Sono stato epurato
Caro Musk, per restare su Twitter devo diventare uno dei profili fake che odi?
Di solito la piattaforma mi spiega i giorni che devo passare in castigo. Ma questa volta ho violato le "regole contro gli abusi e le molestie" e sono stato bannato a vita, come Trump. In Italia l’unica cancel culture che ha effetto immediato è quella delle regole dei social network
Gentilissimo Elon Musk,
sono stato sospeso definitivamente da Twitter. Sospeso definitivamente in italiano si dice cacciato. Se lei è come i miei amici, sempre pronti a colpevolizzarmi, si chiederà che cosa ho fatto di male. Un tizio senza identità mi ha sarcasticamente scritto: “Pensa quando scoprirai che i neri non hanno tutti il cazzo enorme e il ritmo nel sangue”. Voleva stigmatizzare i miei pregiudizi. Gli ho risposto: “Non lo avranno enorme quelli che frequenta lei, mi dispiace molto”. Ok non ho scritto “frequenta”, ho scritto un’altra parola, ma ci siamo capiti. Quindi di male che cosa ho fatto? Ho risposto a un tizio con una battuta.
In questi casi, mi è già capitato, sono recidivo, Twitter mi spiega il numero di giorni che devo passare in castigo. Ma questa volta ho violato le regole contro gli abusi e le molestie e: “Non puoi partecipare a molestie indirizzate a terzi o incitare qualcuno a fare lo stesso. Non puoi neanche desiderare o sperare che qualcuno venga danneggiato fisicamente”. Ammesso che una frase in forma dubitativa sia incitamento a molestare il prossimo, se i cazzi non erano enormi in che modo ho “sperato” di danneggiarlo fisicamente? Qui mancano le basi. Musk, lei crede al pensiero magico?
Potrei dare la colpa all’algoritmo. Ma non è così. Questa è una versione ottimista. Quando ho chiesto la revisione del mio caso ho ricevuto una mail in cui mi si spiegava che avrebbero bloccato ogni mio nuovo account. Daspo a vita, come Donald Trump. Non mi sono arreso, ho chiesto aiuto a una persona che lavora per Twitter, gli ho detto che avevo litigato con uno. Ma che gli hai detto? Gli ho detto che frequenta normodotati. Mi ha risposto che per me non c’era nulla da fare: “sono parole molto brutte”. Per gli americani il problema era perpetrare lo stereotipo razzista, per l’Italiano il problema è scrivere la parolaccia. Signor Musk lei dice mai parole molto brutte?
Sono anni che cerco di farmi cancellare scrivendo cose irriferibili. Ero pronto a pagare militanti di instagram per farmi mettere alla gogna e scopro che in Italia l’unica cancel culture che ha effetto immediato, gentilissimo signor Musk, è quella impersonale delle regole dei social network. La policy di Twitter produce ingiustizia. Non nel mio caso. Diciamoci la verità: nel mio caso sono stato giustamente punito per aver usato un linguaggio sgradevole come se parlassi in una conversazione privata. Essere bannato a vita mi fa sentire un freak, uno di quelli che girano con il pappagallo sulla spalla. Signor Musk, lei ha mai avuto un pappagallo?
Ammetto di aver fatto una battuta volgarissima, personale, sconcia, e per di più in un luogo pubblico. Una società privata, quella che lei intende comprare per liberarla da queste regole, ha tutto il diritto di cacciarmi. Però un’azienda privata mi ha consentito di usare un tipo di linguaggio che mi contraddistingue professionalmente, sempre un po’ al limite della tourette e del pappagallo sulla spalla, e ora mi obbliga a rispettare condizioni di civiltà. Se non mi piace posso sempre usare aprirmi un social network. Signor Musk, lei crede nel monopolio?
Potrei creare un nuovo account, Manuele Perrozzi, ricominciare una nuova vita, usare una nuova e-mail, fingere d’essere un altro, più buono, più inclusivo, meno volgare. Uno di quelli con la bandierina arcobaleno nel nick e i pronomi in bio. E poi diventerei uno di quei profili fake che lei intende gassare. Sono stato cancellato per quello che sono e potenzialmente cancellabile per quello che non intendo essere. Signor Musk, le chiedo un favore, se acquista Twitter non mi sblocchi. Va bene così.
Saluti