La Corte di Giustizia dell'Ue annulla la decisione della Commissione di dichiarare come aiuti di stato illegali il regime fiscale di cui ha beneficiato il colosso tecnologico in Irlanda. La strategia dell'esecutivo europeo, i veti degli stati e una (possibile) scappatoia
Bruxelles. Il Tribunale dell'Unione europea ha annullato la decisione della Commissione europea di dichiarare come aiuti di stato illegali il regime fiscale di cui ha beneficiato Apple in Irlanda, infliggendo un colpo durissimo alla strategia dell'esecutivo comunitario, e in particolare della zarina dell'Antitrust Margethe Vestager, nella lotta contro l'ottimizzazione fiscale delle multinazionali. Secondo i giudici di Lussemburgo, la Commissione non è riuscita a dimostrare a sufficienza l'esistenza di un vantaggio selettivo a favore di Apple. Anche se il Tribunale ha deplorato “il carattere lacunoso e a volte incoerente dei tax ruling contestati”, la Commissione non è riuscita a dimostrare “l'esistenza di un vantaggio” per Apple, né che “le decisioni fiscali anticipate fossero conseguenza del potere discrezionale esercitato dalle autorità fiscali irlandesi”. La Commissione potrà ricorrere davanti alla Corte di giustizia dell'Ue. Ma la decisione di imporre a Apple di rimborsare 13 miliardi di euro di aiuti illegali – l'ammontare di tasse non pagate tra il 2007 e il 2016 – era diventata un simbolo politico forte della determinazione di Vestager e della Commissione di aggirare i veti di alcuni stati membri a una maggiore armonizzazione sul piano fiscale. L'errore è stato di far politica con uno strumento delicato come le regole sugli aiuti di Stato.
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