L'iPod va in soffitta

Apple ha annunciato che ha interrotto la produzione del lettore musicale più famoso al mondo

Filippo Passeri

Il 2001 fu un anno di rivoluzioni. A settembre l’attentato terroristico di al Qaida alle torri gemelle e al Pentagono mandò in frantumi il mondo come lo conoscevamo, ricalibrando la previsione di “Fine della storia” di Francis Fukuyama, e portando a conseguenze che stiamo ancora vivendo. Un mese dopo, il 23 ottobre, Apple ha lanciato il rivoluzionario iPod. Era bianco, tascabile, in acciaio lucido e di forma rettangolare, e pesava poco più di 180 grammi. Era un lettore musicale portatile ma presentava tutti gli elementi essenziali dei moderni smartphone, di cui può essere considerato, a buon grado, il precursore. 

Il primo esemplare conteneva nella confezione auricolari bianchi di un colore personalizzato, grigio luna, e teneva fino a mille brani (un’infinità per l’epoca). Il successo del prodotto Apple fu travolgente e diede vita alla cosiddetta generazione iPod.
   

Dopo 22 anni, Apple ne ha annunciato la fine della produzione. Il prodotto elettronico ha cambiato il modo di ascoltare la musica e ha preconizzato il futuro successo della compagnia con la mela morsicata, che a gennaio del 2022 è diventata la prima azienda al mondo a raggiungere una valutazione di mercato azionario di ben 3 trilioni di dollari. L’iPod si inserisce in una lunga lista di prodotti che innovano l’ecosistema musicale ma tendono a sparire nel tempo, sopperendo all’avanzare delle tecnologie. Basti pensare ai giradischi, ai lettori cd, agli stereo e così via. Fa strano pensare, per esempio, che nel 1977, in Italia, il giradischi è entrato nel paniere dei beni di consumo – nel quale l’Istat inserisce i beni e i servizi più consumati dagli italiani – per uscirci nel 1996, e quest’anno nello stesso paniere è entrato lo streaming di musica. I tempi cambiano e il modo di ascoltare le canzoni pure.
   

L’iPod era figlio dei primi lettori Mp3 che cominciarono a girare a fine anni ’90, per sostituire a loro volta i walkman (il famoso lettore di musicassette prodotto dalla Sony dal 1978 al 2010). Le prime versioni degli Mp3 potevano contenere circa venti brani, consentendo così agli appassionati di traferire un paio di album dal pc alle tasche. Steve Jobs, vedendo un enorme potenziale in questi prodotti ed essendo un grande appassionato di musica, pensò che l’iPod potesse essere un aggancio per convincere i consumatori a passare ai Mac.  Il primo modello era compatibile, infatti, esclusivamente con i computer di Apple. La scommessa di Jobs si rivelò vincente: dall’introduzione dell’iPod, la società ne ha venduti circa 450 milioni e ha contribuito a creare l’ecosistema Apple in cui gran parte dei consumatori sono finiti.
 

C’è da dire che il prezzo di lancio dell'iPod (399 dollari) smorzò la domanda, limitando l'azienda a vendite inferiori a 400 mila unità nel primo anno. Tre anni dopo, però, Apple ha rilasciato l'iPod Mini, più piccolo e leggero ma con la stessa memoria al costo di 249 dollari. Il mercato è esploso, le vendite di quell'anno hanno raggiunto la soglia di 22,5 milioni. Nel tempo poi si sono succedute diverse generazioni di modelli di iPod: dal 2005 gli iPod nano, più sottili, e quelli shuffle, senza schermo; e dal 2007 gli iPod touch – sostanzialmente degli iPhone senza le funzioni del telefono. Proprio i melafonini, lanciati sei anni dopo, devono il loro enorme successo (secondo la piattaforma Above Avalon quelli attivi al mondo, nel 2020, erano ben 1 miliardo) alla nascita del fratello minore e la stessa Apple ha detto che “lo spirito dell’iPod continuerà a vivere” in tutti i suoi dispositivi che riproducono musica, a partire, appunto, dagli iPhone.

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