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Le scommessa di Musk per guadagnare con Twitter

Andrea Trapani

Il social network è cambiato e continua a cambiare. Le potenzialità e i limiti della piattaforma che il proprietario sta cercando di capire come rendere profittevole

Stare su Twitter è un’esperienza diversa dalle altre che si possono avere su internet. È sempre stato così: vuoi perché è un flusso continuo di aggiornamenti, vuoi perché è sì tanto grande ma non come i competitor. Se non bastasse, la nuova proprietà di Elon Musk è stata dirompente visti i numerosi cambiamenti che sono arrivati sulla piattaforma.

 

La nuova schizofrenica Twitter

Ora le regole cambiano di continuo, anche più volte durante una stessa giornata, come nell’infernale scorso weekend quando – oltre a negare l’accesso in lettura a chi non fosse iscritto – sono apparsi i limiti di tweet visualizzabili a seconda del proprio grado di iscrizione: 6mila, poi 8mila per chi versa l’obolo mensile della spunta blu, un decimo per gli altri e addirittura un ventesimo per i nuovi arrivati.

Non siamo a discutere se Musk possa fare o meno il padrone in casa propria, la risposta è meno ovvia di quanto si pensi, di sicuro queste scelte schizofreniche mostrano una certa debolezza. Il mercato parla in maniera spietata, l’investimento non lo sta ripagando. “Una qualche deregulation è essenziale o tutto finirà per diventare illegale in Europa!”, ha detto Musk al TG1. Ma cosa c’entra con Twitter? A prima vista niente, in realtà la questione delle regole europee è fondamentale per il suo sviluppo.

  

Regole e leggi, i soldi vengono prima dell’educazione

Chi è online da tempo si augura che Twitter possa diventare un posto più frequentabile di come lo è adesso dove, per eterogenesi dei fini, la nuova spunta blu ha dato spazio più ai troll che a coloro che si impegnano per una società meno conflittuale. Probabilmente questa è solo una delle tante scommesse di Elon Musk che, nei mesi scorsi, aveva annunciato di voler sfruttare la piattaforma per attrarre i "micropagamenti". Le potenzialità ci sono tutte, del resto anche il nuovo Twitter Blue apre ad alcuni servizi, come far pagare il prossimo nuovo (e già vecchio) Tweetdeck. Dietro a questo annuncio, editori permettendo, c’è anche la volontà di creare una sorta di paywall per leggere le notizie, una versione “pay for use” da fornire ai giornali. La strada è difficile, i giornalisti sono sempre nelle mire di Musk, mentre sembra più concreta la via per legare la piattaforma a qualche criptovaluta per agevolarne gli scambi.

Insomma, non c’è alcuna intenzione di rendere Twitter più civile ed educato ma solo più profittevole. Infatti, se c’è una cosa che su Twitter vale molto sono i dati; sono preziosi per tutti, Musk lo sa bene, tanto di aver detto che vuole rendere sempre più difficile l’accesso da parte di terzi (a meno che non paghino, ça va sans dire). Peccato che, così facendo, stia limitando anche gli iscritti dal twittare.

   

Se il web si è “rotto” non è colpa di Elon Musk

"La generazione Z non ha mai sperimentato la natura decentralizzata delle tecnologie che fanno funzionare le app che utilizzano", ha scritto il professor Markus Luczak-Roesch qualche mese fa. Se i blog hanno dato la possibilità di scrivere online a un gran numero di persone, sono stati i social media ad aver dato la possibilità di diventare un produttore di contenuti a chiunque avesse un accesso a Internet. “Da allora tutto si è rotto”, dice Luczak-Roesch. Se Musk non riesce a dare un senso a Twitter è perché le piattaforme hanno portato i contenuti al di fuori del controllo di coloro che li hanno creati, diventando allo stesso tempo una specie di interfaccia monolitica tra un'intera generazione e il web. Tutti vittime del proprio successo, eccetto Twitter che non ha mai fatto soldi. La guerra dei social l’ha vinta Mark Zuckerberg, la rivincita speriamo non sia al Colosseo.

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