Influencer, bolle e fake news
TikTok è un social alieno con un algoritmo che ci farà rimpiangere Facebook
La piattaforma cinese è un corpo misterioso, molto di più di un contenitore di innocui balletti. E rappresenta qualcosa di inedito, che ha stravolto gli stagnanti equilibri del panorama digitale. E le imitazioni (goffe) sono sempre di più
C’è un social network che viene usato ogni mese da circa un miliardo di persone in tutto il mondo. Il suo algoritmo, potente e misterioso, distribuisce notorietà, fama e attenzioni a influencer, politici e perfetti sconosciuti, spesso con conseguenze imprevedibili. Ma amplifica anche teorie cospiratorie e fake news, creando filter bubble sempre più resistenti e isolate dal resto della conversazione. No, non è un altro articolo su Facebook. Stiamo parlando di TikTok.
Gli ultimi mesi del 2021 hanno visto un particolare accanimento nei confronti di Mark Zuckerberg e del suo impero, recentemente ribattezzato Meta. I capi d’accusa sono noti e ben fondati: fake news, favoreggiamento di opinioni radicali e negative, l’incapacità di gestire un network globale in cui ogni cambiamento di algoritmo sembra favorire l’ascesa dell’estremismo in qualche angolo di mondo. Eppure tutto questo vale anche per TikTok, che è molto di più di un contenitore di innocui balletti. E rappresenta qualcosa di inedito nel panorama digitale.
Anche se siamo ormai affezionati alla nostra punching bag a forma di Zuckerberg, è bene ricordare che gli altri giganti non si sono comportati da meno negli ultimi anni (la sola YouTube ha aspettato lo scorso settembre per agire contro le fake news dei NoVax). Questi grandi antichi dell’era digitale – Google, Facebook, Apple, Microsoft – sono realtà diverse ma appartenenti a una tradizione comune. Anche aziende “minori” quali Twitter e Snapchat, per dirne solo due, seguono una direzione che ormai conosciamo – e comprendiamo, in parte. TikTok è invece un corpo misterioso: come ʻOumuamua, il satellite spuntato dal nulla nel nostro sistema solare qualche anno fa (e che secondo alcuni potrebbe essere un misterioso veicolo extraterrestre), il social cinese ha un comportamento anomalo. Alieno.
Fino al 2020 TikTok era rimasto relegato a una nicchia di utenti giovanissimi, con un focus molto musicale e danzereccio. Nel giro di due anni, complice la pandemia, è esploso, diventando il social preferito dei giovani ma convincendo anche fasce demografiche più adulte. L’azienda proprietaria, Bytedance, ha sede a Pechino e il suo ceo è – almeno per ora – un perfetto sconosciuto in occidente, specie se messo in confronto a Zuckerberg. Eppure Zhang Fuping, questo il suo nome, sarà un inevitabile interlocutore nel futuro. A lui Europa e Stati Uniti dovranno chiedere conto delle dichiarazioni di alcuni dipendenti della sede losangelina dell’azienda, che racconta degli stretti legame tra l’app e la navicella madre pechinese.
Quanto alla famigerata filter bubble e alle fake news, l’algoritmo di TikTok riesce a farci rimpiangere i vecchi meccanismi del News Feed di Facebook. La pagina “Per Te”, il cuore dell’applicazione, è completamente gestita dall’algoritmo che decide quali contenuti proporre agli utenti – facendo spesso decisioni bizzarre, impreviste, ma efficaci. Magia dell’intelligenza artificiale. E dei dati personali. Grazie alla brevità dei suoi video, in un minuto d’uso un utente TikTok può guardare (o scartare) diversi contenuti, dando a Bytedance molte informazioni utili sui suoi gusti. Nel frattempo, un minuto passato su YouTube basta a malapena per “consumare” un video. Questa disparità nella disponibilità di dati personali comincia a farsi sentire nell’esperienza degli utenti: forse è per questo che tutti – da Instagram a YouTube – stanno copiando TikTok con metodi più o meno goffi.
La crescita dell’app cinese non ha fatto che aumentare in questo anno, rendendo il dominio tiktok.com il più utilizzato del web, superando addirittura google.com, secondo i dati di Cloudfare. È un sorpasso storico, che la dice lunga sull’andamento di TikTok e mette il resto della conversazione tecnologica in prospettiva. Negli ultimi dodici mesi, mentre l’occidente scambiava Clubhouse per il futuro della comunicazione e si ossessionava con il metaverso e i sogni di Zuckerberg, un’app cinese stravolgeva gli equilibri ormai stagnanti del panorama digitale. Piccola previsione del futuro: nel 2022 cominceremo a rimpiangere i “bei tempi” di Mark Zuckerberg, quando tutto era più facile.