Mark Zuckenberg - foto via Twitter

Nei social

L'operazione simpatia di Zuckerberg funziona. Grazie a Elon Musk

Pietro Minto

Due nuove foto del fondatore di Facebook circolate nelle ultime settimane mostrano tutta la sua nuova immagine comunicativa: da pettinato busto di marmo a supermanager spontaneo e amante delle arti marziali. Il tutto senza consulenti di stile, ma solo grazie al ceo di Twitter

Nelle ultime settimane sono circolate due immagini di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e ceo di Meta. La prima era un fotomontaggio che lo mostrava con un look più giovanile (barba incolta e una catena d’oro al collo), che è circolata molto e ha ispirato meme di vario tipo (“dal ti ho rubato i dati al ti ho rubato il cuore”). La seconda, più recente, era uno scatto dalla festa per il suo quarantesimo compleanno in cui lo si vedeva con una catenina d’oro e una maglietta nera da rapper. Sulla tshirt, una scritta in latino con caratteri gotici: “Carthago Delenda Est” (Cartagine dev’essere distrutta, frase con cui Catone il Censore terminava ogni suo discorso al Senato romano nel II secolo a.C.).
 

Storia romana a parte, questa seconda foto è sembrata confermare il meme photoshoppato di qualche settimana prima, certificando la trasformazione di Mark Zuckerberg da alieno impacciato a… icona di stile. Il tutto, come ha precisato un portavoce di Meta al New York Times, senza il bisogno di un consulente o uno stylist. Comunque sia, è da un po’ che Zuck si mostra più spontaneo sui social, condividendo con milioni di persone la sua passione per il jiu jitsu brasiliano, arte marziale che ha aiutato a rimetterlo in forma, stessa disciplina in cui Elon Musk voleva sfidarlo pubblicamente pochi mesi fa.
 

A fare la differenza è stato il taglio di capelli. Per anni il Fondatore aveva sfoggiato un’inquietante frangetta corta che pare fosse ispirata ai busti di Cesare Augusto, primo imperatore romano (e ci risiamo con l’Impero romano). Oggi invece i suoi capelli sono lunghi, ricci, cautamente spettinati, e si abbinano a magliette e felpe di brand come Maverick Rancher e Alexander McQueen, che hanno sostituito la tshirt grigia d’ordinanza (marca Brunello Cucinelli) che aveva indossato per anni, sempre uguale, allo scopo di diminuire al minimo il numero di scelte che doveva fare in una giornata. La differenza è insomma quella tra una condotta robotica e ingegneristica e un approccio più libero – umano, si direbbe –, che sta già premiando in termini d’immagine
 

Sembrano davvero lontani gli anni bui del metaverso, culminati nel novembre del 2022 quando il Wall Street Journal pubblicò un articolo dal titolo “Dev’esserci un modo migliore di perdere 800 miliardi di dollari” (il riferimento era a quanto Meta aveva perso in circa un anno in capitalizzazione di mercato). Per non parlare di quella copertina dell’edizione statunitense di Wired che, nel 2018, mostrava Zuckerberg pieno di lividi, tagli e cerotti, col titolo “Dentro i due anni di inferno per Facebook”. Il riferimento era al biennio post-Brexit e post-elezione di Donald Trump, quando il vaso di pandora di fake news, disinformazione, radicalizzazione e algoritmi sregolati misero Facebook al centro delle attenzioni della destra e della sinistra.
 

Questo succedeva tanti anni fa, in una vita precedente in cui Zuckerberg usava una sola maglietta, si pettinava come un busto di marmo e, chissà perché, non ispirava grande umanità. Ma ad aiutare il capo di Meta è stato anche il collega Elon Musk, che negli ultimi due anni ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari e iniziato un percorso di radicalizzazione che l’ha portato sempre più a destra, mentre Zuckerberg si mostrava stiloso (per gli standard della Silicon Valley, ovviamente), amante delle arti marziali e felice padre di famiglia.
 

Potremmo dire che è stato Musk a sottrarre a Zuckerberg il titolo di ceo più sbertucciato del settore: un sorpasso in retromarcia, forse, ma sempre sorpasso è, specie se si pensa a quando nel 2017 Zuck provò a fare un tour degli States per salvare la sua immagine, con scarso successo. Molto più facile – ed efficace – curare di più la propria persona, allenare un sorriso spontaneo e smettere di vestirsi come quel programmatore ventenne che, nottetempo, tanti anni fa, creò un sito per confrontare la bellezza degli studenti e delle studentesse di Harvard, trasformandolo in un impero. E ci risiamo, ancora una volta, con gli imperi.
 



Il primo episodio del podcast di Pietro Minto “Screenshot, cose dai nostri schermi” è online da oggi su tutte le piattaforme del Foglio. Ascoltalo!

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