Un social più sicuro
Perché Facebook ha deciso di eliminare il riconoscimento facciale
Una notizia importante, che fa parte di un tentativo, da parte del colosso di Mark Zuckerberg, di sfilarsi dalle polemiche sulla gestione dei social network
“Nelle prossime settimane chiuderemo il sistema di riconoscimento facciale su Facebook”, ha scritto ieri, a sorpresa, in un post sul suo blog Jerome Pesenti, vicepresidente del settore Intelligenza artificiale di Meta, il nuovo nome di Facebook. E’ una notizia importante, che fa parte di un tentativo, da parte del colosso di Mark Zuckerberg, di sfilarsi dalle polemiche sulla gestione dei social network. Più del nuovo nome, “Meta”, annunciato una settimana fa, questa decisione su una delle tecnologie più controverse dell’epoca contemporanea sembra essere una risposta concreta alle critiche sollevate di recente sul sistema di gestione della privacy degli utenti.
“Più di un terzo degli utenti giornalieri attivi di Facebook ha aderito alla nostra impostazione di riconoscimento facciale e può essere riconosciuto dal sistema”, ha scritto Pesenti, e con la cancellazione del sistema verranno cancellati dai database di Facebook anche “oltre un miliardo” di dati facciali associati ai rispettivi profili.
Attivata nel 2010, la funzione di riconoscimento facciale era stata giustificata dall’azienda come un vantaggio, per “far perdere meno tempo” agli utenti nel processo di accesso al proprio profilo. Quella stessa tecnologia immagazzinava il volto dell’utilizzatore e lo riconosceva se qualche utente “amico” pubblicava, per esempio, una sua fotografia. Ogni utente autorizzava Facebook a gestire quei dati, della cui gestione, però, si è sempre saputo molto poco. Secondo il funzionario di Meta, anche se la tecnologia di riconoscimento facciale in alcuni casi “può essere utile”, il suo utilizzo “deve essere valutato rispetto alle crescenti preoccupazioni sull’uso di questa tecnologia nel suo insieme. Ci sono molte preoccupazioni sul ruolo del riconoscimento facciale nella società, e le autorità di regolamentazione stanno ancora lavorando per fornire una serie chiara di regole che ne disciplinino l’uso”. E’ insomma un’ammissione di colpa da parte di Facebook, e la consapevolezza del fatto che il far west tecnologico fa somigliare la nostra vita social online a un paese orwelliano, più simile alla Cina che a un sistema democratico e sicuro. Adesso è il momento di una regolamentazione chiara da parte dei governi.