Il caso
Tutto su Clearview, la startup che riconosce i soldati russi ed è multata in Italia
I limiti e le controversie del riconoscimento facciale e la connection che la misteriosa azienda ha con l'Alt-right statunitense
Clearview IA è una start up statunitense che si occupa di riconoscimento facciale. Il suo prodotto principale è un’intelligenza artificiale capace di catalogare e riconoscere – potenzialmente – una persona da una sua foto o dalla ripresa di una telecamera di sicurezza. L’obiettivo dell’azienda, fondata negli Stati Uniti nel 2017, è di mettere assieme un catalogo di cento miliardi di foto di persone in tutto il mondo per affinare questo riconoscimento. Anche in Italia. Lo scorso marzo, infatti, il Garante per la protezione dei dati personali ha multato Clearview per “per aver messo in atto un vero e proprio monitoraggio biometrico anche di persone che si trovano sul territorio italiano”. L’azienda dovrà pagare 20 milioni di euro di multa ed è tenuta a cancellare le foto “rubate” in Italia.
Clearview non si è fermata qui. Sempre lo scorso mese è stata resa nota la collaborazione dell’azienda con il governo ucraino, che sta usando i sofisticati sistemi per identificare i militari russi uccisi (ma anche potenziali spie). A proporre i servizi dell’IA è stato la ceo dell’azienda stesso, Hoan Ton-That, da tempo abituata a collaborare con enti governativi: uno dei clienti più prestigiosi e remunerativi di Clearview è l’Fbi.
Di Ton-That non si sa molto, e anche Clearview è un’azienda misteriosa, una black box attorno alla quale circolano voci d’ogni tipo. Tra i principali investitori dell’azienda c’è Peter Thiel, eminenza grigia della Silicon Valley diventato miliardario vendendo PayPal a eBay insieme al suo cofondatore Elon Musk, e che negli ultimi anni è diventato il ponte tra la scena tecnologica e l’estrema destra americana. Thiel è stato il braccio destro di Donald Trump, specie nei rapporti con Big Tech, ma anche Ton-That avrebbe strani legami con quell’area politica. Un’indagine dell’Huffington Post – subito smentito dalla manager – avrebbe certificato i legami tra i piani alti dell’azienda e gruppi di suprematisti bianchi e antisemiti. Ton-That sarebbe molto vicina a Charles “Chuck” Johnson, ex reporter di Breitbart (rivista online d’estrema destra) e sedicente co-fondatore di Clearview, noto anche per aver fondato WeSearchr, una piattaforma per la raccolta fondi definita “un hate group nazionalista bianco” dalla non profit Southern Poverty Law Center. Anche WeSearchr, secondo Johnson, era stato fondato con i soldi di Thiel.
A proposito di Thiel, l’investitore fattosi mentore dell’alt right, ha due proprietà particolarmente controverse: la prima è Palantir (un gigante dei big data che lavora nel campo della sicurezza per governi di tutto il mondo) e Clearview IA. Insieme, queste due realtà compongono il braccio tecno-politico dell’ex consigliere di Trump.
Nel febbraio 2021, circa un anno prima che il Garante italiano multasse l’azienda, il suo omologo canadese ha di fatto bandito Clearview dal paese per innumerevoli violazioni della privacy e lo sfruttamento di database pubblici. L’obiettivo finale della società è ambizioso: ottenere cento miliardi di foto di volti umani. E’ chiaro che per arrivarci sia disposta a tutto, compresa violare il gdpr (il regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea) come fatto in Italia. O, addirittura, andare al fronte, in Ucraina.
Secondo quanto rivelato dal New York Times, gli ucraini hanno usato gli strumenti di Clearview per riconoscere i caduti russi, specie in un caso in cui l’uniforme del soldato ucciso non aveva distintivi di nessun tipo. A rendere possibile il riconoscimento da parte dell’azienda c’è un database di venti milioni di foto prelevati da “siti social russi come VKontake”, il più diffuso social network del paese invasore. Rimangono i dubbi su questa bizzarra alleanza – a titolo gratuito, come ci tiene a precisare la ceo Ton-That. La quale, per giustificare la decisione di concedere all’Ucraina l’utilizzo della sua IA, ha raccontato: “Ricordo di aver visto video di soldati russi catturati che la Russia diceva fossero attori. Ho pensato che così gli ucraini potessero verificare le loro identità”.