Milano. Ricorderete il techlash. Prima che il coronavirus occupasse tutti i nostri pensieri, il techlash era abbastanza in alto tra le cose che tenevano impegnati molti giornalisti, ed era quel fenomeno per cui il mondo della tecnologia, dopo anni trascorsi come beniamino assoluto di tutte le società occidentali, si era trasformato in un mostro irriconoscibile: Facebook ci vende i dati, Google ci spia, e così via, ormai lo sappiamo. Il techlash è una cosa da giornalisti e analisti, nel senso che se ne scrive molto ma poi tutti hanno continuato a usare Facebook proprio come prima. Ma piano piano il ripudio di Big Tech si è fatto strada nella società, e se qualche anno fa i leader della Silicon Valley erano giovani eroi visionari adesso sono unanimemente considerati capitalisti rapaci – non che ci sia niente di male, giusto che essere un giovane eroe è più piacevole. Alcuni di questi eroi decaduti si sono risentiti più di altri, e qualche settimana fa hanno deciso di rispondere attaccando i giornalisti. Ora, la polemica è nata e si è sviluppata su Twitter, e come tutte le polemiche nate sui social è piena di rivoli e sotto-polemiche che a stare dietro a tutte ci si perde le giornate, ma più o meno è andata così.
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