Cosa cambia con la direttiva sul copyright
Cosa prevede il documento approvato dal Parlamento europeo: dal rischio censura (che non c'è) ai filtri, passando per i meme, le GIF e le start-up
Il Parlamento europeo ha dato l'ok alla proposta di direttiva sul copyright con le nuove regole sul diritto d'autore. Il via libera dall'aula di Strasburgo all'accordo è passato con 348 sì, 274 no e 36 astenuti. L’approvazione della proposta di direttiva (che potete leggere qui) – che si discute ormai dal 2013 – ha generato un ampio dibattito, dividendo tra chi la reputa un attacco alla libertà di espressione online o un tentativo di “uccidere internet” e chi, invece, la giudica uno strumento giusto per tutelare la proprietà intellettuale dei contenuti.
Ma cosa dice esattamente il testo votato dall’Europarlamento?
Il progetto di direttiva mira a obbligare le grandi piattaforme di Internet e gli aggregatori di notizie (come YouTube o GoogleNews) a corrispondere ai creatori di contenuti (artisti/musicisti/attori nonché le case editrici e i loro giornalisti) ciò che effettivamente spetta loro. Finora infatti, a causa di norme datate, sono stati proprio questi aggregatori a ricavare tutti i vantaggi mentre i creativi assistevano alla libera circolazione del loro lavoro e a volte ricevono una esigua remunerazione. La direttiva riguarda le piattaforme il cui scopo principale è quello di immagazzinare, organizzare e promuovere a scopo di lucro una grande quantità di opere protette dal diritto d'autore caricate dai suoi utenti. Ciò esclude, ad esempio, Wikipedia, GitHub, i siti di incontri, eBay e numerosi altri tipi di piattaforme.
La nuova proposta di direttiva, che non crea nuovi diritti o nuovi obblighi, avrà un impatto su questi aggregatori, come YouTube, Google o Facebook. Si impone alle grandi piattaforme di remunerare in modo equo gli artisti o i giornalisti che creano le opere da loro utilizzate per realizzare guadagni. In assenza di un accordo con i creativi, le piattaforme diventerebbero direttamente responsabili qualora si trovino a ospitare opere i cui diritti di licenza non siano stati pagati.
Uno dei temi più dibattuti è quello della libertà di internet. Che in realtà resta tutelata: l’unica nuova condizione imposta è che i contenuti pubblicati siano equamente retribuiti dai siti che li ospitano. Insomma, il pericolo di censura, secondo il testo approvato, non esiste e non viene introdotto dal documento votato in Parlamento.
La direttiva non include un elenco specifico degli strumenti, delle risorse umane o dell'infrastruttura che potrebbero essere necessari per evitare che sui siti web figuri materiale per il quale non vi è stata alcuna remunerazione. Non è dunque previsto alcun filtro sui contenuti caricati.
Un’altra critica che ha circolato molto negli ultimi mesi è che la proposta di direttiva avrebbe impedito agli utenti di condividere le GIF e i meme. In realtà, gli utenti potranno continuare a usarli come fatto finora. Le disposizioni della direttiva assicurano che i meme e le GIF saranno ancora più sicuri rispetto al passato, dal momento che la protezione di tali opere era affidata alle diverse legislazioni nazionali.
L'accordo offre una tutela specifica alle piattaforme start-up. Le piattaforme esistenti da meno di 3 anni e che presentano un fatturato annuale inferiore a 10 milioni di euro e un traffico mensile medio di visitatori unici inferiore a 5 milioni saranno soggette a obblighi più leggeri rispetto a quanto previsto per le grandi piattaforme consolidate.