tecnologia
Il futuro poco ispirato di Apple Vision, una realtà “aumentata” da 3.500 dollari
La realtà virtuale è ancora lontana e tutti i visori ancora non riescono a costruire un ambiente digitale immersivo. Le differenze con quelli di Meta Quest 3 e poche risposte
Di Apple Vision Pro, il nuovo visore presentato da Apple lunedì, sapevamo già molto. Da mesi circolavano voci dall’interno dell’azienda: dubbi, scetticismi, critiche su un prodotto ritenuto non ancora pronto per il mercato ma fortemente voluto da Tim Cook, amministratore delegato. Sapevamo molto, ma non il nome. Secondo alcune voci, il nuovo visore si sarebbe dovuto chiamare Apple Reality ma a quanto pare Apple ha preferito la parola Vision, forse per distanziare il più possibile il dispositivo dal concetto di “realtà virtuale”.
Anche perché il nuovo visore è pensato perlopiù per la realtà aumentata, quella in cui non si crea un ambiente digitale immersivo (come nella realtà virtuale) ma ci si limita ad aggiungere elementi digitali all’ambiente reale. Nonostante ciò, durante la presentazione, non si è fatto grande uso dei termini in questione né tantomeno dell’ormai radioattivo “metaverso”; al loro posto, Cook ha ripetuto molte volte il concetto di spatial computing (computer spaziale), mostrando vari modi in cui sarebbe possibile usare il visore come sostituto di un computer da lavoro.
Da qualunque parti si osservi il keynote di Apple, è difficile pensare che sia stata una buona notizia per Meta, gruppo che da almeno due anni ha investito buona parte del suo futuro nella costruzione del metaverso. Proprio la scorsa settimana l’azienda ha presentato Quest 3, l’ultima generazione di visori, anticipata a sorpresa proprio per salvarla dalla potenza mediatica di Apple, in grado di dominare diverse settimane di copertura giornalistica del settore. Un tentativo disperato e vano, visto che l’intero settore della realtà virtuale/aumentata sarà inevitabilmente scosso dal nuovo prodotto, la cui uscita è prevista per il 2024, a un prezzo di 3.499 dollari (solo negli Stati Uniti, inizialmente).
Sia chiaro, sono pochi i giornalisti e creator che hanno potuto usare Vision Pro, e con scarsa libertà d’azione. E’ probabile che le voci interne ad Apple avessero ragione e che il prodotto non sia ancora pronto del tutto. Ma allora perché presentarlo lo stesso? Pare che la decisione sia stata presa nel 2021, anno in cui il gruppo Facebook cambiò nome in Meta annunciando il metaverso, ma anche l’anno del lancio dei Ray-Ban Stories, collaborazione tra il gruppo Luxottica e Meta, un paio d’occhiali da sole pensati per registrare brevi video. All’epoca il futuro sembrava doversi sviluppare in una direzione chiara, la costruzione di un’altra realtà virtuale, che andava dalla citata Meta ai visori Hololens di Microsoft passando per realtà come Htc ma anche la Playstation VR.
Questo il solco seguito soprattutto da Meta, che ha immaginato uffici virtuali dove tenere riunioni virtuali usando avatar animati, dando spazio a un’idea di futuro e di realtà virtuale ufficio-centrica. Cook e i suoi hanno fatto il possibile per allontanarsi da quell’idea, presentando Vision Pro come un computer indossabile attraverso il quale accedere ai programmi che tutti conosciamo – dal browser alle mail.
“Sì, ma perché?” rimane una domanda, “la” domanda, a cui nessun visore da realtà virtuale è riuscito finora a rispondere. Le applicazioni esistono – nei videogiochi e non solo – ma non sono per ora esclusive alla “realtà mista” (come viene chiamato il mix tra realtà virtuale e aumentata) e tendono a stufare la maggior parte degli utenti, non ancora pronti ad allacciarsi un supercomputer portatile alla testa per guardare foto o video. E’ successo anche lunedì, durante la presentazione, quando uno dei tanti video promozionali e dimostrativi preparati da Apple ha mostrato una donna indossare Vision Pro per guardare un film. Mentre era seduta sul divano di casa. Davanti a lei, la tv spenta.
Sicuramente Apple troverà un modo di commercializzare anche questo prodotto ma l’effetto di Vision Pro, per ora, è simile a quello degli altri visori di questo tipo, che sembrano una reliquia da un futuro poco ispirato, in cui le persone si comportano in modo incomprensibile, guardando fotografie e aprono pdf di lavoro indossando occhiali da sci fantascientifici da 3.500 dollari.