A Facebook è rimasto un unico alleato molto scomodo: Donald Trump
In un momento in cui tutto il mondo odia Zuckerberg e il suo social, l’uomo più potente del mondo li adora e li elogia in ogni occasione possibile
Milano. In un’intervista a Cnbc fatta un paio di giorni fa a margine del World Economic Forum di Davos, il presidente americano Donald Trump ha dichiarato il suo amore per Facebook e per il suo ceo Mark Zuckerberg. “L’ho incontrato e mi ha detto che sono il numero uno del mondo su Facebook, si è seduto con me e ha detto: ‘Congratulazioni, lei è il numero uno’”, ha detto Trump al giornalista di Cnbc, ricordando una cena con Mark Zuckerberg che alla fine dell’anno scorso scatenò polemiche enormi. Trump l’ha ripetuto pochi secondi dopo: “[Zuckerberg] ha detto: ‘Sei il numero uno’, e io ho risposto: ‘Questo è molto bello’. È sempre bello essere i numeri uno, sa chi è il numero due? Modi, dell’India, ma lui ha un miliardo e mezzo di persone, io ne ho tre miliardi e mezzo”. Nel video dell’intervista, si vede che Trump trattiene a stento la soddisfazione di essere il numero uno su Facebook (anche se non si capisce secondo quali parametri, poiché molte pagine hanno più like e più follower di quella di Trump), e che Zuckerberg sia andato apposta da lui per comunicarglielo. Non sappiamo esattamente con che parole il ceo di Facebook si sia ingraziato il presidente, ma la mossa è stata un piccolo colpo di genio: in un momento in cui tutto il mondo odia Facebook e il suo ceo, l’uomo più potente del mondo li adora e li elogia in ogni occasione possibile. Quando Joe Kernen di Cnbc ha chiesto a Trump cosa pensa del fatto che Facebook non controlla le bugie che i politici scrivono sul social network, Trump ha risposto: “Gli lascerei fare ciò che sta facendo. [Zuckerberg] sta facendo un lavoro grandioso, farà ciò che deve fare”.
Pochi giorni fa, Facebook ha consentito a un Super Pac trumpiano di diffondere un annuncio a pagamento in cui si diceva che Joe Biden “è un criminale che ha usato il suo potere come vicepresidente per rendere se stesso e suo figlio RICCHI”. Secondo il regolamento di Facebook, i Super Pac dovrebbero essere sottoposti a fact checking, ma evidentemente in questo caso l’azienda ha deciso di fare un’eccezione.
Anche se quasi di certo Donald Trump non è il numero uno su Facebook, nessuno come lui nel mondo politico ha saputo approfittare delle opportunità fornite dal social network. Lo fece nel 2016 (Brad Parscale, allora capo della strategia digitale della campagna trumpiana, oggi capo di tutta la campagna per il 2020, disse che senza Facebook Trump non avrebbe mai vinto) e lo sta rifacendo per le elezioni di quest’anno, dove la strategia digitale di Trump è una spanna avanti a tutti i democratici, forse con l’unica eccezione di Michael Bloomberg e dei suoi fondi illimitati. Ce n’è abbastanza per giustificare l’amore di Trump nei confronti di Facebook e anche, almeno in parte, l’odio di tutti gli altri. I democratici americani non amano Facebook perché lo considerano uno strumento che troppo facilmente si lascia manipolare da demagoghi e populisti (Biden ha detto di recente al New York Times che Facebook è “irresponsabile” e “un vero problema”), i radicali e i socialisti (e non solo) vorrebbero farlo a pezzetti con dure norme Antitrust, gli europei vorrebbero tassarlo e vorrebbero sanzionare le sue violazioni della privacy, e perfino gli stessi utenti di Facebook non si fidano del social network, anche se qui la questione è complicata, visto che il numero di chi utilizza Facebook continua ad aumentare.
Ma la storia d’amore fra Trump e Zuckerberg è fragile, ché il presidente americano con Facebook ha un rapporto di adorazione e terrore. A un certo punto nell’intervista con Cnbc dice: “Ho sentito che [Zuckerberg] avrebbe potuto candidarsi a presidente”. Effettivamente nel 2017 il ceo di Facebook si imbarcò in un lungo tour pubblico in giro per gli Stati Uniti che fece circolare molti rumors. Zuckerberg però smentì la sua candidatura e oggi è considerata una possibilità defunta. Trump non sarebbe stato tanto spaventato da Zuckerberg-candidato, ma da qualcos’altro: “Non sarebbe stato troppo preoccupante, non penso”, ha detto, e poi, come tra sé: “Però ha alle spalle quel mostro…”. Il mostro è Facebook, e Trump lo teme per le stesse ragioni per cui lo ama: sa che il social network ha il potere di fare e disfare un presidente degli Stati Uniti, e che perfino un nerd come Zuckerberg diventerebbe un avversario terribile se decidesse di candidarsi e usare il potere di Facebook a proprio vantaggio. È la natura feroce del social network: Trump l’ha definito un mostro, e non è un caso che in Italia l’apparato propagandistico di Matteo Salvini si chiami la Bestia.