Giocare senza sentirsi in colpa
Adesso è l’ora dei videogiochi, lo dice anche una campagna dell’Oms
Roma. Difficile pensare che “ne usciremo migliori”, il seguito dell’“andrà tutto bene della prima settimana” – “maddeché, ne usciremo più poveri e spaventati”, dice Carlo Calenda – sicuramente diversi. Già sono in corso alcuni cambiamenti. Pochi mesi fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva incluso il “gaming disorder” tra le forme di dipendenza, individuandolo come una patologia insieme ad altre 55 mila.
Questa settimana però la stessa l'Oms ha promosso #PlayApartTogether, una campagna lanciata insieme alle grandi aziende che producono videogiochi per favorire il distanziamento sociale. “Non è mai stato così fondamentale garantire che le persone rimangano in sicurezza. I giochi sono la piattaforma perfetta. Siamo orgogliosi di partecipare a un'iniziativa così utile”, ha detto Bobby Kotick, Ceo di Activision Blizzard, l’azienda che produce, fra gli altri, “Call of Duty”. “Il distanziamento fisico non deve significare isolamento sociale”, ha aggiunto Nicolo Laurent, Ceo di Riot Games, conosciuta per il suo “League of Legends”. Insomma, come ha scritto Peter Suderman sul New York Times “è il momento perfetto per giocare con i videogiochi e non dovreste sentirvi in colpa”. Certo, c’è da stare attenti con i divieti.
Qualche settimana fa a Sacile, in provincia di Pordenone, un uomo è stato multato per essere andato a comprare una consolle. La soluzione migliore quindi sarebbe comprarle online, anche se i tempi di consegna sono diversi rispetto al solito. Amazon Italia sta dando “priorità ai prodotti di cui i clienti hanno più bisogno”, quindi per avere una Playstation 4 Slim con tre videogiochi, tra cui il capolavoro The Last Of Us, serve oltre una settimana. Va peggio negli Stati Uniti, osservava il Financial Times in un articolo sull’incipiente “rinascita dei videogiochi”, adesso popolari anche fra chi li considerava una roba da sfigati.
La Nintendo Switch, così come la PlayStation, sono introvabili nei magazzini di Amazon e vanno comprati tra i venditori di terze parti, a prezzi maggiorati. Ci sono poi altri problemi non secondari. Da anni i videogiochi oltre a essere acquistati su cd vengono anche scaricati. In diversi in queste settimane hanno notato un rallentamento nel download (anche due giorni per scaricare un videogioco). Come ha spiegato al Foglio nei giorni scorsi il professor Antonio Capone, docente di telecomunicazioni e preside della Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione al Politecnico di Milano, le questioni sono molteplici: “La console per i videogiochi rallenta nel download per un concorso di colpa, tra cui c’è anche la rete sovraccarica, ma tenderei a dire che il problema principale è dei server che forniscono i videogiochi”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità magari potrebbe farlo notare, visto che adesso è così attenta al social distancing da aver deciso di avviare una campagna insieme a quegli spacciatori videoludici fino a pochi mesi fa considerati potenzialmente pericolosi per la salute.
Giocare quindi sarà pure cool, adesso, ma non è detto che fili tutto liscio, fra multe ai temibili assembramenti di compratori di Xbox e ritardi vari. Tra questi anche il lancio di alcuni videogiochi molto attesi come “The last of us 2”, previsto per maggio. Proprio ieri Playstation ha annunciato che il gioco è stato rinviato a data da destinarsi. Altri invece sono già in circolo e hanno battuto dei record. Come Animal Crossing per Nintendo Switch, che a metà marzo in una sola settimana ha venduto 475 mila copie fisiche, secondo un articolo di GamesIndustry.biz, che ha anche analizzato le vendite di copie di quasi 50 tra stati europei, asiatici, africani.
Nella settimana tra il 16 marzo e il 22 marzo, sono state venduti 4.3 milioni di videogiochi, il 63 per cento in più rispetto alla settimana precedente. L’aumento è senz’altro dovuto alle conseguenze dell’emergenza sanitaria. La maggior parte delle vendite derivano dalle copie digitali. Forse andrebbe segnalato a Playstation, che ha deciso di rinviare l’uscita di “The last of us 2” non perché ancora da finire ma per motivi logistici: i negozi fisici sono chiusi ma le vie della rete, pur non infinite, sono comunque accessibili.