Ansa

L'Ia atomica

Quanto è difficile gestire le intelligenze artificiali. I diversi approcci dei paesi dell'Onu

Pietro Minto

Nel Palazzo di Vetro, lontano dalla Silicon Valley, il dibattito ormai fantascientifico in corso tra personaggi come Sam Altman, Elon Musk e gli altri fondatori del settore, si sta rivelando per quello che è: una minaccia enorme, difficile da gestire e ancora più ardua da descrivere. Le differenti posizioni di Stati Uniti, Cina e Ue

"Servirà il contributo di tutti noi. Ci lavoro ormai da un po’ di tempo, come qualcuno di voi, e ho capito che ci servirà il contributo di tutti”. L’intervento del presidente americano Joe Biden alle Nazioni Unite di martedì è stato dominato da altri temi, fra tutti la guerra in Ucraina, ma non ha mancato di toccare un altro degli spettri che circola nell’Assemblea riunita: le intelligenze artificiali. Nel Palazzo di Vetro, lontano dagli headquarters della Silicon Valley, il dibattito ormai fantascientifico in corso tra personaggi come Sam Altman, Elon Musk e gli altri fondatori del settore, si sta rivelando per quello che è: una minaccia enorme, difficile da gestire e ancora più ardua da descrivere. Biden ha detto di voler lavorare “direttamente con i leader di tutto il mondo, inclusi i nostri avversari, per fare in modo di essere noi a governare questa tecnologia e non il contrario”. Parole che possono trovare una sponda amica nel Segretario generale della Nazioni Unite António Guterres, che lo scorso giugno aveva proposto la creazione di un ente per monitorare lo sviluppo di queste tecnologie, ispirato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). 

Confrontare la proliferazione di ordigni nucleari e lo sviluppo di tecnologie come ChatGPT potrebbe sembrare un’assurdità ma in realtà è lo stesso Altman, capo di OpenAI, che da mesi avverte sul rischio estinzione causato dalle intelligenze artificiali.  Il contenimento delle IA è insomma un argomento scivoloso, come sa bene lo stesso Biden, vista la fatica che il Congresso americano sta facendo a discutere di eventuali freni al settore. In queste settimane, infatti, la politica statunitense ha richiamato a Washington un pezzo di Valley – tra cui Mark Zuckerberg, Sundar Pichai di Alphabet, e i citati Musk e Altman – per un incontro guidato dal Chuck Schumer, leader dem della maggioranza al Senato. Il quale, prima di iniziare, ha chiesto al gotha riunito: “Il governo deve avere un ruolo nel regolare le IA?”. Tutti hanno risposto sì, a quanto pare. Ma è un consenso solo apparente, che non sappiamo ancora trasformare in azione, per diversi motivi (del resto, due degli interessati volevano duellare nel Colosseo, prima di ripensarci e provare a salvare il mondo dall’estinzione). Il primo motivo è sicuramente la difficoltà di fotografare il fenomeno IA per poterlo regolare; in secondo luogo, è necessario capire “quale” AI si vuole regolare, viste la vastità di applicazione e la diversità di tecnologie incluse nel termine (dalla medicina alla sorveglianza passando per il settore militare: tutte cose molto meno glamour di ChatGPT). Infine, ci sono gli interessi dei privati, di aziende e singoli individui convinti di essere piccoli nuovi Oppenheimer alle prese con una tecnologia pericolosissima, che solo loro possono sviluppare senza conseguenze apocalittiche.

 

Ebbene, finora ci siamo attenuti ai soli Stati Uniti. Le Nazioni Unite contengono invece una moltitudine di realtà che in modi diversi stanno reagendo al grande interesse sul settore, investendo sulle IA in diversi modi: c’è chi, come la Cina, le utilizza per la sorveglianza dei cittadini, e chi, come i paesi dell’Unione europea, hanno da poco approvato una legge apposita atta a proteggere la privacy dei cittadini da questi sistemi. Eppure, nessuna delle preoccupazioni sull’argomento è davvero nuova: nel 2019 l’ONU pubblicò un report piuttosto attuale sulla “militarizzazione delle intelligenze artificiali”, nel quale si leggeva come queste avessero “il potenziale di migliorare la salute e il benessere degli individui” ma anche di “minare la pace internazionale e la sicurezza o allentare il controllo umano sugli strumenti di guerra”. 

Verrebbe da dire che non è cambiato nulla da allora, eppure il mondo in cui viviamo è completamente diverso da quello pre pandemia. Tra i punti fermi c’è il timore reverenziale e misterioso che aleggia sempre più attorno a questo settore, e contribuisce a renderlo di fondamentale importanza per tutte quelle potenze che non vogliono rimanere indietro, dandosi delle regole che il proprio avversario potrebbe rifiutare. Una forma di hype che contribuisce a rendere complessa ogni discussione sulle IA.

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