Con la creazione di un cloud europeo Huawei prova a rassicurare la politica
Parlare di tecnologia a questi livelli significa parlare di politica. E così anche il gruppo di Shenzhen entra in quel percorso di pacificazione che il governo cinese sta operando da tempo con le autorità europee
Se Huawei continua a pagare dazio nel mercato degli smartphone dopo il ban statunitense del 2019, dal lato enterprise continua a rimanere una dei protagonisti globali. Ieri si è tenuta la terza edizione dell’Enterprise Day dove, in quel di Cernobbio, all’insegna del tema “Digitalize the Future”, Huawei non solo ha ribadito il proprio impegno a porsi come partner per sostenere la trasformazione digitale della società ma anche la propria capacità sistemica di rispondere alle esigenze delle aziende. Cosa significa?
Non solo politica, ecco perché Huawei piace ancora alle aziende
Parlare di tecnologia a questi livelli significa parlare di politica. Tanto importante la prima quanto fondamentale la seconda. L’importanza dell’evento per Huawei era chiara, a partire dalla presenza sul palco del ceo di Huawei Italia, Wilson Wang, che ha ricordato alla folta platea – composta da partner e addetti ai lavori – i cospicui investimenti in ricerca e innovazione che nel solo 2021 valevano circa 22,4 miliardi di dollari. Insomma Huawei c’è. E vuole restarci. Del resto, come hanno ricordato i rappresentanti della compagnia, gli stessi operatori italiani ed europei non hanno molta scelta fino a quando, grazie a una provvidenziale operazione di stoccaggio, i magazzini Huawei, in barba alla crisi mondiale dei chip, riescono a consegnare ai clienti i prodotti in meno di due settimane.
A confermarlo Alexandre Grandeaux, cto Huawei Enterprise Italia, che ci ha ricordato che, almeno per quanto riguarda questa fetta di mercato, le aziende continuano a scegliere Huawei. A prescindere dagli avvertimenti della politica e dalle paure dei consumatori, infatti, questo settore del mercato non risente né della crisi né della contrazione della domanda. Anzi. Anche perché, come sa bene il governo cinese, fare affari con l’Europa conviene. In Italia, per esempio, Huawei è presente da diciotto anni e continua a offrire soluzioni a privati e istituzioni pubbliche. Il nuovo obiettivo, grazie anche ai fondi Pnrr, sono le istituzioni scolastiche e quelle ospedaliere: per questo Grandeaux vede ancora grandi prospettive di sviluppo, per esempio sulle opportunità che si stanno aprendo con la crescente infrastrutturazione in fibra, in particolare in modalità Fiber to the home (quella che arriva nei palazzi, ndr).
La grande novità: Huawei Cloud apre in Europa
La notizia che completa la normalizzazione dei rapporti, come un ponte virtuale tra Cina e il nostro continente, è l’arrivo dell’offerta Huawei Cloud in Europa. Sembra una cosa da poco, invece è un tassello che mancava nel completamento della globalizzazione dei servizi enterprise. Ad anticiparla è stato lo stesso Alexandre Grandeaux, che ne ha annunciato la partenza nei prossimi giorni. Il servizio, di cui possiamo confermare il via dal 30 settembre, va ad aggiungersi ai servizi offerti alle aziende ma soprattutto entra in quel percorso di pacificazione che il governo cinese sta operando da tempo con le autorità europee. Una mossa che, in un colpo solo, vuole rassicurare non solo i clienti ma soprattutto la politica con l’impegno ad integrare il proprio ecosistema nell’orbita legislativa occidentale.
Non a caso lo scorso luglio la società cinese aveva annunciato la nona edizione del programma di training “Seeds for the Future”, un progetto che si inserisce nell’ambito dell’adesione all’iniziativa del “Patto per le competenze” della Commissione Europea, e rappresenta il principale programma di responsabilità sociale a livello globale di Huawei.
Intanto il nuovo cloud irlandese promette prestazioni di assoluto livello, con latenza inferiore ai 20 ms ai partner di mezza Europa. Insomma, dove non può la politica ci pensa l’offerta commerciale.