L'anti Thiel
Chi è Sam Bankman-Fried, il miliardario delle criptovalute che investe sui democratici
Il fondatore e ceo di Ftb, un servizio per lo scambio di criptovalute, ha un patrimonio di 20 miliardi di dollari. Ha in mente di usarli in parte per finanziare la campagna dei dem (e fare da contraltare al cofondatore di PayPal)
Sam Bankman-Fried, nato in California nel 1992, ha un patrimonio personale di circa 24 miliardi di dollari. E’ un “crypto billionaire”, uno dei tanti che si sono arricchiti con le criptovalute, ma non è un “crypto-bro”, uno di quegli evangelisti secondo cui la blockchain risolverà magicamente tutti i mali del mondo. Anzi, il piano di Bankman-Fried sembra prevedere il contrario: usare le criptovalute per fare più soldi possibile, per poi “salvare il mondo”.
L’imprenditore, noto anche con le sue iniziali SBF, è il fondatore e ceo di Ftx, un servizio per lo scambio di criptovalute con sede alle Bahamas, ma è noto per vivere ancora con dei coinquilini ed essere favorevole a una maggiore tassazione dei più ricchi. Negli scorsi giorni ha annunciato di voler investire fino a un miliardo di dollari per sostenere i democratici alle elezioni americane del 2024. Dopo aver frequentato fisica e matematica al Mit, a ventun anni SBF ha cominciato a lavorare per Jane Street Capital, una società di investimenti statunitense, dov’è rimasto fino al 2017, quando si è trasferito a Berkeley per lavorare in un’azienda no profit. Quello stesso anno, SBF ha deciso di occuparsi di bitcoin e criptovalute, un business che vedeva come il modo migliore per fare soldi, con l’obiettivo giurato di donarli, in nome di un mondo migliore. Nel 2019 fonda Ftx. La politica sembra davvero essere un elemento trainante nella vita di Bankman-Fried: nel 2020, quando aveva il 5 per cento del patrimonio che ha a disposizione oggi, fu il secondo principale donatore della campagna di Joe Biden.
Capelli spettinati, coinquilini, un sacco a pelo sempre con sé, SBF sembra essere il perfetto contraltare techno-liberal di Peter Thiel, nume tutelare della nuova destra statunitense, anch’esso diventato miliardario grazie all’ascesa del web, e oggi finanziatore e mentore di molti nomi della destra radicale, da Donald Trump a J.D. Vance. Thiel, l’uomo secondo cui “libertà e democrazia non sono più compatibili”, ha indicato una strada per la partecipazione attiva alla politica della classe di nuovi miliardari tecnologici, i cui enormi fondi potevano essere usati per manovrare e influenzare la politica. SBF vuole però provare un percorso alternativo. Negli ultimi mesi ha intensificato gli spostamenti dalle Bahamas a Washington, in una strategia politica che è culminata nell’annuncio della settimana scorsa. Se il suo piano funzionerà, secondo il New York Times, “potrebbe diventare una delle figure più influenti nella nuova era di sperimentazione tecnologica chiamata Web3”, arrivando a scrivere parte delle regole su cui si giocherà questa nuova fase di speculazione.
Il tutto avviene in un momento critico e di crisi per il settore crypto, che sta cercando di aumentare la sua influenza al Congresso. Sono problemi che riguardano lo stesso SBF, visto che la sua Ftx è accusata di avere avuto un ruolo nel recente crollo del settore delle criptovalute: molti degli utenti e investitori di Ftx scommettono sull’andamento del valore delle criptovalute, più che sulle criptovalute stesse, aumentando il fattore di rischio di questi investimenti e la volatilità dell’intero mercato. Bankman-Fried non sembra preoccupato: a lui piace il rischio. Alla base delle sue scelte, infatti, c’è un fattore noto come “expected value” (valore atteso), lo stesso che lo ha spinto a fondare Ftx. All’epoca, secondo i suoi calcoli, la probabilità che un servizio simile funzionasse era dell’un per cento; in caso di successo, però, la società avrebbe avuto un valore di 20 miliardi di dollari. Il valore atteso di Ftx era quindi il prodotto della probabilità e del valore: 200 miliardi di dollari. Il rischio era enorme ma decise di provarci. E funzionò. La promessa miliardaria in vista delle prossime elezioni sembra rientrare nello stesso modello matematico: un investimento spropositato e rischioso, ma dal “valore atteso” forse inimmaginabile.