Come biometria e intelligenza artificiale cambieranno i nostri viaggi
Aeroporti di Roma ha stretto un accordo con la società KLM per allestire, nella tratta Fiumicino-Amsterdam, un check-in in grado di elaborare un “token digitale"
Roma. Di fronte alla possibilità di prendere un aereo senza mostrare fisicamente il proprio documento di identità a nessun impiegato dell’aeroporto, un passeggero potrebbe sentirsi spiazzato. I protocolli a cui siamo abituati prevedono infatti procedure analogiche che nell’immaginario comune significano anche maggiore sicurezza, perciò gli addetti che controllano i documenti sono rassicuranti. Tuttavia, chi lavora nel management aeroportuale non ha dubbi sul fatto che nel prossimo futuro queste figure professionali saranno affiancate da dispositivi tecnologici in grado di controllare con ancor più elevata precisione l’identità dei passeggeri, a cui non resta che abituarsi all’idea.
Negli aeroporti l’industria digitale ha trovato un mercato ricco di opportunità. Nel 2018 le compagnie aeree e i gestori degli scali di tutto il mondo hanno investito la cifra record di 50 miliardi di dollari in tecnologie informatiche secondo un report di Sita, azienda di servizi tecnologici per il trasporto aereo. L’applicazione dell’intelligenza artificiale per snellire e ottimizzare i movimenti dei passeggeri si declina infatti in diverse possibilità, tutte molto interessanti per gestire flussi di persone in aumento che devono muoversi dentro infrastrutture fisicamente limitate ma secondo i più elevati standard di sicurezza. Una di queste è la biometria, tecnologia che secondo Sita sarà utilizzata entro il 2021 dal 63 per cento delle compagnie aeree. In Italia il riconoscimento biometrico può essere provato a Roma, se si percorre con KLM la tratta Fiumicino-Amsterdam. La società che gestisce lo scalo romano, Aeroporti di Roma (ADR), controllata da Atlantia, ha stretto un accordo con la compagnia olandese e ha allestito un check-in in grado di elaborare un “token digitale”, il primo in Italia e uno dei primi in Europa a leggere le informazioni sul chip del passaporto e confrontarle con i tratti unici e distintivi del volto e con la presenza dei dati personali sulla lista passeggeri del volo. Al momento il controllo con riconoscimento facciale avviene solo su base volontaria e per sei mesi la procedura resterà un test, una possibilità offerta ai passeggeri per verificarne l’efficienza e il gradimento. “La macchina rileva alcuni elementi dei tratti somatici, le misure del volto, ma non scatta una fotografia – spiega al Foglio Ivan Bassato, direttore Airport Management di ADR – Da quelle misure non è nemmeno possibile risalire a un’immagine del passeggero”.
Di fronte a questo tipo di innovazione, verso cui il settore si muove senza indugi, si impone nel dibattito il tema della privacy. “Il punto è tutelare i dati dei passeggeri con sistemi robusti di adeguata sicurezza, assicurando loro che non ci sia nessun tipo di breach. Secondo ADR – continua Bassato – la strategia giusta è quella di chiedere sempre il consenso ma soprattutto di non trattenere a lungo i dati personali e tenere le architetture informatiche adeguatemente protette secondo gli standard più aggiornati ed elevati”. Per questo la sperimentazione di ADR non prevede cloud, le informazioni sono gestite dal personale dell’azienda e non condivise con terze parti, e una volta che il passeggero lascia lo scalo nessun dato resta nel sistema. Il file criptato che si genera al check-in viene utilizzato solo per accompagnare il passeggero a bordo, che può procedere nel tragitto senza più tirare fuori nessun documento, ma poi viene cancellato. “L’industria del trasporto aereo ha sempre gestito informazioni delicate – continua Bassato – Quello che stiamo aggiungendo adesso è un file temporaneamente custodito di misure biometriche del volto, ma i dati del viaggio sono ugualmente sensibili e protetti. Stiamo semplicemente aggiungendo un nuovo layer a un sistema di protezione dei dati personali già esistente, robusto e resiliente”. Sembra una scommessa audace, invece è solo la naturale evoluzione dei servizi aeroportuali.