Milano. Max Schrems era poco più che un ragazzo nel 2013, quando intentò un’azione legale contro Facebook a seguito delle rivelazioni di Edward Snowden sull’apparato di sorveglianza degli Stati Uniti, e con quell’azione legale sconquassò le politiche digitali dell’Unione europea, e un po’ anche degli Stati Uniti. Ora Schrems, nato in Austria, è un uomo di 32 anni, anche se ha ancora la faccia da ragazzo, ed è uno degli attivisti per la privacy più importanti del mondo. Ha scritto un paio di libri, ha fondato un’associazione no profit, e ieri esultava perché il caso legale che porta il suo nome, lo “Schrems II”, ha affondato per la seconda volta un protocollo fondamentale per il trasferimento dei dati personali tra gli Stati Uniti e l’Europa. Questo protocollo si chiama Privacy Shield, e la Corte di giustizia europea ha deciso che deve essere eliminato perché non fornisce ai dati dei cittadini europei protezione adeguata dalla sorveglianza dello stato americano. Questo significa che adesso moltissime aziende sono nei guai.
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