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Il valore x

Trump twitta di nuovo, parla con Musk e tutti si chiedono: adesso a cosa serve Truth?

Pietro Minto

Il social fondato dalla famiglia del Tycoon è un piccolo tesoro finanziario. Ora, con il ritorno su Twitter dell'ex presidente, si vocifera di una futura fusione tra le due piattaforme. Ma le trattative sono ancora aperte

A cosa serve Truth Social, il social network fondato da Donald Trump dopo la sua cacciata da Twitter nel 2021? Quello che potrebbe sembrare uno dei tanti social di destra nati negli ultimi anni (come Gab o Parler) è in realtà un notevole affare per la famiglia Trump, che ha trovato nella Trump Media & Technology Group, l’azienda che controlla Truth Social, un piccolo tesoro finanziario. A fine giugno, il titolo del gruppo ha raggiunto un valore in borsa di circa 6 miliardi di dollari: una cifra “assurdamente fuori dalla normalità”, secondo il co-fondatore di LinkedIn Reid Hoffman, grande donatore dei democratici, e molti analisti. Da allora il titolo ha perso circa un terzo del suo valore, con un crollo notevole nelle ultime settimane, complice la crisi della campagna Trump e l’annunciato faccia a faccia tra Trump ed Elon Musk, che si è tenuto lunedì su X. Nonostante ciò, il valore della società continua a essere enorme in confronto al peso di Truth Social e le altre proprietà “tech” trumpiane. La sede dell’intervista di Musk – una videochiamata in livestreaming iniziata con quasi un’ora di ritardo e piena di glitch – non è un dettaglio da poco: Truth Social nacque in reazione a X, o meglio, a Twitter, la sua versione pre-Musk, colpevole di aver bannato l’ex presidente. Orfano del suo social network preferito, Trump se ne costruì uno apposito, creando un’azienda che oggi è di fatto un “meme stock”, una sorta di meme finanziario il cui valore effettivo non ha alcun legame con la realtà. Truth Social è infatti un buco nero di denaro.
 


Pochi giorni prima del grande evento tra il candidato repubblicano e Musk, il Trump Media & Technology Group ha dichiarato perdite per 16,4 milioni di dollari nell’ultimo trimestre e poco più di 800 mila dollari di entrate. Il prossimo trimestre non promette miglioramenti. In questi giorni Trump è tornato a postare su X, riprendendo controllo dell’account @realdonaltrump (per un singolo post che non compare sul suo feed ma è un’inserzione pubblicitaria, ma è comunque una novità) e promuovendo la chiacchierata con Musk. Da un punto di vista puramente finanziario fare pubblicità al social avversario sembra poco lungimirante, anche perché se Truth Social perdesse l’esclusiva ai “tweet” di Donald Trump non avrebbe più alcun senso di esistere. Eppure dietro all’avvicinamento tra X e Truth Social c’è molto di più della campagna elettorale. Secondo il Washington Post, la scorsa estate Trump propose a Musk di comprare Truth Social: non se ne fece nulla ma l’intervista piena di glitch di questa settimana potrebbe riaprire le danze alle trattative. Uno scenario non impossibile, visto che anche pochi giorni prima del grande evento, l’account X di Adrian Dittmann (considerato da molti il profilo alternativo non ufficiale di Musk) ha pubblicato una domanda: “E se Truth Social si fondesse con X in cambio di una quota di X Corp?” Voci di corridoio a parte, i destini di Musk, Trump e dei loro social sempre più ad personam sembrano destinati a incontrarsi. X è un’azienda privata mentre Trump Media & Technology Group è quotata in borsa ma secondo Reuters sarebbe possibile fare quella che viene chiamata “un’acquisizione inversa”, un tipo di operazione simile a quello con cui Truth si è già fusa con un’altra azienda, la SPAC Digital World Acquisition.
 

L’accordo sarebbe una buona notizia anche per gli azionisti di Truth Social, “perché attenuerà l’effetto se Trump decidesse di vendere azioni una volta che il suo lock-up scade a partire da settembre”, cioè quando scadrà il margine di tempo entro il quale Trump non può vendere le sue azioni della società.