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Meta decide di eliminare i temi “caldi” dai suoi social, al contrario di X
Instagram ha annunciato che “non consiglierà in modo proattivo contenuti sulla politica”. La strada tracciata da Zuckerberg si allontana sempre più da quella di Musk, che al suo social ha dato invece una chiara connotazione politica
Meta ha confermato di voler rimanere il più lontano possibile dalla politica. Il nuovo approccio del gruppo riguarderà innanzitutto Instagram e Threads, il social network simil-Twitter, ma prossimamente verrà applicato anche a Facebook. Con questo, il capo di Meta Mark Zuckerberg spera di chiudere l’annosa questione del rapporto tra social, politica ed elezioni, che a partire dal 2016 circa non ha che regalato grane all’azienda – per non parlare del resto del mondo.
Tutto si gioca su un avverbio: “Proattivamente”. In un post sul blog aziendale, infatti, Instagram ha annunciato che “non consiglierà in modo proattivo contenuti sulla politica”. E nell’estremo caso che qualche post politico o “di commento sociale”, per citare la vaga definizione fornita dalla società, faccia capolino sul feed degli utenti, questi potranno scegliere di non vederne più. E’ quest’ultima l’opzione – una sorta di silenziatore politico – a essere destinata a entrare in funzione anche su Facebook.
Zuckerberg ha annunciato inoltre l’arrivo su Threads dei Topics, una sezione dedicata agli argomenti più trattati e discussi, simile ai Trending Topics di X, che saranno scelti dalle intelligenze artificiali con il contributo di “specialisti dei contenuti”. Al di là dei timori riguardanti l’automazione di un servizio simile, l’azienda ha precisato che tra i Topics potranno esserci anche contenuti politici, nel rispetto delle regole della piattaforma.
Sin dalla sua nascita, Threads ha rappresentato uno strano esperimento che mira a costruire un social apertamente ispirato a Twitter evitando però temi “caldi”, sia politici che sociali. Già lo scorso luglio Adam Mosseri, capo di Instagram, aveva chiuso la porta alle “hard news”, le notizie di politica più serie, spiegando al sito The Verge che “non valevano le attenzioni né la negatività né i rischi all’integrità” che portano con sé. Dopo anni di scandali, accuse, chiamate al Congresso, whistleblower e inchieste giornalistiche, insomma, Meta sembra finalmente convinta ad abbandonare i temi forti in favore di tutto il resto.
L’approccio del gruppo è in contrasto in particolare col percorso fatto da X, l’ex Twitter, che sotto la gestione di Elon Musk ha assunto una connotazione politica chiara, di destra, con il capo di Tesla che quotidianamente condivide o commenta post di personaggi sempre più estremisti e bislacchi. La stessa X produce il nuovo show di Tucker Carlson, ex volto di Fox News, che per la piattaforma realizza una serie di videointerviste, l’ultima delle quali a Vladimir Putin, mentre è nota da tempo la mancanza di moderazione dei contenuti sul sito, che ha provocato recentemente la diffusione di deepfake pornografici della cantante Taylor Swift. Da una parte, quindi, un far west in cui lo sceriffo ha posizioni sempre più reazionarie; dall’altra, la cautissima Meta, il cui unico obiettivo sembra arrivare alle elezioni senza aver scatenato scandali o insurrezioni popolari.
L’ultimo aspetto del problema riguarda infine il settore dei media, che da anni è stato costretto ad adattarsi a ogni novità proposta dai social: non è forse un caso che il decadimento dei social network e la nuova politica di Threads si stiano sviluppando proprio in un periodo di enorme crisi per i giornali, soprattutto negli Stati Uniti. La crisi sistemica ha spinto questa settimana il New Yorker a domandarsi se il settore sia pronto a “un fenomeno di estinzione di massa”, proprio nell’anno in cui mezzo mondo, Stati Uniti in primis, sarà chiamato alle urne, e i social network sembrano essersi stufati della politica.
Non è detto che il nuovo approccio di Zuckerberg sia sbagliato, né tantomeno peggiore di quello che ha avuto per buona parte degli anni Dieci del Duemila, quando Facebook sfruttò i giornali e la politica, costringendo i media ad adeguarsi e abbandonandoli nel momento opportuno. Forse, come ha scritto il giornalista del New York Times Ezra Klein, “la neutralità di Meta sulle notizie è preferibile a un suo interesse attivo”. Per tutti, anche per i giornali stessi.