Festa dell'Innovazione
Guardarci da lontano. Parla Simonetta Cheli (Esa)
L'Agenzia spaziale europea ha una delle sue sedi più importanti in Italia. Come funziona il Centro europeo per l'osservazione della Terra di Frascati raccontato da chi lo dirige
Guardarci da lontano, per capire meglio la terra e il nostro modo di abitarla. L’Agenzia spaziale europea ha una delle sue sedi più importanti a Frascati, a una ventina chilometri da Roma, e quello è il luogo dov’è più concreta l’applicazione delle politiche spaziali comunitarie, quello in cui si ricevono e analizzano i dati delle missioni satellitari europee – 16 missioni in tutto. Il Centro europeo per l'osservazione della Terra da qualche mese è diretto da Simonetta Cheli: un background di studi internazionali tra Yale, Firenze e il Centre d'Etudes Diplomatiques et Stratégiques di Parigi, e poi trent’anni d’esperienza all’Esa. “Lo spazio è il luogo dell’innovazione tecnologica”, dice alla Festa dell’Innovazione del Foglio a Venezia Simonetta Cheli, “lo spazio è tradizionalmente sviluppo di tecnologie innovative, soprattutto il settore dell’osservazione della terra”. I cambiamenti climatici, l’ambiente, la meteorologia, sono aree di studio in cui “nuovi strumenti, nuovi metodi di integrazione di dati, di archivio, nuove metodologie per la collaborazione con gli scienziati” sono essenziali, dice Cheli. E l’Agenzia spaziale europea, in Italia, ha un centro d’eccellenza di livello mondiale. Un luogo dove non si testano i satelliti, “ma un centro di riferimento per il trattamento dei dati satellitari relativi all’ambiente e all’osservazione della terra”, dati acquisiti attraverso un sofisticato sistema di collaborazione di stazioni al suolo.
“Ogni novanta minuti i nostri satelliti vedono in modo diverso e con strumenti diversi quello che è lo stato di salute del nostro pianeta”, spiega Cheli, e che fanno parte della nostra vita quotidiana più di quanto si possa immaginare.
Cheli fa l’esempio del meteo, “quello che tutti guardiamo ogni giorno, ma non tutti sanno che l’Agenzia spaziale europea è stata l’organismo che alla fine degli anni Settanta per prima ha sviluppato e lanciato il satellite meteo”. “Oltre a raccogliere questi dati, da Frascati li distribuiamo agli utenti”, secondo una politica free&open, cioè accessibile a tutti: centri di ricerca, istituzioni, ma “anche il mondo di chi vuole fare impresa”, dice Cheli, e ci tiene a ricordare che “i dati che noi distribuiamo sono accessibili a tutti, anche a chi fa innovazione e impresa con i dati spaziali”.
E per questo l’Esa da qualche anno ha messo a disposizione a Frascati anche il laboratorio d’innovazione, “modello Silicon Valley”, dice Cheli, “dove collaboriamo con il mondo accademico industriale e istituzionale per promuovere lo sviluppo di tecnologie satellitari collegate all’osservazione della terra, e soprattutto di supporto a progetti che hanno un potenziale commerciale”. Cheli fa l’esempio di un’agenzia di assicurazioni, con cui hanno lavorato di recente, che voleva studiare l’impatto della grandine monitorata dai dati satellitari.
E c’è ovviamente una componente di attualità, nel lavoro quotidiano dell’Esrin. Per esempio da anni alcuni satelliti monitorano i dati agricoli in Ucraina, e già l’Esa sta facendo delle previsioni su quale sarà l’impatto sull’agricoltura nell’area. Subito prima c’era stata l’elaborazione dei dati legati alla pandemia e al Covid, e al movimento di merci e persone.
Presto ci sarà un progetto tutto italiano a contribuire alle costellazioni dell’Esa: “Iride è un progetto italiano, finanziato dal Pnrr”. A dicembre il nostro esecutivo ha fatto un accordo con l’Esa per avere il supporto tecnico e creare un progetto integrato “per la costruzione di questa costellazione. Con dei tempi molto impegnativi, perché nei piani si tratta di lanciare una costellazione entro il 2025, ma si tratta anche di avere dei servizi per utenti istituzionali e servizi di valore commerciale”.
Lo spazio è anche competizione, dice Cheli, “e negli ultimi anni ci sono sempre più iniziative commerciali. Non è più soltanto istituzionale, com’era tradizionalmente”, ma resta il fatto che nessun paese può adottare politiche spaziali competitive e innovative senza la collaborazione. E resta quindi uno dei luoghi che meglio rappresenta l’integrazione europea.