La crisi di X
I social scappano dal mondo dell'informazione. Musk ha un problema di inserzionisti
Il settore dei social network vive un periodo di flessione, ma le entrate pubblicitarie di X per l’anno in corso potrebbero fermarsi a 2,5 miliardi di dollari (contro i 4,7 del precedente), un calo del 55 per cento
Linda Yaccarino è diventata ceo di Twitter lo scorso maggio, dopo una lunga esperienza alla NbcUniversal, dove si era fatta un nome tra gli inserzionisti pubblicitari. Musk l’aveva scelta per rassicurare i brand che erano scappati dalla piattaforma a causa della gestione caotica dell’ultimo anno. Da allora molte cose sono cambiate – a partire dal nome del social, che ora è X – eppure gli inserzionisti continuano a latitare. Quanto a Yaccarino, poche settimane fa è stata ospite della Code Conference, importante appuntamento tecnologico statunitense, dove è sembrata smarrita, irascibile e poco aggiornata sulle bizzarre proposte di Musk (a un certo punto ha mostrato la schermata del suo iPhone, dove c’era l’app di Facebook ma non quella di X).
A qualche mese di distanza, il risultato è un crollo verticale delle entrate: nei giorni scorsi, Reuters ha definito X “un buco nero finanziario” che “minaccia di consumare qualsiasi valore abbia mai avuto”. Il settore dei social vive un periodo di flessione che riguarda anche giganti come TikTok, ma le entrate pubblicitarie di X per l’anno in corso potrebbero fermarsi a 2,5 miliardi di dollari (contro i 4,7 del precedente), un calo del 55 per cento. Secondo Reuters, tenendo conto della congiuntura finanziaria e del settore, X oggi rischia di valere appena 8 miliardi di dollari contro i 44 miliardi sborsati da Musk per comprarselo.
Se gli inserzionisti pubblicitari non tornavano prima, è difficile immaginare possano convincersi a farlo ora che Musk ha pubblicamente minacciato di querelare l’Anti-Defamation League (una no profit nata per combattere l’antisemitismo), colpevole di aver denunciato il dilagare del discorso d’odio nella piattaforma negli ultimi mesi. L’allarme è poi rientrato e l’Adl si è detta disposta a tornare a investire sul social network, ma Musk non ha smesso di ritwittare e pubblicare meme e commenti nemmeno troppo velatamente vicini alla destra radicale.
In generale, il mondo social sta attraversando un momento di profonda trasformazione, tra l’influenza totalizzante di TikTok e i molti piccoli esperimenti simil-Twitter che cercano di imporsi sul mercato. I dati confermano un trend in corso da tempo, dove i social – con Facebook in testa – si stanno allontanando dal mondo delle notizie. E pensare che c’è stato un momento in cui nascevano testate appositamente per sfruttare il traffico assicurato dal News Feed di Facebook. I dati forniti dalla società di analisi Similarweb raccontano invece una storia diversa: Facebook è passata dai 120 milioni di visite verso i siti di news dell’agosto del 2020 ai 21,4 milioni dello scorso luglio.
Un’estinzione di massa di clic che si traduce nell’ennesimo problema per i media online, proprio in un momento in cui devono fare i conti con le intelligenze artificiali generative che minacciano di sostituirli o, peggio, di rubarne i contenuti per migliorare le proprie performance. Un calo simile ha interessato anche X, che produce traffico in misura molto minore rispetto a Facebook ma dalla forte influenza mediatica. Per una volta, le due realtà sembrano ispirate da un progetto comune, quello di allontanarsi dalle notizie e dal giornalismo, per evitare le accuse di essere di parte, di favorire la destra o la sinistra, o ancora, di essere stati strumentali nell’organizzazione dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Le elezioni del 2024 si avvicinano e i social prendono le distanze. Proprio ieri, X ha cambiato l’aspetto dei link pubblicati, dai quali sono rimossi titolo e sottotitolo, mantenendone solo l’immagine in evidenza. La decisione “viene da me direttamente”, ha detto Musk, sostenendo che migliorerà l’estetica del tutto e spingerà gli utenti a non abbandonare il sito. Problema risolto, insomma.