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L'analisi

Uno studio mostra quanto sono grandi le perversioni cospiratorie su Telegram 

Pietro Minto

L’ultimo report della no profit tedesca Cesam si concentra sul controverso rapporto tra gli angoli più angusti della politica occidentale e il social dell'imprenditore russo Durov. Da QAnon ai No Vax spopolano scetticismo, populismo e rabbia sociale

QAnon è una teoria cospiratoria assurda, nata negli Stati Uniti negli anni del trumpismo, secondo la quale, volendo sintetizzarla, il mondo intero sarebbe al comando di una cabala di satanisti pedofili. Rappresenta l’apice della paranoia, la teoria del complotto definitiva, in grado di far sembrare i terrapiattisti gente aperta al dialogo. Con l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca e gli arresti tra gli eversivi che parteciparono all’assalto del Campidoglio di Washington il 6 gennaio 2021, anche QAnon sembra essere sparita dall’etere, consumata dagli eventi. In realtà, pur avendo perso pezzi ed essendosi evoluta in varianti sempre più estreme, la teoria è ancora attiva lontano dagli schermi e dai feed principali, e ha messo radici in tutto il mondo. La si trova soprattutto su Telegram, l’app di messaggistica istantanea che è diventata particolarmente cara a un sottobosco di estremisti e cospiratori vicini a QAnon, ma anche al movimento No vax.

Il controverso rapporto tra gli angoli più angusti della politica occidentale e Telegram è il cuore dell’ultimo report della no profit tedesca Cesam (Center für Monitoring, Analyse und Strategie), che racconta come Telegram sia diventato fondamentale per la diffusione delle ideologie cospiratorie e dell’estrema destra. Se negli Stati Uniti il rapporto tra cospirazione e l’applicazione è legato a doppio filo con la carriera politica di Donald Trump, il punto di flesso europeo coincide con il 2020 e l’epidemia da Covid-19, potente catalizzatore di scetticismo, populismo, rabbia sociale, e tesi antiscientifiche, che hanno trovato habitat naturale in questo servizio (oltre che su 4chan e Discord).

Telegram è stata fondata nel 2013 dall’imprenditore russo Pavel Durov, già creatore del social network VKontakte, molto diffuso in Russia, che ha lasciato nel 2014 dopo una lunga disputa con una parte della proprietà, ritenuta vicina al Cremlino. Anche per via di questi precedenti, Telegram è nato con una forte vocazione libertaria: secondo un articolo di Wired del 2022, la società avrebbe circa 30 dipendenti e non offre alcun servizio di moderazione dei contenuti (al di là della pornografia illegale e di aperti inviti alla violenza). Qui, tutti possono scrivere tutto senza alcuna ripercussione, e lo si fa organizzandosi in “canali”, delle chat a cui è possibile iscriversi per ricevere aggiornamenti su un determinato tema. Il tutto, aggirando i feed e gli algoritmi di raccomandazione. Anche per questo la stessa Wired ha definito Telegram “l’anti Facebook” per la sua capacità di rendere virali contenuti in modo alternativo e impercepibile ai più.

Per Durov, questa app “è un’idea, l’idea che ogni abitante del pianeta abbia il diritto alla libertà”. Pochi dipendenti e tutela assoluta della libertà d’espressione: Telegram sembra rappresentare l’ideale a cui il Twitter di Elon Musk sostiene di tendere, ma nasconde anche tutte le insidie di una piattaforma sterminata in cui tutto (o quasi) è lecito. Sui canali più estremisti, nota il Cesam, “sono stati discussi apertamente piani per colpi di stato e atti di terrorismo, e i contenuti antisemiti sono stati diffusi in grandi quantità”. Ci sono poi “media alternativi” che hanno audience di milioni di persone, in grado di raccogliere fondi per sostenere imprese editoriali influenti e ormai ricche, che hanno trovato nella guerra in Ucraina un nuovo vettore di crescita.

Il report porta a esempio il movimento tedesco No vax dei  “Querdenken” (traducibile in italiano con “bastian contrari”), le cui teorie del complotto sono arrivate nella realtà, concretizzandosi in diverse proteste pubbliche anche a Berlino. Canali simili sono spuntati in tutto il continente contribuendo alla crescita di “Qlobal Change”, canale dedicato all’esportazione extra Stati Uniti di QAnon, passato dai 15 mila iscritti della fine del 2019 ai 140 mila della fine del 2020.

Secondo gli autori dello studio, però, l’idea che Telegram sia del tutto superiore alle richieste dei governi (e delle molto organizzazioni che chiedono maggiore attenzione ai contenuti eversivi) è in parte errata. Nel 2018 l’app fu momentaneamente rimossa dall’App Store da parte di Apple a causa di alcuni “contenuti inappropriati”, e dopo l’attacco al Campidoglio, per poi tornare a disposizione degli utenti iPhone. Nel 2021 l’associazione Coalition for a Safer Web ha anche denunciato Apple per aver permesso a Telegram di tornare online, definendola un “superspreader” di discorsi d’odio, “anche al confronto di Parler”, il famigerato social d’estrema destra che fu essenziale nell’organizzazione dell’attacco del 6 gennaio 2021.

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