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Il pericolo più grande per Musk è far arrabbiare insieme l'Ue, Apple e Google
La libertà di espressione che il nuovo proprietario del social network vuole garantire comprende anche messaggi d'odio e violenti. Ma le norme europee e gli standard dei marchi privati hanno più di un paletto. Al fondatore di Tesla conviene "non oltrepassare il limite"
Lo scorso 28 ottobre Elon Musk ha celebrato il suo acquisto di Twitter annunciando che “l’uccellino era libero”: il messaggio trionfale si riferiva alla missione, dichiarata dall’imprenditore, di riportare “la libertà d’espressione” nella piattaforma. Nei giorni seguenti, sono tornati online utenti che erano stati banditi per messaggi d’odio e violenti, da Kanye West a Donald Trump.
Tra le migliaia di risposte che il tweet ha ricevuto ce n’era una particolarmente interessante: veniva dall’account di Thierry Bresson, il Commissario europeo per il mercato interno, che rispose con una precisazione: “In Europa, l’uccellino volerà secondo le nostre leggi”. Anche se non sembra, dietro a questo strambo scambio di messaggi in codice, si cela uno dei principali rischi per il social guidato da Musk. L’Unione europea ha da poco approvato il Digital Services Act, un nuovo pacchetto di regole mirato a rilanciare l’innovazione nel continente e a “creare uno spazio digitale più sicuro in cui siano protetti i diritti fondamentali di tutti gli utenti”. Sulla base di questo, le autorità possono ordinare alle aziende tecnologiche di rimuovere contenuti sulla base di leggi nazionali o europee. Musk ha più volte confermato che agirà in rispetto alle norme locali, ma non è chiaro come queste imposizioni e il suo assolutismo nei confronti della libertà d’espressione conviveranno.
Il capo di Tesla ha più volte criticato la decisione da parte dell’Ue di bandire i media di stato russi dopo l’invasione dell’Ucraina, tra tutti Russia Today, arrivando a difendere la testata propagandistica in una serie di messaggi privati con un investitore (pubblicati nel corso della battaglia legale contro Twitter che ha preceduto la sua acquisizione definitiva). Ci sono poi i casi nazionali più urgenti, come quello tedesco. In Germania sono in vigore leggi particolarmente stringenti nel confronto delle espressioni razziste e di odio, come la “NetzDG”, che prevede multe fino a 50 milioni di euro per le aziende che non garantiscono il rispetto della legge nelle piattaforme digitali.
Il problema non è solo filosofico, ovvero radicato nella presunta volontà di Musk di dare voce a tutti: secondo molte persone, tra cui Yoel Roth, ex responsabile della sicurezza di Twitter, il social network non avrebbe più il personale in grado di moderare i contenuti, anche qualora avesse intenzione di provarci. Senza contare poi la questione dei licenziamenti, annunciata in modo caotico e facilmente attaccabile da tutti quei dipendenti delle divisioni europee dove le leggi sul lavoro sono rigide (in Germania si sono già organizzati e sono pronti a denunciare l’azienda).
I pericoli non vengono soltanto dagli enti nazionali e sovranazionali. Lo stesso Roth, in un editoriale pubblicato dal New York Times, ha parlato di altre due realtà che rischiano di mettere nei guai l’uccellino liberato da Musk: Google e Apple. Due aziende private, questa volta, ma dal potere gigantesco nel campo digitale, soprattutto grazie a Play Store e App Store, i negozi digitali con cui gli utenti Android e iPhone scaricano le app nei loro dispositivi. Anche questi store hanno regole precise, che la nuova gestione di Twitter rischia di violare: “Il mancato rispetto delle linee guida di Apple e Google sarebbe catastrofico”, secondo l’esperta di sicurezza, perché potrebbe risultare nell’espulsione di Twitter dagli app store, “rendendo più difficile per miliardi di potenziali utenti ottenere i servizi di Twitter. Ciò conferisce ad Apple e Google un enorme potere di plasmare le decisioni prese da Twitter".
Su questo fronte, all’inizio della settimana, sono arrivate notizie poco promettenti per Musk: Phil Schiller, storico dirigente di Apple, ha disattivato il suo profilo Twitter personale, mentre quello ufficiale dell’azienda risulta vuoto, con tutti i tweet rimossi. Un gesto che potrebbe rivelarsi una trovata pubblicitaria ma che rischia di essere una dichiarazione nei confronti della nuova gestione dell’app.
Le linee guida di Apple per i servizi che vogliono avere spazio nell’App Store sono semplici: garantire “un’esperienza sicura per gli utenti” e non “oltrepassare il limite”. Quale limite? Quello che Twitter ha superato nella prima confusa fase della gestione Musk, quando sono comparsi migliaia di messaggi con contenuti razzisti, condivisi da account che avevano appena comprato la spunta blu, in un Far West che non sembra piacere a nessuno. Tranne che a Elon Musk.