EPA/OLIVIER HOSLET 

l'iniziativa della commissione

Perché il caricabatterie unico introdotto dall'Ue non è una misura contro Apple

Francesco Stati

Un unico cavo per tutti i telefoni: la proposta di Bruxelles dà una spinta agli operatori del mercato in nome della riduzione di rifiuti. Ma per molte aziende l'Usb-C è già uno standard e quella guidata da Tim Cook è già più avanti di così 

Venticinque anni dopo la moneta unica, l’Unione Europea adotterà il “cavetto unico”. O almeno, questa è la strada tracciata dalla proposta di direttiva presentata dalla Commissione europea, con cui si vogliono armonizzare i cavi di collegamento e ricarica degli smartphone in commercio sul suolo comunitario. Niente più mini-Usb, basta con il cavo Lightning: se non ci saranno stop nel processo decisionale, da metà del 2024 l’unico cavo permesso sarà quello Usb-C. Stando ai calcoli della Commissione, “la riduzione di produzione e smaltimento di nuovi caricabatterie ridurrà la quantità di rifiuti elettronici di quasi mille tonnellate l’anno, producendo un risparmio (per i consumatori, ndr) di 250 milioni di euro l’anno per l’acquisto di adattatori non necessari”

A chi suggerisce che questa sia una mossa per colpire Apple, storicamente autarchica e gelosa delle sue tecnologie, risponde il commissario europeo per il Mercato Unico, Thierry Breton. “Non è contro qualcuno in particolare – ha dichiarato, presentando la proposta alla stampa – ho avuto contatti con Tim Cook (amministratore delegato di Apple, ndr), ma su argomenti diversi. I protocolli per la porta di ricarica Usb-C sono già ampiamente conosciuti, la tecnologia è matura, non credo creerà problemi a qualcuno. È un passo importante per aumentare la praticità e ridurre gli sprechi”.

 

Sul tema è intervenuta anche la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, secondo cui si tratta di una vittoria importante per gli europei e per l’ambiente. Le fa eco l’europarlamentare tedesca dei Verdi, Anna Cavazzini, presidente della commissione per il mercato interno del Parlamento europeo, che ha attribuito alla scelta del caricabatterie unico un risparmio di denaro e risorse del pianeta. “Dobbiamo finalmente liberarci dell'ingombro di cavi nei nostri cassetti – ha aggiunto – ne abbiamo abbastanza di avere nello zaino il cavo sbagliato per il dispositivo che stiamo trasportando”. 

La Apple è stata additata da molti come la grande nemica di questa iniziativa per via del fatto che i suoi iPhone sono tra gli ultimi dispositivi moderni a utilizzare un cavo di ricarica diverso, il Lightning. Non va dimenticato, però, che anche i suoi ingegneri hanno contribuito allo sviluppo dell'Usb-C, seppur lateralmente. Inoltre, il colosso di Cupertino (che quando questa proposta era allo studio la aveva definita “un ostacolo all’innovazione”) è da tempo tra le aziende più attente al contenimento dei rifiuti. Già dal lancio del suo iPhone 12, Apple aveva rimosso il caricabatterie da muro dalle sue confezioni, oltre alle cuffie, per ridurre il volume delle spedizioni (e, conseguentemente, l’impatto ambientale delle stesse) ed evitare l’accumulo di “doppioni”. In futuro, l’idea è quella di togliere dagli imballaggi anche i cavi, in nome della lotta agli sprechi (e del contenimento dei loro costi).

Sul piano della crescente uniformità dei cavi, anche i privati si stanno muovendo da qualche anno. Dal 2015, Apple ha introdotto l’alimentatore Usb-C sui suoi modelli di MacBook (sui Pro dal 2016), mentre dal 2018 questa tecnologia è adottata anche sui tablet iPad. Inoltre, la crescente diffusione della ricarica wireless sta già archiviando i vecchi sistemi via cavo: quasi tutti i telefoni di nuova generazione (per citarne due, Samsung e Huawei) hanno questa tecnologia, mentre Apple la adotta dall’uscita dell’iPhone 8 (2017). Un’ipotesi è che la Mela, sorprendendo tutti, possa addirittura rinunciare del tutto ai sistemi cablati, puntando tutto su una versione super performante di questo meccanismo.

 

I progetti di raccordo tra rivali di mercato in nome della tutela dei consumatori, dell’uniformità digitale e dell’ambiente, dunque, non mancano: l’iniziativa della Commissione, se avrà successo, sarà solo la spinta normativa decisiva per suggellare questa convergenza.

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