La sfida sull'AI, i 15 dollari e i monopoli. I piani del capo di Amazon in Italia
L’arretratezza digitale non è un ostacolo strutturale: "Tutto si può fare in Italia. Bisogna avere la testa dura e ci vuole capacità di inventare partendo dal cliente". Parla Mariangela Marseglia
Roma. “Amazon è diventata un’azienda così grande che è giusto che prenda delle posizioni”. Mariangela Marseglia, country manager di Amazon in Italia e in Spagna (significa: è il capo di Amazon in Italia e Spagna), parla con il Foglio della decisione della sua azienda di portare a 15 dollari all’ora lo stipendio minimo dei suoi dipendenti negli Stati Uniti. La decisione non riguarda l’Italia, dove il sistema degli stipendi è tutto diverso, ma è frutto di un contesto preciso. “Amazon ha preso posizione in tanti campi, non soltanto in quest’ultimo del lavoro. Lo fa nel campo dei diritti civili, lo ha fatto in maniera molto aperta anche in ambiti politici. Aumentando il salario Amazon ha detto: facciamo la cosa giusta e speriamo che altre aziende ci seguano. In Italia non esiste il concetto di salario minimo, ma Amazon si posiziona nella parte alta delle retribuzioni stabilite dai contratti collettivi di lavoro, anche se questo non viene troppo pubblicizzato”.
Marseglia è a capo di Amazon in Italia soltanto da giugno e, complice un congedo genitoriale, ricopre il suo ruolo a tutti gli effetti circa “da un mese e mezzo”, dice. La incontriamo al Capri Digital Summit, un evento annuale sull’innovazione organizzato da EY, dove ha appena finito di raccontare al pubblico di professionisti e manager di come, il giorno prima, un tassista l’avesse guardata con orrore quando ha preteso di pagare la corsa con la carta di credito, e questo dice molto di quanto sia difficile fare innovazione, anche basilare, in Italia. Ma quando le chiediamo se l’arretratezza digitale sia un ostacolo strutturale per il sistema Italia lei risponde di no. “When there’s a will there’s a way”, dice, citando un proverbio anglosassone che si potrebbe tradurre con: quando c’è la volontà c’è il modo di raggiungere i propri obiettivi. “Tutto si può fare in Italia. Bisogna avere la testa dura – io per esempio ce l’ho tantissimo – e ci vuole capacità di inventare partendo dal cliente. Anche quando importiamo innovazione dagli Stati Uniti, la prima domanda che ci poniamo è: come adattarla al contesto per esempio italiano? Dopo Milano, di recente abbiamo inaugurato Prime Now anche a Roma (il servizio di consegna di cibo fresco in poche ore, ndr), ma il modo in cui l’abbiamo applicato è stato pensato con in mente le esigenze della singola città”.
Marseglia mantiene un’impostazione pragmatica anche quando si parla di monopoli. E’ un tema poco trattato in Italia, ma negli Stati Uniti una minoranza di analisti, perfino alcuni insospettabili dentro al Wall Street Journal, ha cominciato a dire che le grandi aziende tecnologiche come Google, Facebook e Amazon hanno una posizione monopolista nei rispettivi mercati, e andrebbero divise. “Non sono d’accordo, sulla base dei numeri. Amazon lavora nel mondo del retail online che è una frazione del commercio. L’argomento non sta in piedi dal punto di vista matematico: come si fa a parlare di monopolio? Inoltre Amazon è attiva in diversi altri settori, come la logistica, l’advertising e il cloud computing, in cui gli attori sono molti e la concorrenza è serrata”.
Un altro settore in cui la concorrenza è alta è quello dell’intelligenza artificiale. Amazon ha annunciato che presto arriverà in Italia Amazon Echo, l’assistente domestico mosso da intelligenza artificiale. Negli Stati Uniti, Echo è stato commercializzato alla fine del 2014 ed è diventato un successo sensazionale, creando ex novo una nuova categoria di prodotti. Dopo Amazon, anche Google e Apple hanno fatto il loro assistente, ma Echo ha mantenuto una supremazia nel mercato americano grazie al vantaggio temporale. In Italia questo vantaggio è perso: Amazon deve ancora commercializzare la versione italiana di Echo, mentre l’assistente digitale di Google parla italiano già da un anno. Come pensa Amazon di scalzare Google? “Cercando di rendere Alexa migliore”, dice Marseglia. (Alexa è il nome dell’intelligenza artificiale dentro ad Amazon Echo). “Essere i primi sul mercato ha dei vantaggi, ma nel mondo del machine learning ha anche degli svantaggi: l’intelligenza artificiale impara facendo, e noi abbiamo avuto tempo per rendere Alexa più intelligente”. Marseglia sembra lanciare implicitamente la sfida a Google in un campo in cui Google è considerato il migliore del mondo: la forza bruta dell’avanzamento tecnologico, anche se subito aggiunge: “Saranno i clienti a decidere”.