La Germania dà un colpo a Facebook, l'Europa affila le armi
L’Unione europea e molti governi si stanno muovendo per regolamentare i giganti tech. La sentenza dell’Antitrust sui dati
Milano. L’autorità tedesca per l’Antitrust ha inflitto un colpo molto duro contro Facebook, vietando all’azienda di fare “data hoarding” tra le sue varie piattaforme e su siti internet di terze parti. La sentenza di oggi è la conclusione di un’indagine di Antitrust durata quasi tre anni, e potrebbe aprire una nuova crisi dentro a Facebook in un momento in cui le autorità di tutta Europa muovono per regolamentare e limitare le multinazionali del digitale. Nello specifico, la sentenza dice che Facebook non può raccogliere dati da altri servizi a meno che non ci sia un “consenso volontario” a farlo. Attualmente, Facebook raccoglie assieme in un profilo unico i dati ottenuti sul suo social network principale e sulle sue altre controllate, come Instagram e WhatsApp. L’azienda utilizza i dati di questi tre servizi in maniera unificata, ottenendo così un tesoro gigantesco di informazioni personali. Secondo l’Antitrust tedesco, non deve esserle consentito di farlo a meno che gli utenti non acconsentano esplicitamente. Inoltre, Facebook raccoglie dati sugli utenti anche quando questi non usano i suoi servizi ma stanno visitando siti internet o app che apparentemente non hanno niente a che vedere con Facebook (esatto: anche se state visitando il sito di un quotidiano o di una marca di scarpe da ginnastica, Facebook vi controlla e registra i vostri dati; il modo più comune è usare un “pixel”, una piccola porzione di codice che tiene traccia di certe azioni compiute online). Prendere i dati così ottenuti e accorparli senza consenso a quelli del social network (e a quelli di Instagram e di WhatsApp e degli altri servizi) non va bene, dice l’autorità tedesca, e costituisce abuso di posizione dominante, visto che in Germania Facebook detiene il 95 per cento del mercato dei social.
Perché il colpo contro Facebook è durissimo? Perché il grosso del potere dell’azienda sta nella mole vastissima di dati personali a cui può attingere per fornire agli inserzionisti informazioni il più precise possibili sulle campagne pubblicitarie. Se la possibilità di accorpare dati viene ridotta drasticamente, Facebook subisce un colpo al cuore. L’azienda ha già detto che farà appello. L’Antitrust ha concesso quattro mesi di tempo per presentare un piano dettagliato su come risolvere il problema, e un anno di tempo per risolverlo. Altrimenti, Facebook potrebbe incappare in multe “ricorrenti” che vanno da 1 a 10 milioni di euro. Facebook ha buone ragioni per essere preoccupato, non soltanto perché il mercato tedesco è uno dei più importanti d’Europa. La commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager ha di recente formato una squadra di esperti per produrre un report sul “data hoarding”, e capire se sia contrario alla competitività. I risultati dovrebbero arrivare a marzo. Facebook sta cercando di correre ai ripari anche a livello strutturale, e ha annunciato di recente che unificherà i servizi di messaggistica del social network, di Instagram e di WhatsApp tutti assieme entro il 2020: se il servizio è uno solo, forse l’Antitrust avrà meno da ridire.
Le manovre dei governi europei non vanno soltanto contro il social network. Sempre l’Antitrust tedesco ha aperto un’indagine contro Amazon e sta valutando se ci sono conflitti d’interessi nel suo doppio ruolo di produttore e di venditore. Anche Vestager ha annunciato di recente che la Commissione sta indagando su possibili violazioni da parte del gigante dell’ecommerce. Di recente l’autorità francese per la protezione dei dati ha multato Google per violazione del Gdpr, la prima sentenza di questa importanza. E venerdì ci sarà l’ultimo (e meno disperato di prima, dopo il recente accordo sul tema tra Francia e Germania) tentativo dei governi europei di mettersi d’accordo sulla direttiva sul copyright, che Google teme particolarmente. L’Europa ha deciso che i giganti digitali devono essere regolati, in un modo o nell’altro, e ha cominciato a muoversi.