Non adottare i limiti europei sul 5G ci costa 4 miliardi di euro
L'Italia è l'unico dei grandi paesi comunitari ad avere limiti più stringenti alle emissioni elettromagnetiche di quelli consigliati dall'Icnirp. Eppure i No 5G stanno scomparendo e alzare le emissioni elettromagnetiche della telefonia mobile consentirebbe un minor consumo di energia e di suolo
L'Italia è l'unico dei grandi paesi comunitari a non aver adottato gli standard consigliati dall'Icnirp, la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti. Non è un record di cui vantarsi, anzi, secondo Asstel, continuare con l'adozione di limiti più stringenti alle emissioni elettromagnetiche potrebbe comportare un costo aggiuntivo di circa 4 miliardi di euro a tutto il sistema nazionale. Una discussione che nasce da lontano e che storicamente ha coinvolto anche altri paesi europei che però nel frattempo stanno cambiando idea. Lo stanno facendo anche i più refrattari come la Polonia, che si è uniformata ai limiti internazionali dal 2020, e perfino la regione di Bruxelles che ha avviato un processo di modifica della normativa.
Il decreto che (quasi) tutti vogliono
Se il Parlamento non ha ancora legiferato, le telco nazionali non sono state ferme. Da tempo spingono per adeguarsi ai parametri europei e il fatto che circoli una bozza di decreto legge che prevede l'aumento dei valori dei limiti in linea con le politiche di sviluppo europee rappresenta una buona notizia. Tuttavia c’è chi non è d'accordo. Assoprovider, l'associazione nata per difendere gli Isp più piccoli, non ci sta e ha diffuso una nota per evidenziare come l'aumento dei limiti potrebbe mettere a rischio i loro aderenti e i territori in cui operano. Si parla anche di rischi per la salute, ma in realtà il problema è prettamente economico: la necessità di rimanere nel mercato è fondamentale per ogni azienda e per questo Giambattista Frontera, presidente di Assoprovider, sostiene che l'aumento dei limiti favorirebbe solo le grandi aziende del settore, escludendo di fatto gli operatori più piccoli.
Il limite dei limiti attuali
La concorrenza è sacrosanta, ma la situazione rimane complessa e va risolta. Se Assoprovider scrive che con emissioni più alte non ci sarebbe un vero vantaggio nella riduzione del digital divide, poiché il territorio italiano è più complesso dal punto di vista orografico rispetto ad altre aree d'Europa, rendendo più difficile l'implementazione di reti efficaci in tutto il paese, dall’altro lato non si può accettare una copertura 5G che non comprenda anche le zone più remote. Non solo per il “Piano 5G” in corso, ma anche per una questione di equità territoriale che da tempo associazioni come Uncem pongono come tema politico. In Italia, infatti, i limiti sulle emissioni elettromagnetiche della telefonia mobile sono fissati a 6 V/m mentre, nella bozza in discussione, si prevede l’innalzamento fino ad un valore di 24 V/m. Non serve conoscere a fondo la materia per comprendere come, per i fautori, sia una modifica normativa talmente importante da produrre effetti positivi a tutto tondo, a partire dal freno alla proliferazione degli impianti. Non è un paradosso: con limiti più alti diminuirebbe l’impatto ambientale conseguente al maggior consumo di energia e di suolo e, allo stesso tempo, favorirebbe la competitività delle telco non più chiamate a installare nuove antenne. Ma i problemi (leggasi alla voce fake news) che si sono letti per anni in rete che fine hanno fatto?
Il 5G non fa più paura
Secondo l’analisi presentata ieri da Bytek e I-Com, i timori legati alle frequenze della quinta generazione, alle antenne e all'inquinamento elettromagnetico stanno diminuendo notevolmente ovunque. Nel nostro paese questi timori sono perfino minori rispetto a quelli di altre realtà come Francia, Spagna e Usa. Insomma, le paure dei cittadini sul 5G sono ormai marginali. Nonostante sia largamente diffusa l’idea che la popolazione nutra timore per l’inquinamento elettromagnetico e abbia una certa avversione per l’installazione delle antenne, le ricerche sul web relative al 5G e correlate a un sentimento di paura mostrano un andamento fortemente decrescente: in Italia sono scese dal 13 per cento del totale nel 2020 al 2,8 per cento del 2022, anno nel quale si sono registrate solo 144,5 ricerche di questo tipo ogni 100.000 abitanti. Una vittoria niente male, i No5G stanno scomparendo in attesa del prossimo complotto.