Negli Stati Uniti
La sfida su AppleWatch tra un Davide e un Golia della Silicon Valley
Apple invoca la salute degli americani e il blocco all'importazione dei suoi smartwatch prodotti in Cina o in Vietman diventa un caso di sanità pubblica. Tutto perché il presidente Joe Biden si è rifiutato di porre un veto
Apple ha concluso l’anno inciampando sugli Apple Watch, la cui importazione è stata bandita dal governo statunitense. Il problema riguarda due modelli di smartwatch (Series 9 e Ultra 2) ma è comunque notevole come Apple, con una capitalizzazione di mercato di circa tre trilioni di dollari, sia rimasta invischiata in una battaglia legale iniziata dieci anni fa, che si è conclusa con un divieto di importazione e un istantaneo blocco al divieto, giunto mercoledì sera. Uno stallo alla messicana che per ora ha salvato Apple.
Andiamo per gradi: lo scorso ottobre la Commissione americana del commercio internazionale, la Usitc, ha giudicato Apple colpevole di aver violato le proprietà intellettuali di Masimo, azienda che produce tecnologie per la misurazione dei valori medici. Il punto di contatto tra Masimo e Apple è l’Apple Watch, il più personale dei prodotti dell’azienda, in grado di monitorare la percentuale d’ossigeno nel sangue dell’utente. Proprio questo sistema è al centro della causa legale di Masimo, che ha accusato Apple di aver violato i suoi brevetti. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Apple era talmente interessata al lavoro di Masimo da aver preso in considerazione l’idea di acquisire l’azienda, per poi optare per un altro approccio, più economico: strappare i migliori dirigenti e ricercatori dalla società portandoli dentro Apple. Tra tutti, Michael O’Reilly, già responsabile medico di Masimo, diventato nel 2014 responsabile della divisione salute del gigante. Apple non si sarebbe fermata qui, violando alcuni dei brevetti di Masimo per migliorare e potenziare l’Apple Watch, e innescando una lunga battaglia legale che si è conclusa lo scorso ottobre.
Nonostante questo, il divieto d’importazione dei modelli di Apple Watch in questione, che sono prodotti in Cina e Vietnam, è entrato in vigore solo dopo Natale perché il tribunale aveva previsto che il presidente degli Stati Uniti potesse mettere il veto e bloccare il provvedimento. Così non è stato: Biden ha preferito non esporsi e il divieto di importazione è entrato in vigore, costringendo Apple a dirsi “in forte disaccordo con la decisione” e ad annunciare ricorso. Poche ore dopo, Apple ha ottenuto la messa in pausa del divieto. (Qualcosa di simile era già successo lo scorso febbraio quando l’azienda rischiava una sorte simile dopo una denuncia di un’altra società di tecnologie mediche, AliveCor, sempre per brevetti legati ad Apple Watch.)
La fiducia riposta da Apple nel veto di Biden non era del tutto campata in aria. Nel 2013, l’allora presidente Barack Obama si ritrovò in una situazione simile quando Apple era alle prese con uno scontro legale con Samsung, gigante sudcoreano che mise a rischio una serie di modelli di iPhone e iPad. All’epoca, Obama prese le parti di Apple e mise il veto sul possibile blocco all’importazione, salvando Cupertino. Le somiglianze tra i due casi finiscono però qui, perché la disputa Apple contro Samsung venne facilmente presentata dai legali della prima come una questione industriale d’interesse nazionale: la difesa della principale azienda statunitense (e mondiale) contro il gigantesco competitor sudcoreano. La partita di Apple contro Masimo è invece del tutto diversa: Davide contro Golia, un gigante contro una piccola realtà MedTech. Sia Masimo che Apple, infine, sono statunitensi.
Secondo Apple: “Masimo ha provato a usare l’Usitc per bloccare un prodotto potenzialmente in grado di salvare le vite di milioni di consumatori statunitensi mettendo al contempo in produzione il proprio dispositivo che copia Apple”. Quest’ultimo è un riferimento a W1, un modello di smartwatch sviluppato da Masimo e pensato proprio “per il monitoraggio continuo del paziente”. L’idea che una società sconosciuta ai più possa in qualche modo sfidare la posizione di Apple nel mercato degli smartwatch lascia il tempo che trova ma è interessante notare come l’azienda stia inquadrando la questione come un problema di salute pubblica: vista l’importanza data da Apple Watch al monitoraggio del corpo umano, bloccarne la vendita potrebbe ledere la salute degli utenti. E dei cittadini statunitensi. L’amministratore delegato di Masimo Joe Kiani ha invece festeggiato la decisione e il “potente messaggio” dato dal tribunale, che conferma come “nemmeno l’azienda più grande del mondo sia al di sopra della legge”. La decisione dell’Usitc si inserisce in una scia di provvedimenti legali che nel corso del 2023 hanno colpito le principali aziende tecnologie degli Stati Uniti: circa due settimane prima del blocco di Apple Watch, Epic Games, l’azienda sviluppatrice del videogioco “Fortnite”, aveva vinto contro Google in un processo lungo e tortuoso che ha svelato quanto Google spenda per mantenere la propria posizione, e come la concorrenza nel settore sia resa più ardua dalle Big Tech.