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Più traffico, meno ricavi. Lo strano caso della telefonia in Italia

Andrea Trapani

La qualità del servizio mobile, il recupero del gap sulla fibra, ma per gli operatori i problemi sono molti. La sfida che deve vincere il governo per evitare che il mercato imploda

“L’elefante nella stanza: i ricavi delle telecomunicazioni sono andati giù del 32 per cento in un decennio mentre il traffico dati esplode e può essere sostenuto soltanto con ingenti investimenti. Come ridare un profilo di sostenibilità a un settore cruciale per la società e l’economia?”, si chiede Roberto Basso, Director External Affairs and Sustainability di WINDTRE.

L’occasione è il punto sulla filiera delle telecomunicazioni che il Forum Asstel ha trattato la scorsa settimana. I numeri parlano chiaro da tempo, nel nostro paese la tendenza è quella di un calo costante dei ricavi. La dinamica competitiva tra i gestori sul mercato della telefonia italiana, mobile e fissa, nonché la regolamentazione dello stesso mercato hanno portato un calo dei ricavi di quasi un terzo negli ultimi 10 anni. Per dare dei valori su cui basarsi, il comparto valeva circa 41,9 miliardi di euro nel 2010 ed è sceso a 28,5 nel 2020. Non c’è solo la pandemia, anzi, se si vuole guardare con la lente di ingrandimento i numeri, escluso il (piccolo) rimbalzo a cavallo tra il 2016 e il 2017, i valori sono stati sempre sotto i 31,9 miliardi tra il 2014 e il 2019. Il calo sembra destinato a non fermarsi tanto che, fonte AMS, i ricavi aggregati dei principali operatori italiani sono scesi dell’1,8 per cento anche nel primo semestre di quest’anno.

 

Il boom del traffico dati, la necessità di reti di qualità

Quel che non scende invece è l’uso dei servizi con un vero e proprio boom del traffico internet: il volume dei dati utilizzati dagli italiani è cresciuto nel 2020 del 53 per cento per quanto riguarda la rete fissa e del 54 per cento per quella mobile. Un uso massiccio che conferma, ancora una volta, come l’uso della rete sia entrato (finalmente) come una consuetudine nelle nuove abitudini dei consumatori contemporanei.

Non solo. “La qualità del servizio mobile in Italia è un’eccellenza internazionale grazie agli investimenti sostenuti per anni. E anche nel fisso stiamo recuperando il ritardo che avevamo per la fibra ottica” ha dichiarato Gianluca Corti, Chief Commercial Officer di WINDTRE, sempre al Forum ASSTEL 2021. “Adesso che tutti sono consapevoli dell’importanza della digitalizzazione e che il governo sta sostenendo uno sforzo straordinario per far muovere il paese, corriamo il pericolo che le risorse private non siano sufficienti, dato che la capacità di generare cassa si è ridotta di tre quarti in dieci anni, da 10,5 a 2,5 miliardi di euro. Bisogna mettere le aziende del settore in condizione di lavorare e quindi fare gli investimenti necessari. La concorrenza in Italia è molto forte e ha fatto scendere i prezzi al di sotto di un livello accettabile, ora dovremmo preoccuparci di continuare a sviluppare un servizio di qualità al prezzo giusto”. Corti, in conclusione, ha sottolineato la necessità di “regole omogenee in Europa, a partire da quelle sui limiti elettromagnetici. Il governo ha mostrato grande coraggio su fronti ben più critici, è ora di affrontare anche questo”.

 

Il rapporto sulla filiera delle telecomunicazioni in Italia

Insomma, se la pandemia ha cambiato le nostre abitudini e il diritto alla connettività, dall’altra parte è necessario sviluppare una rete adeguata alle nuove necessità in tempi rapidi. Per sostenere il lavoro agile, quello ibrido, la didattica a distanza, l’intrattenimento in streaming, bisogna superare le numerose sfide che attendono il settore. Asstel-Assotelecomunicazioni, assieme alle imprese associate e alle segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, ha provato a farlo nel proprio rapporto come ha spiegato il presidente dell’associazione (nonché di FiberCop, ndr) Massimo Sarmi: “La prima sfida è quella di affiancare il governo nella costruzione di queste infrastrutture ad altissima velocità nei tempi stringenti che sono stati posti come obiettivo. La seconda è quella di aprire la strada della digitalizzazione non soltanto all’interno delle aziende ma verso le altre aziende, verso gli utilizzatori finali siano essi persone, anche funzionalità della Pubblica amministrazione che trarranno sicuramente vantaggio dalle nuove applicazioni e dalle nuove piattaforme di servizio. Un altro tema centrale è quello delle competenze che sono state sempre un elemento distintivo del settore ma che oggi vanno non solo aggiornate ma integrate con nuove capacità, nuove funzionalità, nuovi tipi di conoscenza”. La presenza dei rappresentanti del governo ha offerto l’opportunità di un confronto sulle necessità della filiera, come ha ricordato il direttore di Asstel, Laura Di Raimondo: “Abbiamo chiesto l’attenzione del ministro Orlando sul nostro Fondo di solidarietà di settore che è lo strumento su cui abbiamo puntato con le organizzazioni sindacali e con le imprese, con un co-investimento da parte delle imprese e delle persone che ha bisogno di un sostegno economico pubblico per accelerare la fase di start-up e per vincere la sfida di formare nuove competenze e di valorizzare sempre di più la formazione che possa essere certificata e permanente nella vita delle persone”.

 

Le aree di intervento sul quadro normativo

Sappiamo che la filiera delle telecomunicazioni sia un settore strategico per il cosiddetto “sistema Paese”. Come migliorare la situazione? Nell’analisi del report, da tempo momento fondante per Assotelecomunicazioni, è emersa una soluzione che prevede un intervento su tre macroaree.

La prima è quella relativa alle autorizzazioni, un complesso di norme che vede accavallarsi le richieste della burocrazia con quelle della politica. L’obiettivo è arrivare a una semplificazione e a un’unificazione della modulistica richiesta dagli enti locali oltre all’affermazione delle linee guida per favorire l’infrastrutturazione dei condomini in un’epoca in cui l’arrivo della fibra ottica nelle case ormai è una realtà affermata.

La seconda è quella dedicata al consumatore, con il recepimento del Codice Europeo delle Comunicazioni, l’eliminazione della sovrapposizione delle competenze tra AgCom e Agcm e varie altre innovazioni, o meglio semplificazione, da introdurre nel settore regolatorio.

La terza, forse la più nota, è quella relativa al nodo 5G: l’armonizzazione dei limiti sulle emissioni elettromagnetiche è all’ordine del giorno da tanto (troppo) tempo come la necessità di liberare quanto prima la banda a 700 MHz per il 5G. Senza dimenticare, ricordano gli operatori, la dilazione dei pagamenti per le frequenze.

Perché diminuire i ricavi, significa colpire il portafoglio. La bilancia del settore rischia di non essere più in equilibrio, se non tornano più i conti esploderà un problema per tutti. Per i gestori ovviamente, ma anche per le casse statali.

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