Elon Musk e il suo approccio pauroso al sacrificio degli esseri umani
La colonizzazione di Marte da testare con astronauti che rischiano la vita, la pericolosa guida autonoma: il capo di Tesla propone tecnologie ancora sperimentali ma potenzialmente distruttive
Di Elon Musk è nota la bizzarra percezione del tempo, che lo porta ad annunciare un nuovo modello di Tesla (ve lo ricordate Semi, il tir “lanciato” nel 2017 e non più visto?) o un’incredibile missione spaziale di SpaceX dando scadenze impossibili. Questa visione del tempo è influenzata dallo slancio futuristico del ceo ma è anche un efficace strumento promozionale (ogni annuncio si trasforma in titolo di giornale o TikTok, gratis). Ma c’è un altro fattore che sembra rendere Musk un caso piuttosto unico nel panorama dei founder tecnologici, ed è la tendenza a esigere il sacrificio altrui.
Un esempio notevole di questo impulso, della serie “andate avanti voi che io voglio vivere”, lo abbiamo visto la scorsa settimana con Neuralink, una delle tante startup che Musk ha fondato negli ultimi anni. L’azienda mira a collegare il cervello umano a un computer, aumentandone di fatto le potenzialità – le solite mission umili e terra-terra che tanto piacciono al nostro. L’ultimo report dello Physicians Committee for Responsible Medicine (Pcrm), ente che “promuove la medicina preventiva, conduce ricerche cliniche, e incoraggia l’adozione di standard più elevati per l’efficacia della ricerca”, ha però dimostrato che quindici delle ventitré scimmie su cui Neuralink ha testato la sua tecnologia sono morte. Di più. Ci sono state innumerevoli violazioni della legge sul benessere degli animali degli Stati Uniti.
In questo caso, però, almeno Musk ha effettuato una prova sugli animali (per quanto crudele e insensata). Altri suoi progetti tendono invece a trasformare clienti, utenti e passanti in cavie involontarie. Sono noti i molti problemi tecnici dell’autopilot di Tesla, una tecnologia molto raffinata che viene purtroppo raccontata – e venduta – come qualcosa di più di una guida assistita. Da tempo Tesla parla del servizio Full Self Driving (Fsd) come di un optional ormai pronto per i clienti, mentre posticipa di continuo la data della messa in vendita. Fsd sarebbe – attenzione al condizionale – in grado di rendere qualsiasi veicolo Tesla in grado di guidarsi da solo. Peccato non esista ancora. Nel frattempo, i clienti Tesla possono usare l’autopilot in una forma di test di massa direttamente su strada, una pratica che ha attirato le ire del dipartimento dei Trasporti statunitense.
A ben guardare, è possibile riconoscere lo stesso approccio in tutte le proprietà di Elon Musk. SpaceX promette missioni spaziali e la colonizzazione di Marte, è vero, ma il ceo ha pubblicamente ammesso che “un po’ di persone moriranno” andando sul pianeta rosso. Siamo chiari: questo tipo di missione sarebbe fondamentalmente rischiosa, mortale, come lo fu Apollo 13. Al posto di un’agenzia governativa come la Nasa, però, ecco una società privata che metterebbe a rischio le vita di questi coloni spaziali, col fine di aprire una tratta commerciale, esplorativa, con il nuovo mondo. Dopo le scimmie torturate, ecco gli astronauti da sacrificare per rendere realtà il sogno di uno degli uomini più ricchi del mondo.
Proseguendo la ricognizione dei possedimenti di Musk, arriviamo a The Boring Company, la società nota per l’Hyperloop, un modello piuttosto fumoso di treni ad altissime velocità. Col tempo questa società dedita ai tunnel ha rivisto l’idea di Hyperloop costruendo un prototipo di galleria per automobili (Tesla). Sono prototipi, va ricordato, ma le immagini e i video pubblicati online non possono non ricordare delle trappole a forma di tubo in cui sfrecciare con la propria auto, per qualche motivo, come se l’alta velocità ferroviaria non esistesse da tempo (quanto al verbo “sfrecciare”, non esageriamo: nei primi test si è subito formata una coda degna di Los Angeles).
Insomma, ecco il “metodo Elon Musk”. Un grande ingegno unito a una spiccata capacità di generare hype, specie tra alcune fasce di popolazione, alle quali viene venduta una tecnologia ancora sperimentale, e potenzialmente distruttiva. Il rischio è sempre lo stesso: fare la fine delle povere scimmiette di Neuralink.