Foto LaPresse di Richard Drew, File 

Facebook lascerà l'Ue? Per il momento sono solo minacce: il problema è Apple

Pietro Minto

È improbabile che Zuckerberg rinunci a un mercato di 450 milioni di utenti senza cercare una mediazione a tutti i costi.  Ma qualcosa cambierà: siamo di fronte al tramonto di un’industria basata sull’uso e lo sfruttamento sconsiderato dei dati personali

Il 2022 si prospetta come un anno intenso per Facebook, anzi Meta, il gruppo social guidato da Mark Zuckerberg. Se la scorsa settimana si era conclusa con il tracollo in borsa dell’azienda dopo un report trimestrale particolarmente deludente, questa è cominciata con una minaccia pesante: Facebook e Instagram che se ne vanno dall’Europa.

Lo scenario è sepolto tra le righe del report annuale che Meta ha presentato alla Securities and Exchange Commission (Sec), l'ente federale statunitense che si occupa di vigilare sulla borsa valori. Sono poche righe che riassumono una tensione geopolitica che si manifesta tra il social e l’Unione europea dal luglio del 2020, quando la Corte di Giustizia dell’Ue dichiarò non valido l’accordo “Privacy Shield”. Tale accordo, noto anche come “scudo Ue-Usa per la privacy”, permetteva alle aziende statunitensi di raccogliere e trattare i dati personali dei cittadini dell’Unione. Un accordo che l’Europa non sembra più disposta ad accettare.

A quanto pare Meta non l’ha presa bene. “Se non fossimo più in grado di trasferire dati tra i Paesi e le regioni in cui operiamo […], è probabile che non potremmo più offrire un numero significante dei nostri prodotti e servizi, inclusi Facebook e Instagram, in Europa”. Parole di fuoco solo in parte mitigate dalla precisazione per cui Meta crede di potere raggiungere un nuovo accordo entro l’anno corrente. Che quest’ultimo sia wishful thinking o no, è comunque chiaro che i rapporti tra il gigante statunitense e l’Europa siano piuttosto tesi. Ma, al di là delle minacce via Sec, è anche improbabile che Meta rinunci, specie dopo l’ultimo report, a un mercato di 450 milioni di utenti senza cercare una mediazione a tutti i costi.

 

Il fronte su cui si combatterà il futuro di Meta è proprio questo, il tracciamento dei dati personali, mercato che alla nascita di Facebook era un far west e oggi rappresenta una questione sempre più delicata, per governi e istituzioni. Ma anche per gli utenti stessi, che pretendono una maggiore tutela dei propri dati personali, specie dopo scandali come quello di Cambridge Analytica, che nel 2018 colpì proprio Facebook.

Meta non deve vedersela solo con un modello di business sempre più compromesso politicamente, ma anche con la competizione di un altro gigante tecnologico. In questo caso non parliamo di TikTok, ma di Apple, che ha finito per dettare legge nella delicata questione del tracciamento degli utenti con una semplice modifica tecnologica. Tutto è iniziato lo scorso aprile, quando l’azienda di Cupertino ha presentato iOS 14.5, la nuova versione del sistema operativo di iPhone. Oltre alle solite migliorie tecniche, il nuovo iOS includeva una nuova funzionalità chiamata App Tracking Transparency. Con Att, Apple dà la possibilità ai suoi utenti di sapere quali app li stanno “monitorando” per la raccolta pubblicitaria e permette loro scegliere di non condividere queste informazioni. Una semplice schermata d’avviso ha cambiato tutto: secondo Flurry, azienda specializzata in analytics, solo il 24 per cento degli utenti Apple ha consentito di farsi tracciare dagli inserzionisti pubblicitari

Si tratta di un durissimo colpo alle fondamenta dell’impero Zuckerberg, ma soprattutto a un modello di business ormai desueto e scomodo. Persino Google, che grazie al suo sistema operativo Android non è stata toccata dalle mosse di Apple, sembra averlo capito, annunciando di voler togliere i meccanismi di tracking tradizionale da Chrome, il suo browser.

Al di là della questione “Privacy Shield” e della decisione della Corte di Giustizia dell’Ue, quindi, il problema di Meta sembra più profondo e sistemico: siamo di fronte al tramonto di un’industria basata sull’uso e lo sfruttamento sconsiderato dei dati personali, che è proprio il genere di cose su cui le proprietà di Meta eccellono. La cuccagna sembra destinata a finire e, tra Apple, l’Ue e il report della scorsa settimana, Meta deve trovare un’alternativa al più presto. È sempre più chiaro il motivo per cui Zuckerberg si sta rifugiando nel metaverso. 

 

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