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Scontro giudiziario

Oltre le etichette politiche. Perché un giudice brasiliano ha bandito X

Maurizio Stefanini

La corte suprema del Brasile accusa Elon Musk di reiterati (e volontari) inadempimenti di ordini giudiziari e decreta la chiusura immediata della piattaforma. Uno scontro dal sapore politico, che accentua le distanze tra l'imprenditore sudafricano e il giudice Alexandre de Moraes

La Prima camera del Tribunale supremo federale (Tsf) brasiliano ha confermato alla unanimità dei suoi cinque membri il bando di X in Brasile. Ennesimo episodio di una guerra che è sempre più Elon Musk contro Alexandre de Moraes. Dopo mesi di scontro, e dopo che ad agosto il popolare network aveva chiuso il suo ufficio nel paese per protesta contro l’asserito tentativo di imporre una “censura ingiustificata”, è stato il giudice come membro del Tsf prima a imporre a X di nominare entro giovedì scorso un rappresentante locale; poi, di fronte alla risposta negativa di Musk, a disporre all’alba di sabato la chiusura. De Moraes non è il presidente del Tsf. La carica è di Luis Roberto Barroso, che comunque domenica in una intervista al quotidiano Folha de S. Paulo ha sostenuto in pieno la decisione. E’ però de Moraes il regista dichiarato dell’operazione, ed è pure lui che ha poi convocato una sessione virtuale della prima camera del Tsf – di cui è membro – affinché i suoi colleghi potessero. Ma, appunto, dopo il primo voto dello stesso de Moraes, che ha citato i “reiterati, coscienti e volontari inadempimenti di ordini giudiziari e pagamento di multe”, anche i quattro colleghi si sono pronunciati nello stesso suo senso.

Difficile per i commentatori non buttarla in politica: visto da sinistra, un paese dove i social sono stati utilizzati da seguaci dell’ex presidente Bolsonaro per organizzare una replica dell’assalto di Capitol Hill cerca di blindare la propria democrazia. Visto da destra: mentre Venezuela e Nicaragua sono in fase sempre più marcata di involuzione autoritaria, anche nel Brasile di Lula un presidente di sinistra inizia un percorso del genere. Anche se secondo Musk è de Moraes il vero “dittatore”, e Lula il suo semplice “cagnolino da compagnia”. Le sanzioni contro X sono state adottate mentre è in pieno corso in Brasile la campagna per le elezioni municipali del prossimo ottobre, e Bolsonaro ha condannato la “persecuzione ideologica” contro i “conservatori”.  

Musk, però, è sì un personaggio che ha comprato X nel nome di una personale guerra contro una “ideologia woke” che accusa di aver fatto diventare un suo figlio “comunista” e trans, è in duro scontro con la “maggioranza Ursula” che gestisce la Ue, e si è visto anche offrire da Trump un posto nella sua prossima Amministrazione se dovesse tornare alla Casa Bianca. Ma è anche il massimo produttore al mondo di quelle auto elettriche che la maggioranza Ursula dell’Ue e l’America di Joe Biden promuovono, e contro cui Trump ha promesso guerra. Sulla guerra tra Russia e Ucraina si è preso prima i ringraziamenti di Zelensky, per aver permesso al paese aggredito l’accesso gratis al suo sistema di satelliti Starlink, poi la sua ira per aver proposto un piano di pace – ira ricambiata. Dure critiche sono arrivate a Musk anche per il rifiuto di Starlink di bloccare l’accesso ai siti di informazione russi. Assieme all’avvicinamento a Trump e all’uso che della sua X stanno facendo account di estrema destra putiniana, il magnate ha ora una immagine pro Mosca. Però nell’ultimo mese si è anche scontrato duramente con il presidente venezuelano Nicolas Maduro, fino a sfidarlo a botte. E Maduro è sostenuto da Putin. 

 

Dall’altra parte de Moraes, sospettato di tentazioni autoritarie anche da una testata certo non trumpista come il New York Times,  viene da quel Partito della Socialdemocrazia brasiliana (Psdb) che fu il più coerente avversario di centrodestra di Lula, e ministro della Giustizia proprio in quel governo di Michel Temer nato dopo la destituzione della delfina di Lula Dilma Rousseff per impeachment. Secondo i lulisti, un golpe. Proprio da Temer fu poi nominato giudice del Stf e la prima cosa che fece fu denunciare i presunti “atteggiamenti criminali” dei movimenti di sinistra, giustificando la violenza della polizia. Si è poi espresso contro la legalizzazione dell’aborto e dell’eutanasia e ha difeso l’inasprimento delle pene per i minorenni. Insomma, un personaggio dal sapore bolsonariano, che però con Bolsonaro si scontrò sulla sua gestione negazionista del Covid, ordinando al ministero della Salute di “ripristinare integralmente la divulgazione quotidiana dei dati epidemiologici sulla pandemia”. Il 20 agosto 2021 Bolsonaro ne chiese l’impeachment, che fu respinto dal Senato. Ma già dall’aprile del 2020 aveva iniziato a scatenarsi contro i contenuti online, chiudendo ora X. 

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