Da Toninelli a Zingaretti, tutti a giustificarsi sul suv. Ma viva il diesel!
Qual è la tua auto? L’espediente giornalistico, come il prezzo del litro di latte
Del caro, vecchio, rinnovato, motore diesel potevano immaginare altre trasformazioni in ambito tecnologico. Che diventasse più efficiente o meno inquinante o meno rumoroso, ed è successo. Non potevamo pensare però che sarebbe diventato la macchina della verità. Trasformazione notevole e di grande utilità politica e inoltre, se permettete, ottimo espediente giornalistico (la domanda sul possesso di un’auto diesel sta soppiantando, come domanda veritativa, quella sulla conoscenza del prezzo di un litro di latte). Tutto è cominciato, come ricorderete, con l’ottima rubrica motoristica del Tg2, quando la brava Maria Leitner, dal posto del passeggero, chiede al ministro che le è seduto accanto quale sia l’auto di casa Toninelli. E la risposta candida va su un bel suv motorizzato diesel.
La macchina della verità è entrata in funzione e a nulla servono le precisazioni successive sulla decisione imputata alla moglie, sulle necessità familiari, sulla preferenza comunque asserita per l’elettrico. La verità si fa avanti e il bambino che mostra la nudità del Re è interpretato dal vecchio motorone a gasolio. E, gentilmente messo alle strette, anche Toninelli dice che lo ha scelto perché conveniva e che invece il fichissimo elettrico gli costava troppo. Passa qualche giorno e tocca a Nicola Zingaretti. Si diceva, ormai la domanda è entrata nel repertorio giornalistico, e quindi ecco il segretario dem a rispondere sulle motorizzazioni familiari e confessare la proprietà di una grande auto diesel, un bel sette posti, per trasportare con efficienza e basso costo una bella quantità di Zingaretti & friends. L’effetto veritativo c’è e il lettore non potrebbe che simpatizzare per il leader politico, questa volta davvero uno di noi, alla guida dello scoppiettante diesel con tre file di sedili riempiti da una famiglia allegra. Peccato che poi questo bell’effetto venga ridotto se non cancellato da una serie di aggiunte giustificative, quasi scuse, alle quali segue il pentimento e poi l’abiura. La verità e il simpatico realismo familiare dei sette posti vengono un po’ offuscati.
Dopo l’annaspare toninelliano ci si aspettava di meglio dal più operaista Zingaretti. Sarebbe stato gagliardissimo nella difesa di una filiera produttiva forte e ben piantata come quella del diesel. Facendosi guidare dalla realtà dei fatti avrebbe dovuto difendere le decine di migliaia di addetti del settore e la ricerca italiana che ha fatto fare enormi progressi al motore diesel in termini di efficienza. E, detto questo, poteva anche lanciarsi nella grande politica che guarda al futuro, e quindi immaginare un sostegno intelligente alla transizione verso nuove motorizzazioni. Transizione, però, non abiura improvvisa. È sconsigliabile (lo dice ancora una volta l’esperienza reale) scendere durante la marcia dall’auto che si sta guidando.