È cominciato l'incontro di pugilato tra Washington e Big Tech
Il dipartimento di Giustizia americano ha aperto un’indagine Antitrust su Amazon, Apple, Facebook, Google. Borse in calo
Milano. L’andamento dello scontro – appena cominciato e destinato a espandersi – tra lo stato americano e Big Tech si vede dalla Borsa. Un paio di settimane fa, quando uscì la notizia che la Ftc, Federal Trade Commission americana, avrebbe multato Facebook per cinque miliardi di dollari a causa dello scandalo Cambridge Analytica (la multa è stata ufficializzata ieri), il titolo del social network andò benissimo a Wall Street. Cinque miliardi sono una cifra che schianterebbe qualunque altra azienda, è una delle multe più alte della storia del governo americano, ma per Facebook sono noccioline. Assieme alla multa, inoltre, la Ftc non aveva imposto nessun’altra grossa limitazione né responsabilità a Facebook, e questo significava che Zuckerberg aveva superato la prova praticamente indenne. Gli azionisti furono deliziati, tanto che, nel giorno della multa da cinque miliardi di dollari, il valore di mercato di Facebook aumentò di dieci miliardi.
Martedì sera, invece, il dipartimento di Giustizia ha annunciato che avrebbe aperto una nuova indagine di Antitrust sulle grandi piattaforme tecnologiche come Amazon, Apple, Facebook, Google (nel comunicato ufficiale si legge che il dipartimento sta “esaminando le pratiche delle piattaforme online leader di mercato” e che sotto esame sono “servizi online di ricerca, social media e retail”, dunque i soliti noti). I titoli in Borsa delle quattro grandi sono calati molto nelle contrattazioni successive, con Facebook che ha perso quasi due punti percentuali.
Per questa generazione di compagnie tech (significa: per le compagnie nate o diventate grandi dopo gli anni Novanta, e dopo l’èra delle grandi cause contro Microsoft) questa sarà la prima indagine Antitrust di ampio raggio, e il segnale di come la temperie (nella politica, nell’attitudine dei consumatori e anche nella dottrina dell’Antitrust) sia cambiata. L’Amministrazione Trump sembra decisa a tenere a bada il potere di Big Tech, che è visto come una forza eminentemente liberal, e anche la gran maggioranza dei candidati democratici alle elezioni del 2020 ha intenti bellicosi, giù fino a Elizabeth Warren che ha proposto di scorporare i monopoli. Le prime avvisaglie erano arrivate all’inizio dell’anno, quando il dipartimento di Giustizia e la Ftc si erano divisi i compiti (alla Ftc le indagini su Facebook e Amazon, al dipartimento quelle su Google e Apple), e non è ancora chiaro come l’annuncio di martedì si rapporti con questa divisione.
Ma se guardiamo all’ultima grande indagine americana contro Big Tech, quella sopracitata della Ftc per lo scandalo Cambridge Analytica di Facebook, noteremo come la dialettica di queste azioni legali sembri più un incontro di pugilato. Il Washington Post ha pubblicato un resoconto molto informato di come sarebbero andati i negoziati tra la Ftc e Facebook, e di come il social network sia riuscito con successo a neutralizzare le richieste più dure dell’agenzia federale e a trasformare una contrattazione potenzialmente dannosa in una multa innocua. L’indagine è durata 16 mesi e i membri della commissione inizialmente avevano richiesto per Facebook una multa nell’ordine delle decine di miliardi di dollari. Facebook riteneva invece di non dover pagare più di qualche centinaio di milioni. I membri della commissione, specie i democratici, ritenevano che fosse necessario un qualche tipo di responsabilizzazione per i dirigenti dell’azienda, ma Facebook ha detto: piuttosto interrompiamo i negoziati e andiamo a giudizio davanti ai tribunali. Perdere una causa contro Facebook sarebbe stato un colpo durissimo per la Ftc, che ha preferito cedere in tutte le sue richieste più importanti. Uno a zero per Big Tech. I mercati dicono che il prossimo round sarà più duro.
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