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Verso il G7

Così l'Italia si prepara a usare l'IA. Parla il presidente del comitato del governo

Giulia Casula

Si insedia oggi il gruppo di esperti che elaborerà la strategia italiana sull'intelligenza artificiale. "Formazione, ricerca, imprese e pubblica amministrazione sono gli ambiti su cui investire", ci dice il presidente Gianluigi Greco

“L’Italia non può pensare di rinunciare all’intelligenza artificiale”, dice Gianluigi Greco, professore di informatica presso l’università della Calabria e presidente dell’Associazione italiana per l’intelligenza artificiale. Sarà lui a presiedere il comitato di tecnici che si insedia quest’oggi con il compito di definire una strategia nazionale sull’intelligenza artificiale, tema centrale del G7 a guida italiana che si terrà il prossimo anno. Il gruppo di esperti, nominati dal sottosegretario con delega all’innovazione Alessio Butti, dovrà redigere un documento strategico da presentare a palazzo Chigi entro la fine di gennaio 2024. “Il nostro obiettivo – spiega al Foglio Greco – è provarci a testa bassa, lavorare duramente tutti i giorni perché sappiamo che è una corsa contro il tempo”. E in effetti due mesi sono pochi per pensare a come comporre un piano che conferisca al nostro paese un ruolo da protagonista al fianco delle nazioni guida nel settore – Stati Uniti, Cina e Regno Unito in primis – ma il professore assicura che “da parte nostra c'è tutta la convinzione di poterci riuscire”. D’altronde, osserva “non partiamo da zero: abbiamo le esperienze maturate nel 2018 dall’Agenzia per l’Italia digitale, la strategia definita dal Mise nel 2020 e l’aggiornamento poi del 2021”. 

Da allora sono cambiate tante cose: il rilascio di ChatGPT, che ha consegnato l’IA generativa alla collettività rendendola alla portata di tutti, e il via libera del Parlamento europeo all’Artificial intelligence act, un primo tentativo di regolamentare il fenomeno sul piano internazionale. “Tutte queste novità” dice Greco “devono essere interiorizzate” attraverso “una strategia di crescita coerente all’interno di un mutato scenario e capace di partire dai punti di forza dell’Italia, capendone le debolezze”. Punti di debolezza che il professore individua soprattutto nella possibilità di coinvolgere le imprese e la pubblica amministrazione. “Il tema è quello di trasferire sulla vita reale e sull’economia queste soluzioni, perché oggi si discute tanto di intelligenza artificiale, ma nella realtà le imprese sono lontanissime”, spiega. "I dati del politecnico di Torino ci dicono che il 72 per cento delle piccole medie imprese italiane non hanno ancora adottato sistemi di intelligenza artificiale”, aggiunge, avvertendo che “è un treno che sta passando e non possiamo consentire che l'ultimo vagone scappi davanti a noi senza lavorare seriamente su queste tecnologie”.

Quanto ai punti di forza, il paese “può contare su un tessuto accademico e una comunità di ricerca molto forti e strutturate sul territorio”, come dimostra il comitato da lui presieduto, “un gruppo coeso con competenze complementari che riusciranno bene ad incastrarsi”.

Come rilanciare quindi una posizione strategica sull’IA per l’Italia? “Abbiamo quattro macro ambiti a cui pensare: la formazione, innanzitutto, perché questo è un ambito in cui anche stare fermi significa arretrare clamorosamente; la ricerca, le imprese. E poi la pubblica amministrazione, che deve sapersi rinnovare. Non possiamo più pensare a meccanismi farraginosi”, insiste Greco. Per fare ciò, osserva “servono una buona ed efficace comunicazione e un largo progetto di educazione alla cittadinanza digitale perché, finché queste tecnologie non vengono conosciute, restano avvolte da un alone di mistero che porta con sé paure e dubbi”. Con l'intento di rassicurare rispetto ai toni apocalittici e distopici che spesso hanno accompagnato il dibattito politico sull’intelligenza artificiale dice: “Esistono dei rischi generali di affidabilità ovviamente, ma nessuna tecnologia ha il 100 per cento di garanzie di essere affidabile. Pertanto, occorre sviluppare dei processi che certifichino che quei sistemi hanno standard di qualità idonei per essere usati a vantaggio della società”. 


In questo senso il governo Meloni sta cercando di arrivare preparato sulle questioni legate all’intelligenza artificiale, come testimoniano le numerose iniziative avviate, a partire dalla commissione algoritmi guidata dal costituzionalista Giuliano Amato che si occuperà di studiare l’impatto dell’IA nel mondo dell’editoria. Attività parallele che rischiano di apparire confuse, quantomeno disconnesse, se non adeguatamente orientate. “Ci sono stati più che altro problemi di comunicazione dei rispettivi ruoli”, risponde il professore: “Il nostro compito è definire una strategia e lavoreremo senza alcuna contrapposizione con gli altri attori definiti dal governo”. Secondo Greco, convinto che il governo abbia intrapreso una strada coerente, “non c'è una ricetta magica ma sono tanti tasselli: essere presenti ai contesti internazionali, lavorare con figure competenti e motivate, definire dei giusti finanziamenti. Gli ingredienti ci sono – conclude – e l’ltalia può giocare un ruolo”.