Il manifesto
L'offensiva di a16z e dei "tecno-ottimisti" contro le regole alle IA
Due mesi fa Marc Andreessen, co-fondatore del fondo d’investimenti tecnologici Andreessen Horowitz, ha pubblicato un manifesta nel quale ha detto che comincerà a donare soldi a candidati politici sulla base di un singolo principio: o con noi o contro di noi
Due mesi fa Marc Andreessen, co-fondatore del fondo d’investimenti tecnologici Andreessen Horowitz, detto a16z, ha pubblicato un manifesto tra la politica e le intelligenze artificiali, in cui dettava una linea “tecno-ottimista” alla Silicon Valley. Questa settimana il suo socio, Ben Horowitz, ha rincarato la dose annunciando che a16z – il fondo che ha fatto fortuna investendo in Facebook, Instagram e Airbnb, e che oggi vale circa 32 miliardi di dollari – comincerà a donare soldi a candidati politici sulla base di un singolo principio: “Se i candidati sostengono un futuro ottimista reso possibile dalla tecnologia, siamo con loro. Se vogliono soffocare tecnologie importanti, siamo contro di loro”.
Il riferimento è al settore delle intelligenze artificiali, sul quale a16z sta investendo, e che sta animando un dibattito culturale e politico di cui si è molto discusso nelle ultime settimane. La recente crisi di OpenAI, con il licenziamento confuso (poi ritirato) del suo capo Sam Altman, sembra avere avuto come causa scatenante proprio le frizioni crescenti tra due fazioni. La prima, quella legata al movimento dell’altruismo efficace, è più attenta alla sicurezza e vorrebbe regolamentare le IA; la seconda, più recente, si è riunita sotto la sigla “e/acc” (accelerazionismo efficace) e vuole, appunto, accelerare lo sviluppo delle IA. Nella sua bio su X, da qualche mese, Andreessen sfoggia proprio questa sigla magica: e/acc.
Sono stati i fatti recenti di OpenAI a consolidare – e radicalizzare – la sponda accelerazionista, che ha dato colpa del caso Altman agli altruisti efficaci, diventati lo spauracchio di chi teme che Washington possa regolamentare, e soffocare, le IA. Un pericolo che, secondo Horowitz, potrebbe avere un impatto sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, perché “i giorni migliori dell’America sono davanti a noi se manteniamo la nostra leadership tecnologica globale”.
Nel breve post che segna la discesa in campo – almeno finanziaria – di a16z, si precisa che queste donazioni non saranno di parte o ideologiche. Il fondo si definisce un “single-issue voter”, preoccupato solo da una questione: “Ogni centesimo che doniamo andrà a sostenere candidati che la pensano allo stesso nostro modo e a opporsi a candidati che mirano a uccidere il futuro tecnologico avanzato d’America”.
Questa veloce conversione sulla strada delle IA da parte di a16z è cominciata probabilmente quest’estate, quando Andressenn ha pubblicato un post intitolato “Perché le IA salveranno il mondo”, in cui elencava le applicazioni positive e rivoluzionarie della tecnologia, soprattutto in campo medico. Tutte le critiche e i timori attorno alla tecnologia, secondo l’imprenditore, sarebbero paragonabili a qualsiasi “panico morale” seguito a una scoperta rivoluzionaria. In particolare, i critici e i pessimisti delle IA vengono divisi in due categorie: i “battisti”, quelli che per motivi culturali (e religiosi) vogliono frenarne il progresso; e i “contrabbandieri” (o “bootleggers”), ovvero gli “opportunisti che vogliono trarre profitto dall’imposizione di nuove restrizioni e regole”.
Il fatto che non sia prevista una terza opzione tra i timorati di dio e i mascalzoni dice molto di questo nuovo slancio di tecno-ottimismo da parte di a16z. Il fondo, in realtà, prima di questa scommessa sulle IA, aveva puntato molto sul settore delle criptovalute, tra il 2021 e il 2022, con grosse perdite sia economiche sia di reputazione. Un articolo di The Verge dello scorso maggio ha messo insieme tutti gli errori recenti di a16z, che vanno da Clubhouse, fenomeno pandemico presto dimenticato, alla linea di Nft “Bored Ape Yacht Club”.
Ma l’influenza del fondo è sempre stata anche culturale: secondo The Verge, è stato a16z a contribuire a dare forma all’idea di fondatore di startup scapestrato e rivoluzionario tipico della Valley. Lo stesso Andressen, pur non avendo investito nella famigerata startup Theranos, difese a lungo la sua fondatrice Elizabeth Holmes, poi condannata per frode. Il caso Theranos ha scosso il mondo tecnologico, dando ragione alla sua ala più scettica e critica, la stessa che Andreessen e Horowitz vogliono combattere a tutti i costi. Ora anche donando direttamente ai candidati politici che ritengono più “tecno-ottimisti”.