Funzionerà davvero la buona volontà per evitare l'obsolescenza programmata dell'Ue?
Dimostrare che un dispositivo è stato pianificato ad hoc per avere dei difetti e non sia più utilizzabile entro un certo periodo di tempo è difficile. Le tempistiche diverse tra legislazione e avanzamento della tecnologia rende tutto ancora più complesso
All’inizio dell’estate 2017 i deputati europei avevano adottato una relazione per fissare i criteri di durata minima per i prodotti, informare i consumatori circa la resistenza della merce e promuovere la riparazione. Una scelta che partiva da un’analisi che è rimasta praticamente invariata negli anni: la vita di uno smartphone dura fra uno e due anni e, secondo una relazione del servizio di ricerca del Parlamento europeo, anche i piccoli elettrodomestici, i giocattoli e i vestiti hanno vita altrettanto breve.
Hanno un’aspettativa d’uso più lunga invece i computer portatili mentre accessori della quotidianità come le biciclette e gli indumenti sportivi non vanno molto meglio e solitamente vengono sostituiti dopo tre o quattro anni. Se non bastasse la volubilità dell’uomo contemporaneo che usa e consuma tutto quel che ha in poco tempo, c’è anche un altro fenomeno che da tempo interessa i legislatori di tutto il mondo: l’obsolescenza programmata, ovvero la pianificazione ad hoc dei difetti in un dispositivo in modo che questo si rompa entro un certo periodo di tempo.
Un sistema tanto complesso da dimostrare quanto facile da conoscere come consuetudine: si pensi, per esempio, quanti device risultano non più aggiornabili già dopo un paio d’anni dall’acquisto e come questi mancati aggiornamenti siano alla base di un nuovo prodotto per avere le nuove funzionalità dello stesso oggetto. Insomma, ci sono diverse gradazioni di obsolescenza e, per quanto si pensi che sia un fenomeno recente e legato solo alla tecnologia, la pratica di indurre a cambiare oggetti di consumo freneticamente è radicata e diffusa da tempo, tanto da creare problemi agli obiettivi di crescita sostenibile che sono il motore dell’azione di Bruxelles.
L’utilizzo di questa pratica è difficile da dimostrare, non a caso è stato chiesto alla Commissione europea di istituire un sistema indipendente per monitorare eventuali illeciti, ma le tempistiche del legislatore europeo sono davvero paradossali. Sono passati sei anni da quella relazione, oltre un decennio se consideriamo l’inizio del dibattito tra gli uffici della Commissione e del Parlamento europeo, tempi così dilatati che nel frattempo alcuni dei prodotti sotto indagine - come i navigatori Gps a bordo delle auto - sono scomparsi dal mercato.
Dimenticato tutto? No, è uno dei tanti percorsi paralleli tra legislazione e tecnologia. I loro tempi non combaciano, quasi ironico per un tema come questo, tanto che si è dovuto attendere lo scorso 20 settembre per leggere che (finalmente) la Commissione europea aveva accolto l'accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulle nuove norme dell'Ue volte a fornire ai consumatori gli strumenti per agire a favore della transizione verde. Significa che le nuove regole proteggeranno i consumatori dalle dichiarazioni ambientali inaffidabili o false (maledetto greenwashing!) e dalle pratiche di obsolescenza prematura. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno il compito di formalizzare il tutto, ma la vera domanda è un’altra: cambierà realmente qualcosa?
Se da un lato garantire l’offerta di pezzi di ricambio e materiali di consumo anche non originali per i prodotti più vecchi sul mercato ha solo risvolti positivi, dall’altra lo sviluppo delle tecnologie e dei prodotti potrebbe rallentare. Capita spesso che, senza alcun dolo, alcuni dispositivi diventino non aggiornabili perché l’hardware è cambiato (in meglio) nel tempo. Per questo, nonostante la buona volontà per evitare l’obsolescenza programmata, resterà quasi impossibile prevedere l’effettivo arrivo della vecchiaia per tutti i nostri oggetti: non solo una lavatrice non è uno smartphone, ma la caratteristica di essere volubile di ogni essere umano va oltre qualunque scelta razionale.