rischi e benifici
L'Intelligenza artificiale è positiva, ma la transizione sarà dolorosa
Come sempre nella storia dell’umanità, ogni grande rivoluzione tecnologica ha comportato stravolgimenti. E questa relativa al machine learning non fa differenza. Nei prossimi anni la perdita di posti di lavoro che ci aspetta sarà molto particolare, con conseguenze sociali e politiche che rischiano di essere esplosive. Occorre pianificare
Il machine learning (Ml), o apprendimento automatico nell’italico idioma di ritorno, sta avendo un enorme impatto positivo in molti ambiti della nostra vita, e gli esperti concordano sul fatto che continuerà a farlo nel prossimo futuro. In medicina, il Ml rivoluzionerà la diagnosi e il trattamento di molte malattie, dal cancro alle cardiopatie, grazie a un più efficiente uso dei dati genetici e clinici dei pazienti. La lettura e l’interpretazione di un’ecografia o di una tomografia diventerrano più affidabili e rapide, grazie alla visione artificiale in ausilio ai medici. In ambito finanziario, la lotta alle frodi telematiche e alle transazioni sospette diverrà sempre più precisa.
Questo porterà grandi benefici al sistema, e agevolerà il lavoro di banche e regolatori. Grazie a robo-advisor più autonomi e affidabili, investire diventerà più economico e accessibile, rendendo i mercati più efficienti e favorendo una migliore allocazione delle risorse. Gestire i rifiuti e la loro logistica sarà più semplice. Nella scienza, enormi quantità di dati potranno essere analizzati efficientemente e velocemente, aiutando i ricercatori a fare più scoperte, così come a comprendere meglio fenomeni complessi, come la struttura delle proteine o la dinamica del cambiamento climatico. Nei trasporti, il Ml migliorerà la sicurezza stradale per tutti, grazie ai tanti sensori che renderanno i nostri veicoli più sicuri, senza parlare dei veicoli a guida autonoma, che potrebbero rivoluzionare i trasporti pubblici. Grazie ai Large language model (Llm), quelli dietro sistemi quali ChatGpt per intenderci, le traduzioni automatiche saranno sempre più affidabili e, in combinazione con altri strumenti della galassia Ml, anche l’interpretariato diventerà alla portata di tutti, disponibile in ogni smartphone. Redigere contratti, riassumere lunghi documenti in poche pagine, scrivere un romanzo, persino l’articolo che state leggendo sarà qualcosa che le macchine faranno per noi. Anzi, lo è già. Sì, quello che avete letto fino a ora non l’ho scritto io, ma ChatGpt grazie a qualche semplice istruzione. Il sottoscritto si è limitato ad aggiungere un paio di avverbi e il commento sull’italico idioma.
A questo punto il correttore, il giornalista, il direttore o chiunque leggerà queste righe all’interno della redazione del Foglio dovrebbe avere un sussulto, per poi iniziare a pensare seriamente al proprio futuro, a quello della propria professione. Se è innegabile che il Ml ha il potenziale per apportare numerosi vantaggi nelle nostre vite, allo stesso modo è chiaro che creerà problemi e rischi, che sarebbe opportuno iniziare a studiare ora, per approntare le necessarie contromisure. Nelle poche righe che mi restano, che garantisco di scrivere in prima persona, mi focalizzerò solo su uno dei problemi della diffusione massiccia del Ml: la perdita di posti di lavoro.
Non parlerò di tante altre questioni potenzialmente esiziali se ignorate o mal gestite, dall’uso a cuor leggero del riconoscimento facciale all’abuso dei dati personali, dai bias algoritmici alla cyber-security, dalla produzione di fake news credibili alla più generale creazione di rischi di concentrazione e di coda per una sciocca sottostima modellistica. Nella storia dell’umanità, ogni grande rivoluzione tecnologica ha distrutto posti di lavoro, ma ne ha anche creato di nuovi, spesso migliori. Pensiamo alla prima rivoluzione industriale. Lo stesso accadrà grazie al Ml e all’Intelligenza artificiale (Ia). Certo, al livello del singolo la perdita del lavoro è una tragedia, ma per la società l’avanzamento che la nuova tecnologia permette è un grande vantaggio. Avere farmaci sempre più efficaci in tempi sempre più brevi è qualcosa che nessuno sano di mente criticherebbe.
Eppure, nei prossimi anni la perdita di posti di lavoro che ci aspetta sarà molto particolare, e le conseguenze sociali e politiche rischiano di essere esplosive. Per la prima volta, vedremo quello che esagerando possiamo chiamare il luddismo dei professionisti. Perché per la prima volta non saranno solo i lavori umili e a minore specializzazione a sparire, a causa dell’automazione, ma anche molti lavori considerati nobili, intellettuali. Non saranno solo gli operai a diminuire, o i cassieri dei supermercati, o i segretari sostituiti dagli assistenti vocali. Questa volta sono a rischio i responsabili delle risorse umane (si vedano i recenti annunci di Ibm), gli avvocati, i notai, gli ingegneri, i commercialisti, i programmatori, i docenti, e la lista è solo all’inizio. Per esempio, ai legali consiglio di andare a vedere cosa vogliono fare società come DeepJudge, con grandissimo e innegabile beneficio per i più, ma con grande detrimento per chi di contrattualistica si occupa. E non parliamo poi degli smart contract, se recepiti dall’ordinamento.
Rispetto al passato, inoltre, riconvertirsi una volta perso il lavoro diventerà più difficile. Richiederà ingenti investimenti in formazione e fatica, ma non nella forma dei corsi farsa cui ci siamo abituati negli anni. Corsi seri, corsi difficili. E tanti, va detto chiaro e tondo, rimarranno indietro, non saranno in grado di aggiornarsi. Per questo, oltre a parlare di tagli temporanei del cuneo fiscale, sarebbe il caso che le parti sociali e la politica iniziassero seriamente a ragionare di come il lavoro cambierà, e con esso lo stato sociale che dovrà sopportare una transizione dolorosissima.
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