Festa dell'innovazione

Guidi (Dis): “La censura non la facciamo noi ma Putin”

La vicedirettrice del Dipartimento informazioni per la sicurezza alla Festa del Foglio chiarisce: "Il nostro non è un lavoro ma un sistema di sicurezza della Repubblica"

Alessandra Guidi, vicedirettrice Dis, intervenendo alla Festa dell’innovazione del Fogliochiarisce l’importanza del lavoro che fa l’intelligence per contenere i cyberattacchi e la disinformazione: “La guerra in Ucraina ha fatto riemergere alcuni problemi, in primis quello della cybersicurezza anche se per gli addetti ai lavori era già fondamentale. Questo tema è una criticità per il nostro paese perché la digitalizzazione in Italia è tardata a partire e tuttora continua a zoppicare. Recentemente con l’istituzione dell’agenzia nazionale abbiamo assunto una postura di svolta perché l’attività prima era assegnata all’Intelligence, ma evidentemente non era sufficiente, serviva un organismo apposito”. 

 

L’Italia nell’essere un paese poco digitalizzato ha un vantaggio: “Non siamo più esposti di altri paesi alla manipolazione dei fatti, perché l’utente medio si informa tramite i canali tradizionali. Il nostro lavoro non è un servizio, ma un sistema di sicurezza della Repubblica”. Per questo è approssimativo parlare di censura per l'oscuramento dei giornali stranieri come Russiatoday e Sputnik: “Si è trattato di un’operazione di sicurezza interna. Dobbiamo considerare che in alcuni stati, come la Russia, non esiste un livello di comunicazione che possa distaccarsi da quella di stato, non esiste la stampa libera ma quella di partito. Per un paese come noi è inconcepibile una cosa del genere, per questo facciamo difficoltà a muoverci in questo campo. Noi lavoriamo proprio per questo, perché i cittadini possano formarsi una opinione libera senza essere manipolati da agenti stranieri”.  

 

In questi anni c’è stata una sottovalutazione della guerra ibrida che comprende anche il fronte della cyberwar: “I tentativi di ingerenza hanno una ragion d’essere politica per avere un dominio sul piano economico, sottraendo asset e knowhow fondamentali. È una minaccia persistente e datata, su cui stiamo lavorando da anni. Lo step di innovazione che è stato compiuto dall’intelligence è stato quello di capire in che direzione doveva andare l’analisi”. Ma cosa significa minaccia ibrida? “Sono quelle modalità con cui un paese aggressore prova ad appropriarsi di asset economici oppure attaccare i paesi con armi di disinformazione”.
 

La vicedirettrice della Dis parla anche della difficoltà nel "distinguere il terreno dello scambio di opinioni, che è legittimo in democrazia, da quello della manipolazione dei fatti, che nasce con l’esigenza di condizionare processi democratici o elettorali". "È un lavoro molto impegnativo saper discernere l’hater dall’agente russo che inquina il dibattito con uno scopo preciso e politico. Questo lavoro appartiene al campo dell’intelligence, va praticato con equilibrio e può essere attivato solo quando c’è un rischio serio e attuale. L’indagine è qualcosa di tecnicamente preciso, l’intelligence si muove con coordinate che sono il controllo giudiziario governativo e parlamentare. Altra cosa è raccogliere informazioni, quello è doveroso per uno screening precedente, che va fatto quotidianamente”.