la storia
Così l'intelligenza artificiale entra nelle scuole. Il caso dell'Istituto di Jesi
"L’idea è nata dallo stimolo di alcune aziende tech presenti nel territorio", racconta la preside della scuola superiore che ha introdotto l'IA tra le sue materie di studio. La reazione degli studenti? "Ci hanno già chiesto di aumentare le ore"
L’intelligenza artificiale fa il suo ingresso tra i banchi di scuola. Non come incubo dei prof., spaventati che gli studenti possano far studiare ChatGpt al posto loro, ma come materia curriculare. È successo all’Istituto tecnico Marconi Pieralisi di Jesi, nelle Marche, dove oltre a matematica, storia, italiano e inglese, gli alunni delle classi quarte e quinte hanno iniziato a studiare l’intelligenza artificiale a partire dal nuovo anno scolastico. “Abbiamo intrapreso la riflessione sulla proposta di introdurre l’IA come materia a sé stante lo scorso anno, coinvolgendo tutti i nostri docenti del dipartimento di informatica e il consiglio d’istituto”, dice al Foglio la dirigente della scuola marchigiana Maria Rita Fiordelmondo. "Abbiamo lavorato in base al grado di autonomia con cui le scuole possono intervenire nel curriculum e siamo riusciti a ricavare uno spazio per questa disciplina all’interno dello stesso monte ore settimanale che gli studenti devono seguire", aggiunge.
Un’ora a settimana, inserita all’interno del percorso curriculare, in cui i ragazzi non si limitano a leggere di machine learning, reti neurali e deep learning, ma toccano con mano queste tecnologie e cercano di svilupparne di proprie. “Dopo aver studiato la storia e l’evoluzione di questo settore, gli studenti lavorano a delle vere e proprie applicazioni. Usando un piccolo database, ad esempio, sviluppano programmi specifici che consentono di individuare all’interno di un set di immagini particolari elementi oppure che si applicano nel campo del riconoscimento vocale”, racconta la preside.
L’iniziativa dell’istituto marchigiano nasce anche in un'ottica professionalizzante, per rispondere a un’esigenza delle imprese tech del territorio e creare quel canale diretto tra istruzione e mondo imprenditoriale che spesso resta solo un obiettivo teorico. “L’idea è nata sulla spinta di alcuni docenti che hanno già lavorato nel settore – spiega la dirigente – ma anche dallo stimolo di alcune aziende presenti nel territorio, sia del settore informatico che del settore di robotica industriale e meccatronica, che al loro interno hanno già dei sistemi di intelligenza artificiale e hanno bisogno di avere in futuro studenti che siano in qualche modo consapevoli, se non addirittura esperti, dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale e delle sue potenzialità”. Un ragionamento che dimostra come sia possibile andare oltre le polemiche di chi ha visto nell’IA uno strumento a servizio del copia e incolla di studenti fannulloni traformandolo in una risorsa per arricchire la didattica in modo concreto.
Nell’approccio adottato dall’istituto informatico di Jesi, l’etica e la tecnica restano centrali per il percorso formativo dei ragazzi. “L’introduzione dell’intelligenza artificiale è preparata attraverso le altre materie: informatica, sistemi e reti in cui ragioniamo sugli aspetti tecnici, ma anche educazione civica, in cui affrontiamo le tematiche etiche, le implicazioni e le criticità dell’IA”, racconta la preside. “Siamo all’inizio, ancora è una sperimentazione – precisa – ma terremo conto del feedback che riceveremo dai nostri studenti alla fine dell’anno per intervenire eventualmente sia sul curriculum sia sull’orario”. L’intento della scuola di Ancona è infatti quello di ampliare questo insegnamento negli anni successivi. “La reazione è stata positiva. Ci hanno già chiesto di aumentare il quadro orario, ma procederemo seguendo in parallelo l’evoluzione dell’intelligenza artificiale stessa”, conclude la dirigente.