Ma queste auto che si guidano da sole, quando arrivano?

Eugenio Cau

C'è poca ciccia al Ces di Las Vegas e questo vuol dire che i ritardi sulla guida autonoma sono più consistenti del previsto. Si raffreddano gli entusiasmi 

Roma. Una delle novità più strambe della grande fiera dell’elettronica di consumo in corso in questi giorni a Las Vegas è un’automobile con le gambe. Una specie di transformer presentato da Hyundai e di cui non si conosce altro che un video fatto al computer di una vettura con trampoli snodati e ruote al posto dei piedi, che cammina incerta. Servirà nelle situazioni di soccorso, dicono. I comunicati ufficiali e i resoconti parlano anche di automobili connesse e interconnesse, di vetture “senzienti” (!), dotate del 5G, capaci perfino di parlare (tramite gli assistenti virtuali come quelli in vendita per la casa). Ma si è parlato poco, o quasi niente, di una tecnologia che ha dominato il discorso pubblico per anni, e che ora sembra un po’ eclissata: al Consumer Electronics Show di Las Vegas non si parla quasi per niente di automobili che si guidano da sole. Chris Nuttall del Financial Times ha scritto che l’entusiasmo dell’industria per l’auto che si guida da sola era partito in quinta, ma ormai ha messo la terza – non si parla più di automazione, ma di cooperazione, che significa: le automobili intelligenti vi aiuteranno con i parcheggi e con mille sensori e sensorini, freneranno in anticipo se un ostacolo gli si para davanti, saranno intelligenti e faranno conversazione con voi, ma ve le dovrete continuare a guidare, almeno nel prossimo futuro. Quell’utopia di trasformare le automobili in salotti viaggianti, dove fare un riposino o leggere un libro prima di entrare in ufficio è rimandata almeno per un po’. Basti pensare alle previsioni di Elon Musk, ceo di Tesla e notoriamente uno degli imprenditori più geniali e attenti al futuro, che nel 2015 disse che le sue automobili sarebbero state in grado di guidarsi da sole entro la fine del 2017. Non solo: nel gennaio del 2017 scrisse su Twitter che le Tesla avrebbero ottenuto una “piena capacità di guida autonoma” “probabilmente nel giro di tre mesi, senz’altro nel giro di sei mesi”, dunque nel giugno del 2017. E’ passato un anno e mezzo e le Tesla, pur avendo alcune funzioni di automazione, sono ben lungi dal guidarsi da sole in sicurezza. Molte altre case automobilistiche hanno dovuto rivedere le loro previsioni che parlavano di piena automazione entro la fine del decennio. L’anno scorso GM annunciò che nel 2019 avrebbe addirittura messo in produzione un’auto senza volante, tanto era sicura della sua tecnologia, ma per ora non c’è niente del genere all’orizzonte, e attendiamo di essere sorpresi. Cos’è successo?

    

Da un lato, è normale che queste cose ci mettano più tempo di quanto non vogliano le previsioni degli entusiasti. Musk e i suoi colleghi devono tenere alta l’attenzione dei media, garantirsi l’appoggio degli investitori, e la sparano grossa. Le sperimentazioni sulle automobili che si guidano da sole sono in corso in molti paesi del mondo, e stanno andando piuttosto bene, anche se in contesti molto controllati e quasi sempre con la supervisione di un essere umano.

   

Eppure la quasi assenza di annunci ai grandi consessi industriali fa temere che i ritardi siano più consistenti del previsto. Che la tecnologia, in pratica, sia indietro, e abbia ancora bisogno di essere messa a punto. Lo dicono alcuni dei maggiori esperti di intelligenza artificiale, dove per intelligenza artificiale si intende quell’insieme di tecnologie che dovrebbe permettere tra le altre cose alle automobili di guidarsi da sole: l’AI non è ancora pronta, ci stiamo lavorando, ma potrebbe volerci più tempo del previsto. Non sappiamo quanto, e forse è meglio diffidare delle previsioni e attendere risultati concreti. Nel frattempo accontentiamoci delle automobili che camminano, anche se ancora hanno bisogno di noi per sapere dove andare. 

Di più su questi argomenti:
  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.