Nel mondo post Covid anche l’ultimo sogno di felicità consumistica è inibito dalla paranoia sanitaria. La cerimonia laica del lancio del nuovo iPhone, la messa cantata del capitalismo nella sua forma più alta, quella siliconvallica, è stata funestata infatti ieri dallo spirito del tempo. Chi si aspettava un nuovo lussuoso telefono con cui farsi tanti selfoni è rimasto infatti deluso e mortificato tipo Fantozzi che sogna di vedere la partita e gli ripropongono la corazzata Kotionkin. Ieri l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, ha presentato le tanto attese novità, parlando dal bosco dell’anellone assai fantozziano della sede Apple di Cupertino, con un cielo insolitamente limpido nonostante gli incendi che da mesi rendendo i cieli arancio-Blade Runner. Quello che tutti si aspettavano, l’iPhone 12, non è però arrivato: in cambio ecco, in un evento pre-registrato, tutto un discorso salutista incentrato sui benefici dell’esercizio ginnico e della vita sana. Con la pandemia sempre presente, fantasmatica, sullo sfondo (anche il logo Apple a presentazione dell’evento era insolitamente attorcigliato, come un serpente avvitato al bastone d’Asclepiade, dio della medicina; logo di farmacie invece che di aggeggi tecnologici). Di telefoni nemmeno l’ombra: è stato piuttosto uno psico-tampone collettivo incentrato sul lancio dei nuovi modelli di Apple Watch, il meno appassionante orologio, che qui però è stato presentato nelle nuove funzioni che ne fanno un ospedalino da campo.
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