(foto di Ansa)

potere social

Cosa se ne fa Elon Musk del 9,2 per cento di Twitter? 

Pietro Minto

Il ceo di Tesla diventa azionista di maggioranza del social dei cinguettii ed entra nel consiglio di amministrazione. Una trovata di marketing?

Elon Musk, ceo di Tesla, sabato sera si trovava a Berlino. E’ stato escluso dal Berghain, mitica discoteca della capitale tedesca, per poi ripiegare per il Kitkatclub, altrettanto celebre sex club. La serata dev’essere andata bene perché il giorno successivo ha twittato: “Berlin rocks”. Sull’onda dell’entusiasmo, il miliardario ha iniziato la settimana comprando il 9,2 per cento delle azioni di Twitter, il suo social network preferito (e quello dove ha costruito buona parte del suo culto), diventandone l’azionista di maggioranza. Il blitz azionario è stato reso pubblico solo lunedì ma è stato effettuato il 14 marzo scorso: ieri l’azienda ha deciso di offrirgli un posto nel suo consiglio d’amministrazione; in cambio, per i prossimi novanta giorni, Musk non potrà superare il 14,9 per cento di azioni possedute.

A colpire i più è stata la tempistica della notizia, giunta pochi giorni dopo una manciata di tweet con cui Musk si lamentava di Twitter e dello scarso rispetto per il diritto d’espressione sui social. Il rammarico era tale da spingere il miliardario a una domanda che, col senno di poi, non poteva che fungere da teaser: “cosa dovremmo fare al riguardo?”. In molti interpretarono la domanda come l’antefatto a un nuovo social network marchiato Musk; Elon, però, ha preferito puntare su un usato sicuro.

 

Da tempo Musk usa Twitter in modo controverso, pubblicando meme, battute  ma anche messaggi che lo hanno già messo nei guai con la Sec  (l’ente americano che vigila sulla borsa valori): il nostro sembra aver trovato come influenzare il mercato finanziario attraverso lo “shitposting”, l’arte di pubblicare assurde amenità. L’Elon Touch si fa sentire soprattutto nel settore tecnologico e nel crypto, dove ha già spinto la ridicola criptovalute DogeCoin verso valori improbabili. 

 

 

Per questo, c’è chi pensa che l’acquisto di azioni Twitter sia parte di una manovra per consolidare il suo controllo in questo social media, diventato parte intrinseca del business di Tesla e le altre proprietà muskiane. Il rinnovato legame tra il ceo e Twitter sembra essere stato confermato nelle ultime ore, quando il ceo del social network, Parag Agrawal, ha condiviso un sondaggio realizzato da Musk stesso in cui si chiedeva al pubblico se inserire finalmente la possibilità di modificare i tweet una volta pubblicati (il pulsante “Edit Tweet” è un’eterna promessa, da queste parti).

 

Con un personaggio simile è sempre difficile stabilire dove finisce il troll e dove inizia il businessman – e se questa linea di demarcazione esista davvero. Ma l’accentramento di azioni in un power user come lui fa comunque pensare, vista la citata potenza di fuoco del suo account, che è per la finanza quello che l’account di Donald Trump è stato per la politica: 280 caratteri in grado di cambiare le cose, velocemente. 

 

A proposito di Trump e della libertà di parola tanto cara a Musk, tra i mille dubbi ne sorge uno politico: cambieranno anche le cose per quanto riguarda il deplatforming dell’ex presidente? E se la collisione con un tentato golpe ricadesse nella libertà di parola di cui Elon si fa paladino? O forse, tutto questo è un modo di mettere a tacere la citata Sec, che aveva imposto che qualcosa preapprovasse i suoi tweet per evitare manipolazioni del mercato.

 

La versione più credibile è forse quella di Matt Levine, commentatore finanziario e autore della newsletter “Money Stuff” di Bloomberg. Secondo Levine, “Elon Musk non ha comprato il 9,2 per cento di Twitter per fare soldi. Lui ha già tutti i soldi, e Twitter ha una sorta di record contrastante nel creare soldi per i suoi azionisti pubblici”. No, Elon ha comprato un pezzo di Twitter “perché ha denaro e vuole spendere un po’ per essere ancora più fastidioso su Twitter”.

 

Classico rasoio di Occam, la spiegazione più semplice che si rivela la più probabile. Tesla, notoriamente, non ha un budget pubblicitario: si avvale del passaparola e delle incredibili trovate del suo ceo, già noto per aver spedito una cabrio sullo spazio con l’autoradio accesa. Anche per questo, ogni tot mesi, Musk fa qualcosa di pazzo che diventa viralissimo: accettare i Bitcoin come forma di pagamento, anzi, no, anzi i DogeCoin, anzi costruiamo un sottomarino per recuperare le persone intrappolate in quella caverna in Thailandia (era il 2018), anzi no, parliamo con Zelensky. E così via, all’infinito. Da oggi con il 9,2 per cento di azioni Twitter in più.

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