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politica industriale

Il rischio "apprendisti stregoni" dietro l'accordo tra Apple e Ue

Carlo Alberto Carnevale Maffe

L'azienda di Cupertino si impegna a consentire l’accesso gratuito alla tecnologia NFC per i fornitori di servizi di mobile wallet di terze parti. Si chiude così il dossier aperto dall'Antitrust europeo per creare un mercato più competitivo. Ma non mancano i rischi: il primo è quello della sicurezza

“Bow & Go”: un inchino, e via. La Commissione europea non si accontenta di usare la leva delle sanzioni finanziarie per imporre le proprie condizioni alle grandi piattaforme digitali: stavolta, con Apple, ricorre alla strada dell’accordo “politico” sui rimedi tecnologici da mettere in atto per favorire – almeno sulla carta – la concorrenza da parte di altri attori. Gli impegni assunti da Apple, che chiudono un dossier nel quale l’Antitrust europeo aveva accusato l’azienda di Cupertino di abuso di posizione dominante, permetterà ai fornitori di servizi di mobile wallet di terze parti di accedere alla tecnologia NFC (Near Field Communication) degli iPhone, offrendo così una funzionalità cruciale per i pagamenti contactless anche al di fuori del “giardino recintato” dei servizi integrati, strettamente presidiato da Apple.

Secondo l’accordo accettato dalla Commissione europea, Apple consentirà l’accesso gratuito alla tecnologia NFC per i fornitori di servizi di mobile wallet di terze parti per un periodo di dieci anni. Questo accesso sarà fornito tramite la modalità HCE (Host Card Emulation), che permette di memorizzare in modo sicuro le credenziali di pagamento e completare le transazioni senza fare affidamento su un elemento sicuro interno al dispositivo.

Gli sviluppatori di mobile wallet potranno impostare le loro applicazioni come predefinite per i pagamenti nei negozi in modalità “tap & go”, utilizzando funzionalità rilevanti come il Field Detect, che apre l’app di pagamento predefinita quando un iPhone bloccato viene presentato a un lettore NFC, e il Double-click, che avvia l’app predefinita quando si fa doppio clic sul tasto laterale o sul tasto home del telefono. L’apertura della tecnologia NFC di Apple ai fornitori di terze parti rappresenta un passo importante verso la creazione di un mercato più competitivo in un ambito cruciale come i sistemi di pagamento digitali, dove la massima interoperabilità è un chiaro obiettivo di interesse pubblico. Questa concorrenza dovrebbe, nelle finalità dell’Antitrust europeo, stimolare l’innovazione nel settore dei pagamenti digitali, portando a soluzioni più efficienti e sicure per i consumatori. Ma c’è anche una possibile lettura in chiave di politica industriale.

Con l’apparente rallentamento del calendario di introduzione dell’euro digitale, i consumatori europei, tramite i propri intermediari finanziari, continuano di fatto a trasferire decine di miliardi di commissioni all’anno ai grandi player americani dei sistemi di pagamento. Per quanto non risolutivo, l’accesso alla tecnologia NFC su una vasta base di dispositivi Apple, che sono spesso associati a utilizzatori a più alta capacità di spesa e a maggiore propensione all’uso di sistemi di pagamento digitali, permetterà al sistema europeo dei pagamenti di espandere la propria portata.

Tuttavia, l’intervento della Commissione Europea non è privo di potenziali rischi. Uno dei principali temi riguarda il livello di sicurezza. La modalità HCE, sebbene consenta la memorizzazione sicura delle credenziali di pagamento, non utilizza l’elemento sicuro interno al dispositivo, tuttora riservato al sistema Apple Pay, che offre un livello di protezione più elevato. Questo potrebbe indurre il timore di possibili vulnerabilità, disincentivando l’adozione e l’uso. Un’altra preoccupazione riguarda il fenomeno del “cherry picking” da parte dell’antitrust europeo, ovvero l’intervento su singole funzionalità tecnologiche delle piattaforme digitali. Forzare dirigisticamente l’apertura di una singola funzione di un sistema integrato come quello di Apple potrebbe creare dei pericolosi “loophole”. Se gli utenti percepiscono un aumento del rischio, potrebbero essere meno inclini a utilizzare i mobile wallet di terze parti, ottenendo l’effetto opposto rispetto agli obiettivi teorici di interesse pubblico.

Ancora una volta, è importante che le autorità europee trovino il giusto equilibrio fra il perseguimento di corretti obiettivi concorrenziali e l’indesiderabile micro-management tecnologico, che finisce per trasformarli in apprendisti stregoni, invece che in arbitri del grande gioco dell’innovazione.

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