista di tutti i modelli di auto elettriche disponibili nei prossimi 5 anni. di tutti i produttori di batterie competitor di Tesla, di tutti i produttori di soluzioni di guida autonoma, e di alternative a Power Wall di Tesla. Le liste sono cosi lunghe che prendono almeno 3 ore per leggerle tutte. Musk è adorabile quando dice che ci porterà su Marte, sulla Luna, e quando consegnerà un’auto elettrica a un costo decente. Ma al momento più di tutto è adorabile la sua abilità di vendere sogni con una certezza in se stesso degna, solo, di un politico sotto elezioni.

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