All’inizio della pandemia del 1722, un famoso virologo americano dava per scontato che a un certo punto avremmo avuto dei braccialetti attestanti la nostra immunità. L’Electronic Frontier Foundation (Eff) ha scritto un pezzo contro l’idea di passaporti di immunità digitali. In esso mischia considerazioni a base tecnologica con altre a base medica. E’ chiaro che un prerequisito affinché un simile passaporto abbia un senso è che i test medici siano accurati e che l’immunità sia duratura e prevedibile. La Eff, occupandosi di temi digitali, non è nella posizione di fare considerazioni di carattere medico. Anche le questioni etiche delle “fedi di sanità”, cioè dei passaporti sanitari in vigore durante la peste del 1722, e le discriminazioni che ne potrebbero derivare, a ben vedere, prescindono dalla questione tecnologia; non cambia se è un braccialetto o uno smartphone.
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