Chi sono i più grandi fan di TikTok? Milioni di ragazzini e qualche governo

Eugenio Cau

Nella app cinese più popolare in occidente l'hashtag #XiJinping non esiste. Niente politica, zero polemiche. È la censura in stile Pechino. Forse sta cominciando una battaglia d’influenza sui social network

Milano. Le nuove e le vecchie generazioni, la generazione dei figli e quella dei genitori, si inseguono da anni sui social network. I figli hanno dapprima colonizzato Facebook, e poi sono scappati su Instagram quando Facebook si è riempito di persone di mezz’età. A un certo punto i genitori sono arrivati anche su Instagram, e i figli sono fuggiti di nuovo, questa volta su TikTok. (Nel frattempo i ragazzini che si erano iscritti a Facebook dieci anni fa adesso sono diventati loro stessi genitori, ma questa è un’altra storia). TikTok è una app che ha un successo importante in America, in Europa e un po’ in tutto il mondo tra gli utenti più giovani (parliamo di 10-18 anni) e che consiste in una sfilata di brevi video verticali girati dagli utenti stessi. La app è nata come una specie di karaoke, in cui i ragazzi si filmano facendo il labiale delle canzoni di sottofondo, ma con il tempo ha cominciato ad accogliere qualsiasi tipo di video. Adesso, grossomodo, i video sono per un terzo di contenuto umoristico, per un terzo di contenuto “cute” (cuccioli, video di cibo) e per un terzo sono ragazze minorenni che cantano e ballano, a volte in maniera ammiccante (c’è anche qualche occasionale ragazzo in pose da macho). Gli utenti possono chattare e usare il consueto armamentario di like, commenti, cuoricini ed emoji (alcuni per pagare i performer). Fino a qui non c’è niente di diverso rispetto ad altri social network con un pubblico giovane: molto cazzeggio e molto ormone.

  

  

In TikTok tuttavia c’è una differenza qualitativa importante: è il primo social network cinese a diventare popolare in tutto il mondo. Quando è stata creata, nel 2016, la app si chiamava Musical.ly e apparteneva a un’azienda mezza cinese e mezza americana. Poi l’anno scorso è stata comprata dalla startup cinese Bytedance (che è la startup di maggior valore al mondo) per 800 milioni di dollari, è stata rinominata TikTok ed è stata collegata alle altre app video dell’azienda madre. TikTok ha 400 milioni di utenti in Cina (dove si chiama Douyin), 80 milioni di utenti in America e 120 milioni di utenti nel resto del mondo. In un lungo profilo uscito questa settimana, Bloomberg Businessweek spiega che TikTok sta introducendo per la prima volta la “censura in stile cinese” ai ragazzini americani – ed europei, aggiungiamo noi. Cosa significa? TikTok utilizza un mix sapiente di intelligenza artificiale e revisori umani per creare un social network scevro da ogni controversia. Niente politica, nessun argomento sensibile, zero polemiche. Gli algoritmi e i revisori eliminano sistematicamente qualsiasi contenuto che possa generare turbamento in un dominio fatto soltanto di video umoristici, cuccioli di gatto e ragazze in minigonna. C’è una ragione di business per cui TikTok ha una politica tanto stretta: in un social network utilizzato quasi esclusivamente da minorenni, è necessario che tutto sia sotto controllo, come hanno dimostrato i numerosi casi di pornografia minorile che hanno infestato la piattaforma. Ma è facile sospettare che ci sia anche una ragione politica: se si cerca su TikTok l’hashtag “#DonaldTrump” si ottengono 29 milioni di post, se si cerca “#AngelaMerkel” si ottengono 300 mila post, ma se si cerca “#XiJinping” si ottengono zero post: l’hashtag non esiste.

  

A febbraio TikTok è stata multata per 5,7 milioni di dollari dalle autorità americane perché archiviava illegalmente dati di minorenni. Secondo Bloomberg, fino a poco tempo fa la privacy policy della app diceva che i dati degli utenti avrebbero potuto essere condivisi con altre aziende cinesi e perfino con il governo di Pechino, se fosse stato necessario per ragioni legali. Oggi, invece, TikTok dice che tutti i dati degli utenti internazionali sono conservati fuori dalla Cina e al sicuro. L’ascesa di TikTok però ha interessato il Cfius, che è la Commissione per gli investimenti stranieri del governo americano: in pratica, l’organo che decide se un prodotto è pericoloso o meno per la sicurezza nazionale. Il Cfius di recente ha imposto all’azienda cinese Kunlun di vendere Grindr, un social network di incontri omosessuali che aveva da poco acquisito, perché i dati riservati degli utenti americani in mani cinesi avrebbero potuto diventare oggetto di ricatto. Per TikTok il problema è simile: i dati di milioni di ragazzi americani possono diventare un target. L’argomento è scivolosissimo, perché TikTok ha un trattamento dei dati simile a quello di Facebook o di Snapchat, e dunque qualsiasi indagine contro la app sarebbe soltanto su base nazionale, quasi un gesto anticinese. Questa settimana l’India ha bandito TikTok per tutti i suoi cittadini. La ragione ufficiale è la pornografia, ma forse sta cominciando una battaglia d’influenza sui social network.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.